2020-04-14
La solidarietà scusa per un’angheria che tradisce democrazia e libertà
È vero, siamo tutti nella stessa barca. Ma c'è chi continua a volersi fare trasportare.Comincio da un fatto strettamente personale. Il pranzo di Pasqua l'ho consumato dopo aver cucinato uno splendido barbecue di agnello e connessi, su un terrazzo piantumato di oltre cento metri quadri, tanto grande quanto la casa in cui abito, a Milano, a centro metri dal Duomo, con mia moglie: tutto legittimo, ma avendo schermato il pergolato di glicine con un paio di teli mimetici fogliati sottostanti, così da non dare nell'occhio a elicotteri, droni e vicini. Tutto è stato nella regola: mio il terrazzo dell'appartamento e «mio» il nucleo familiare», ma comunque sarebbe stato spiacevole il vicino zelante o il drone dall'occhio lungo che ti manda la pattuglia di Ps a controllare la regolare convivialità dell'evento, interrompendo il brindisi. Perlomeno maleducato.Sono tuttavia certo che la regolarità del mio comportamento non possa fare a meno, anche adesso, di attizzare l'invidia e, allora, di moltiplicarla in un atteggiamento vendicativo spiacevole.L'Italia è questa. Però io non ci sto.Quello che ho è guadagnato e costruito passo dopo passo, come è per la maggior parte dei cittadini milanesi, lombardi, italiani che onestamente lavorano da generazioni facendo la fortuna di questo Paese.Anche se la proposta del Partito comunista italiano (credo che lo chiamino Partito democratico attualmente) misura in 800.000 circa i cittadini italiani che dichiarano un reddito di oltre 80.000 euro l'anno, ai quali rubare dei risparmi.Come sempre quando si abbandona la democrazia nella sua essenza per rinfocolare proposte ideologiche vetuste, si scopre tutto quello che non funziona: come è possibile che siano meno di un milione su 60 milioni le persone che guadagnano 80.000 euro l'anno, se tutti fossimo onesti? Anche a un idiota i conti non tornano. E dunque, per chi non è idiota e gli 80.000 li guadagna, capisce che la proposta è un'angheria che tradisce libertà e democrazia, che si ammanta di solidarietà pelosa che trova il gioco nel lazzaronismo pauperistico di chi ci marcia, per politica o per sollazzo.Dunque non ci si può stare, con ogni mezzo.Siamo d'accordo che tutti noi si sia nella medesima barca: ma non vorrei che chi avesse l'abitudine di farsi portare continui con questo comportamento. Essere tutti nella stessa barca significa remare insieme. Non andare nella medesima direzione facendosi trasportare: in questo caso è legittimo che chi rema butti a mare la zavorra.In questi giorni è di moda parlare di agricoltura in brache di tela, perché chi raccoglie i pomodori non si presenta al lavoro. O non può farlo. Benissimo, abbiamo una doppia opportunità, se fossimo uno Stato serio.La prima riguarda i percettori di un reddito di cittadinanza, di emergenza o di qualunque altro reddito pagato con le tasse dei cittadini i quali, giustamente, non vogliono fare elemosina ma chiedono corresponsabilità: percepisci un reddito grazie alle tasse, restituisci il quanto in ore lavoro adeguatamente riconosciute nei settori di interesse per il Paese. Non sei obbligato, semplicemente se non lo fai, non hai il reddito. Lo dice anche un aperitivo.La seconda riguarda finalmente il computo di un lavoro tradizionalmente «in nero» che sfrutta sacche di debolezza civile e connivenza istituzionale, che griderebbe vendetta se - considerato che ladri sono chi il lavoro lo offre e chi il lavoro lo presta in nero - fosse riconosciuto.Lo abbiamo detto più volte, ormai è un mantra che tutti gli improvvisati esperti di crisi ripetono a pappagallo: il dopo non sarà come il prima. Ma appunto, malgrado l'esorcismo degli improvvisati pappagalli di cui sopra, che ripetono non convinti, anzi forse speranzosi il cambiamento non ci sia, la diversità la faremo noi, orgogliosamente onesti per i nostri risultati.Memori di quello che era prima del Covid-19, memori di cosa abbiamo passato durate l'emergenza Covid, per far sì che nel dopo Covid non ci possa essere spazio per i frequentatori del prima. Con perfetta democratica visione, che non distingue tra la finzione di governo e di opposizione di questi mesi.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 18 settembre con Carlo Cambi