2021-04-21
La Soprintendenza finisce all’angolo
Alessandro Migliorini (iStock)
Il Consiglio di Stato boccia il ricorso contro un impianto fotovoltaico in zona di interesse archeologico ma senza vincoli: per imporre il veto ci vorranno motivi ambientali gravi.Una sentenza del Consiglio di Stato che si è pronunciato contro la Soprintendenza ai beni culturali potrebbe rivoluzionare l'istallazione di impianti fotovoltaici su terreni agricoli in Italia. La vicenda ha sede in Lazio. La Soprintendenza si era appellata al Consiglio di Stato contro l'autorizzazione, rilasciata dalla Regione, per la realizzazione di un impianto fotovoltaico a Poggio della Ginestra (in provincia di Viterbo) su terreno agricolo, esteso su 37.219 ettari, con potenza di picco elettrico pari a 17,28 megawatt. L'impianto verrà realizzato per mano del colosso danese European energy.I Beni culturali si erano opposti perché la zona su cui verrà posizionato l'impianto era di interesse archeologico, pur senza specifici vincoli. Ciononostante, il Lazio e le amministrazioni locali aderenti al progetto si erano dette favorevoli perché non in contrasto con le norme di tutela paesaggistica, ma soprattutto perché l'impianto sarebbe stato funzionale al raggiungimento degli obiettivi fissati dal «burden sharing», la norma che mira ad avere per la Regione Lazio l'11,9% di energia da fonti rinnovabili sui consumi finali lordi entro il 2020.La Soprintendenza aveva evidenziato diverse criticità circa l'impianto di Poggio di Ginestra: sia ambientali sia progettuali, al punto che l'ente avanzava l'ipotesi che la Regione solo fosse stata guidata più da un mero interesse imprenditoriale che non da un'analisi degli effetti negativi sull'ambiente circostante. In questo caso, va detto, la Soprintendenza partiva però già svantaggiata perché il suo parere non era vincolante, non essendoci particolari obblighi da seguire sul territorio in questione. «La sentenza del Consiglio di Stato sul nostro progetto nel Lazio», spiega Alessandro Migliorini, country manager di European energy e ad di European energy Italia, «ci conforta perché ci dà ragione su un tema importante come quello dello sviluppo di progetti di energia rinnovabile anche su terreni agricoli. Inoltre, si tratta di un passaggio essenziale per consentire all'Italia di adeguarsi agli standard europei e accelerare sul tema. Non a caso tra le motivazioni si sottolinea l'importanza che devono avere questi progetti che sono definiti di interesse pubblico e conciliano ambiente con tutela del paesaggio».La vera novità è che questa sentenza potrebbe imprimere un cambio di rotta sui futuri processi autorizzativi legati alle energie rinnovabili. Il Consiglio di Stato ha infatti messo l'accento sul fatto che la diffusione degli impianti rinnovabili è sostenuta dalle direttive comunitarie, così come la produzione di energia rinnovabile rappresenta un'attività di interesse pubblico che contribuisce alla salvaguardia degli interessi ambientali e, indirettamente, a quella dei valori paesaggistici. Inoltre, e non si tratta certo di un dettaglio, si sottolinea che la Soprintendenza può contestare la compatibilità paesaggistica di un impianto (andando contro l'amministrazione locale) solo in presenza di profili di manifesta illogicità e irragionevolezza e se sia necessario proteggere interessi costituzionalmente rilevanti. Al contrario, le Regioni non possono prevedere limiti di sorta per i progetti legati alle energie rinnovabili perché «ciò contrasterebbe con il principio fondamentale di massima diffusione delle fonti di energia rinnovabili, stabilito dal legislatore statale in conformità alla normativa dell'Unione europea».
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)