2021-05-25
La sinistra ha difeso il Recovery plan. Ma ora si lamenta delle conseguenze
Maria Draghi (Getty images)
Leu e Cgil attaccano il decreto Semplificazioni, che però deve essere approvato d'urgenza per rispettare gli impegni presi con l'Europa. La misura serve al Paese: senza l'edilizia non riusciremo a ripartireDi solito, quando si dice che i nodi vengono al pettine, ci si riferisce a qualcosa che avviene o strada facendo o a uno stadio avanzato di quello che si sta facendo. E infatti, il detto popolare dice che prima o poi i nodi vengono al pettine. In Italia, per questo governo, c'è qualcuno che i nodi li sta facendo venire al pettine addirittura prima di cominciare. Si tratta del partito Leu, per intenderci quello del celeberrimo ministro Speranza e della immancabile Cgil e quindi del suo segretario Landini. Riepilogando, il 26 e 27 aprile il presidente Draghi ha fatto comunicazioni, rispettivamente, alla Camera e al Senato, relative al Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), cioè il piano che il 30 aprile è stato trasmesso alla Comunità europea e che contiene tutti i provvedimenti che devono essere assunti e la relativa tempistica per accedere ai soldi del Recovery fund. Ricordiamo, se qualcuno se lo fosse dimenticato, che il governo italiano e il Parlamento hanno firmato con l'Unione europea ciò che potremmo chiamare un vero e proprio «contratto»: ti do i soldi a condizione che tu faccia le cose che hai proposto e che io ho accettato. Senno, come in ogni contratto, il non rispetto di ciò su cui ci si è accordati fa decadere il contratto stesso e, in questo caso, i soldi dall'Europa non arriveranno. Tutti, dico tutti, hanno avuto la possibilità di leggere il piano Draghi, sono state fatte innumerevoli audizioni già durante il regno di Giuseppe Conte, se ne è parlato in tutte le sedi, e modestamente questo giornale ha sempre messo in guardia su di un aspetto, e cioè che il piano vincolava l'Italia a una serie di riforme da fare a fronte dei soldi, e che questi vincoli sarebbero stati vigilati con la durezza e la determinazione che l'Italia conosce bene nei confronti dei vincoli europei. Spesso è stato citato l'esempio della Grecia dove a un certo punto arrivò la Troika e per la seconda volta, nella sua storia, il Paese ellenico, si trovò di fronte a una vera e propria guerra di Troi(k)a, e come allora ci furono morti e feriti in grande abbondanza. Di fronte a queste critiche gli europeisti, senza se e senza ma, rispondevano che si doveva avere fiducia nell'Europa, che ai Paesi sarebbe stata lasciata larga autonomia, e soprattutto che i vincoli imposti dall'Europa stessa sarebbero stati ampiamente sopportabili. Entro maggio 2021, cioè entro sei giorni da oggi, massimo ai primi di giugno, dovrebbe essere adottato il primo provvedimento che consiste in un decreto legge che prevede la semplificazione e la riduzione degli oneri burocratici come condizione di avvio del Pnrr. Vuol dire che o si fa questa riforma (che in gergo europeo viene chiamata orizzontale) o tutte le altre che seguono saranno impossibili da fare. Da notare che entro il 2021 tra decreti legge e leggi delega ne vanno approvati 17. Tra l'altro entro il maggio 2021 va approvato anche il decreto legge con misure di semplificazione dei contratti pubblici e quello in materia ambientale, oltre che quello in materia di edilizia urbanistica e rigenerazione urbana. È notorio che l'Italia, frequentemente, non riesce a spendere i soldi europei per questioni di tipo burocratico, nel senso che è talmente lenta da non arrivare spesso in tempo a presentare i progetti entro i termini fissati. E notare bene che questo problema non è un problema che riguarda solo i nostri rapporti con l'Europa, ma è un problema enorme che intralcia pesantemente, insieme alla legislazione sul lavoro e al sistema tributario, lo sviluppo economico del nostro Paese. Ebbene, nel decreto sono contenute norme per la velocizzazione delle gare oltre che a norme sul numero di subappalti possibile. L'onorevole Fassina di Leu ha dichiarato: «No tana libera tutti sui subappalti» e ha aggiunto: «Sotto lo slogan della semplificazione su cui tutti a parole siamo d'accordo si raggiungono obbiettivi inconfessabili e inconfessati». La Cgil si è dichiarata pronta a uno sciopero sugli appalti. Notare che Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, si era espresso ripetute volte a favore del Recovery fund chiedendo di essere coinvolto nelle decisioni. Richiesta più che legittima che a quanto ci risulta è stata rispettata. Certo, almeno fino a oggi, il sindacato propone - come tanti altri soggetti rappresentativi - ma il governo e il Parlamento decidono. Perché sono così importanti le semplificazioni? Perché riguardano un settore che, come è noto, in Italia, come in altri Paesi europei, può determinare una ripresa dello sviluppo che vuol dire più lavoro, più redditi, più investimenti, più consumi. Cioè può innescare un circolo virtuoso del quale l'Italia, in questo momento, ha bisogno come il pane. Le infrastrutture e l'edilizia in generale, da noi, hanno dimostrato ripetute volte nella storia economica del nostro Paese, a partire dall'immediato dopoguerra, e durante i sette governi De Gasperi, dal 1948 al 1953, in modo inconfutabile, la spinta propulsiva di questi settori.Uno degli economisti più importanti del XX secolo, John Maynard Keynes, sostenne che nei momenti di crisi il mercato non ce la fa a ripartire da solo, ma ha bisogno che il governo spenda soldi anche in deficit, e particolarmente nelle infrastrutture, perché questo può funzionare come motorino di riavviamento del mercato stesso. La tesi è stata dibattuta durante tutto il secolo scorso tra keynesiani e liberisti che non hanno mai creduto che questa fosse la strada giusta. Chi scrive non è un keynesiano convinto ma è ovvio pensare che se c'è un momento in cui lo Stato deve intervenire è il momento delle crisi, sia favorendo i lavori pubblici, sia formulando una riforma tributaria che abbassi le tasse sul ceto medio. Possibile che ogni volta che in Italia si prova a semplificare ci sia sempre qualcuno che sospetta che ciò sia fatto per aiutare gli amici degli amici e non l'Italia nel suo complesso?