2019-11-11
La Spagna si risveglia sovranista
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Avanza il sovranismo in Spagna. Le ultime elezioni hanno prodotto un deciso cambiamento nel quadro politico iberico. Un quadro politico che resta tuttavia profondamente frammentato. Vincitrice risulta innanzitutto la forza sovranista Vox che - con il 15% dei voti - è diventata il terzo partito, raddoppiando il numero dei seggi e fagocitando di fatto buona parte degli elettori di Ciudadanos, compagine liberale che ha visto dimezzati i propri consensi (fermandosi al 7%).Un buon risultato è stato ottenuto anche dal Partito Popolare che, con il 21%, ha incrementato i propri seggi e si è confermato secondo a livello nazionale. La maggioranza relativa è andata nuovamente ai socialisti, che - con il loro 28% - non sono riusciti a migliorare la propria posizione rispetto alla tornata precedente, lasciandosi inoltre sfuggire qualche seggio. Tutto questo, mentre la formazione di sinistra, Podemos, ha perso decisamente terreno, scivolando - con il 13% dei voti - dal terzo al quarto posto.Quella di ieri è stata la quarta volta che la Spagna è andata al voto nel giro di quattro anni. Nell'arco di questo periodo, non è infatti stato possibile costituire maggioranze solide, visto un quadro partitico complessivo oltremodo frastagliato e litigioso. Le precedenti elezioni, che si erano tenute lo scorso aprile, sembravano aver aperto allo scenario di una coalizione tra i socialisti e Podemos: uno scenario, naufragato in estate, vista l'incapacità mostrata dai due potenziali contraenti di arrivare a un accordo per la distribuzione degli incarichi di governo. Proprio questo stallo ha quindi costretto in settembre il re, Filippo VI, a sciogliere le camere e a indire nuove elezioni. La campagna elettorale delle scorse settimane ha mostrato plasticamente le insanabili divisioni in seno alla politica iberica. E, in particolare, a tenere banco si è rivelata la questione catalana. Una questione che rischia di pesare significativamente sulla formazione del nuovo governo spagnolo. E che spiega, almeno in parte, gli esiti di questo voto.Una delle principali ragioni dell'exploit di Vox è rappresentato proprio dalla sua posizione di profonda avversione nei confronti dell'indipendentismo di Barcellona. Del resto, questa forza politica ha sempre rivendicato una linea nettamente nazionalista, sostenendo la necessità di istituire un deciso centralismo sul fronte amministrativo. Vox ha quindi convogliato su di sé il sostegno degli elettori contrari all'indipendenza catalana, sottraendo in questo modo fondamentali consensi soprattutto a Ciudadanos. Tutto questo, senza poi dimenticare che anche la sua linea restrittiva in termini di immigrazione clandestina abbia giocato un ruolo decisivo. Di contro, la questione catalana ha pesato negativamente proprio sui socialisti, vista la posizione ondivaga e contraddittoria, mostrata dal premier Pedro Sanchez in materia.Al momento, numeri per coalizioni organiche e tendenzialmente uniformi di destra o di sinistra non sembrerebbero esserci. E anche il fronte delle alleanze risulta non poco problematico. In primo luogo, non è scontata una convergenza di Vox con i popolari. Nel corso della campagna elettorale, questi ultimi hanno optato per una virata maggiormente centrista, temendo di finire cannibalizzati dal partito nazionalista (così come accaduto a Ciudadanos). Dall'altra parte, la sinistra non versa in una situazione migliore. Nonostante le recenti aperture di Pablo Iglesias, non è infatti automatico che possa aver luogo una coalizione tra Podemos e il Partito Socialista: non solo perché, come abbiamo visto, i due sono arrivati ai ferri corti già l'estate scorsa. Ma anche perché, da soli, non disporrebbero comunque di una maggioranza parlamentare. A questo punto, avrebbero necessità di ottenere l'appoggio dei piccoli partiti catalani (come Sinistra Repubblicana di Catalogna): un appoggio però tutt'altro che scontato, vista la suddetta posizione controversa di Sanchez sulla questione indipendentista. Tra l'altro, non bisogna dimenticare che furono proprio questi piccoli partiti a far cadere il suo governo nel febbraio del 2019.In un contesto tanto aggrovigliato, gli scenari più probabili sembrerebbero essere due. In primo luogo, non è del tutto escludibile un quinto voto consecutivo. Ciononostante non appare neppure infondata l'ipotesi di un governissimo che veda alleati socialisti e popolari: socialisti e popolari che, insieme, disporrebbero della maggioranza parlamentare. Per quanto a prima vista una simile eventualità possa apparire paradossale, si scorgono alcune ragioni che potrebbero spingere le due forze ad unirsi. Innanzitutto è improbabile che il Partito Socialista voglia ritentare seriamente un asse con Iglesias, dopo la rottura di quest'estate. Dall'altra parte, non va trascurato che - come già accennato - i popolari si siano spostati maggiormente al centro nelle ultime settimane: una mossa, decisa proprio per distanziarsi da Vox. Tra l'altro, un eventuale governissimo otterrebbe quasi certamente la benedizione delle alte sfere europee, a partire dalla Francia di Emmanuel Macron che - da diverso tempo - sta guardando alla Spagna per rafforzare la sua posizione geopolitica rispetto alla Germania e all'Italia. Va da sé che un simile scenario non farebbe che rinvigorire ulteriormente Vox la quale, vista la debacle di Ciudadanos, resterebbe di fatto l'unica forza politica a presidiare l'area destra dell'elettorato iberico. Del resto, che l'Eliseo non guardi con troppa simpatia a questo partito è testimoniato dal fatto che, lo scorso giugno, il ministero francese per gli Affari europei abbia rimproverato proprio Ciudadanos (alleato di Macron a livello europeo) per le alleanze politiche contratte con i nazionalisti in sede di elezioni locali. Ulteriore carburante, insomma, nel motore sovranista di Vox.
Roberto Burioni ospite a «Che tempo che fa» (Ansa)
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