2024-01-22
La Schlein fa lo spot all’eutanasia e il giornale dei vescovi la incensa
La segretaria del Pd attacca la consigliera regionale dem del Veneto che sulla legge sul fine vita ha votato secondo coscienza e conferma la linea del «dirittismo». A sorpresa, «Avvenire» la difende a spada tratta.In fondo, Elly Schlein è stata coerente con sé stessa e non la si può certo biasimare. Fin dall'inizio della sua rapida ascesa si è proposta quale paladina dei cosiddetti diritti civili, portabandiera del progresso laico e desacralizzante. E in questa visione del mondo rientra perfettamente l'intervento che la segretaria con asterisco del Pd ha fatto in merito al fine vita. Come noto, la proposta di legge veneta sul tema, supportata dalla sinistra e pure dal governatore leghista Luca Zaia, è stata affossata anche grazie a un voto di area dem. Precisamente quello del consigliere regionale Anna Maria Bigon, la quale si è rifiutata di uscire dall’aula al momento del voto come da indicazione del partito, poiché quel gesto avrebbe condotto alla approvazione di una legge con cui lei non poteva trovarsi d'accordo. Elly Schlein ci è andata giù pesante, un caterpillar arcobaleno. Ha parlato del voto in Veneto come di una «occasione persa» e ha descritto come «una ferita» il fatto «che ci sia stato anche un voto da parte del Pd. Se il partito ti chiede di uscire dall’aula», ha insistito, «è giusto farlo e non decidere da sola». Già una simile lavata di capo da parte del capo del partito sarebbe sufficiente a schiantare il più coriaceo dei militanti. Ma Elly ha martellato ancora: «Non abbiamo chiesto di votare a favore, ci mancherebbe, ma se il gruppo ti chiede di uscire dall’aula per non contribuire all’affossamento della legge, è giusto uscire dall’aula e non decidere da sola l’esito di quella scelta che ricade su tutto il partito». Fin qui, tutto regolare benché vagamente feroce. Ma ecco l’aspetto curioso della vicenda. A difesa della consigliera Bigon si sono schierati alcuni dei più robusti rappresentanti dem, in primis il cattolico Graziano Delirio, che si è posto in fermo disaccordo con la Schlein: «Lo dico con molta chiarezza: su questi temi mai, e ripeto mai, la disciplina di partito può sovrastare la libertà di coscienza», ha dichiarato. A quanto pare, certe virate ultra progressiste del segretario non sono troppo gradite a una fetta del partito. Curiosamente, tuttavia, sembra che la pasionaria arcobaleno sia gradita proprio a coloro che dovrebbero guardarla con maggior sospetto, e cioè i (presunti) rappresentanti della cultura cattolica. Per essere più precisi: mentre perfino una parte del Pd contesta la Schlein sui temi etici, autorevoli firme di Avvenire la difendono a spada tratta. Lo fa con convinzione l’ex direttore Marco Tarquinio, rispondendo a un lettore decisamente contrariato. Renato Signorini, questo il suo nome, esprime il suo rammarico a Tarquinio e al giornale dei vescovi: «Ho letto con dispiacere, domenica 14 gennaio le sue considerazioni sull’irrilevanza dei cristiani in politica. A mio parere solo bla, bla, bla. Lei ha addirittura definito Elly Schlein “solidarista”. Non confonda il sacro con il profano! E si rilegga il solidarismo cristiano di Amintore Fanfani. Elly Schlein è solo l’alfiere della lobby lgbt e del gender, della teoria “nessun dovere, solo diritti”. Ma che solidarista! È portatrice di una visione ben lontana da quella che consente a una società di crescere ordinata, mettendo al centro la famiglia e, insieme, l’accoglienza equilibrata ai vissuti che si diversificano da essa». C’è del vero in ciò che il lettore sostiene. Certo Elly ha diritto di pensarla come vuole, e non ha mai fatto mistero delle sue posizioni, anzi. A risultare sorprendente è piuttosto la replica di Tarquinio. «È una polemica che non capisco», scrive. «Schlein sta lavorando contro correnti interne e politico-mediatiche anche violente per restituire al Pd e, probabilmente, ai Socialisti e democratici europei un profilo riconoscibile e, appunto, solidarista: su lavoro e salario, sulla coesione sociale, nelle relazioni internazionali e nel cantiere della Ue. Negarlo non ha senso. Certo è un’impresa né semplice né scontata, che richiede grande chiarezza e lucidità nell’individuazione di priorità e opportunità e che, a mio avviso, può riuscire solo con l’inclusione e la valorizzazione delle sensibilità cristiane e civili sui temi della pace e della cura della vita in ogni fase e condizione. La tendenza di alcuni a liquidare la prima donna segretaria del Pd come una specie di ossessionata sindacalista del mondo del dirittismo (lgbt etc.) è un errore. Disegnare aspre caricature dell’avversario politico può sembrare conveniente, ma non serve che a rendere più radicale e fuorviante la dialettica politica. Agevolare il disegno di queste caricature è sempre autolesionista». Il fatto è che nessuno fa caricature della Schlein: è lei che pone il succitato «dirittismo» al centro della sua agenda, e la reprimenda nei confronti della Bigon ne ha fornito l’ennesima conferma. Posto che un cattolico è liberissimo di scegliere l’orientamento politico che più gli aggrada, non risulta che l’agenda al limite del transumanesimo di Elly sia molto in linea con una visione tradizionale dell’esistenza. E sostenerla, per il mondo cristiano, appare - quello sì - leggermente autolesionista. Ma questo è il bello del cattolicesimo democratico: può democraticamente scegliere da chi farsi cancellare.