2022-07-22
La Russia torna ad aprire i rubinetti. Ma nell’Ue si allarga la fronda sul gas
Da ieri il Nord Stream 1 è tornato a pompare metano verso la Germania. E anche l’Eni conferma un aumento delle forniture. Il fronte europeo sui tagli si spacca: dopo Madrid, pure Atene e Lisbona contro. E Roma valuta.Il giorno dopo la caduta del governo di Mario Draghi, il gas dalla Russia torna a fluire nei gasdotti verso l’Europa, anche nel chiacchierato Nord Stream 1 fermo da dieci giorni per manutenzione. A partire delle 6 del mattino di ieri, il gas ha progressivamente ripreso ad arrivare in Germania, fino ad assestarsi dalle ore 9 su un valore di circa 66 milioni di metri cubi/giorno, corrispondenti a circa il 40% della portata. In pratica, lo stesso livello (ridotto) che si registrava prima dell’interruzione per lavori. Al contempo, Eni annunciava che le consegne di gas da Gazprom per la giornata di ieri sarebbero aumentate a 36 milioni di metri cubi/giorno, dopo che per diverse settimane erano rimaste schiacciate attorno ai 20 milioni. La coincidenza di tempi tra l’addio di Draghi e l’istantaneo aumento del flusso di gas verso l’Italia è certo curiosa, e non è mancato qualche commento teso a mettere in diretta relazione i due fatti. Ieri però si sono registrate anche le dichiarazioni del regolatore tedesco Bundesnetzagentur sugli stoccaggi tedeschi. Se le forniture da Nord stream 1 dovessero restare su questi livelli, infatti, la Germania non riuscirebbe a raggiungere il livello del 90% negli stoccaggi entro novembre e al contempo avrebbe grosse difficoltà ad esportare verso Francia, Austria e Repubblica Ceca. Il governo tedesco è dunque in grandi ambasce, e l’agitazione è palpabile in alcuni suoi esponenti più in vista. Il ministro degli esteri Annalena Baerbock si sarebbe detta molto preoccupata perché senza gas il governo si aspetta di dover fronteggiare rivolte popolari. Ieri Ursula von der Leyen ha liquidato con una battuta la provocazione di Vladimir Putin, che ha suggerito alla Germania di avviare il Nord Stream 2. «Il gasdotto non è autorizzato e non è pronto» ha detto, lasciando però spazio per un’interpretazione possibilista, considerato che l’autorizzazione è sospesa ma tecnicamente potrebbe arrivare.La carenza di gas sta già portando al collasso molte aziende, come la leggendaria vetreria di Freital (Glashütte Freital) in Sassonia, fondata nel 1802, passata indenne attraverso due guerre mondiali e sull’orlo della chiusura per i costi proibitivi dell’energia. Con una inflazione attorno al 8%, poi, l’indice che misura il clima tra i consumatori in Germania (Gfk) ha fatto registrare a giugno il valore di -27,4, il più basso mai registrato dall’inizio delle rilevazioni nel 1991. Anche l’indicatore che misura le aspettative di reddito ha fatto segnare un record negativo a -33,5, il più basso degli ultimi 20 anni, segno che tra i tedeschi inizia a diffondersi un sentimento di insicurezza e di timore per il futuro. In questo contesto, non stupisce che la proposta della Commissione europea per un taglio «solidale» dei consumi di gas del 15%, illustrata a Bruxelles mercoledì e di cui qui abbiamo parlato ampiamente, sia tagliata su misura proprio per la Germania. Le reazioni degli Stati membri alla proposta della Commissione non si sono fatte attendere. Dopo la presentazione, a stretto giro i governi di Spagna, Portogallo e Grecia hanno fatto sapere senza mezzi termini di non avere intenzione di applicare il piano della Commissione. Non a caso, proprio i Paesi che avevamo indicato sulla Verità del 19 luglio tra quelli che meno sarebbero stati disposti alla cosiddetta solidarietà.Prima a parlare è stata la Spagna, che già mercoledì sera, attraverso le dichiarazioni del ministro per l’energia Teresa Ribera, aveva rigettato la proposta della Commissione. «Non attueremo alcuna riduzione dettata da Bruxelles», ha detto il ministro. «Al contrario di altri Paesi, la Spagna non ha vissuto al di sopra dei propri mezzi in termini di energia«, ha concluso Ribera con un commento al vetriolo, chiaramente indirizzato a Berlino. Il segretario di Stato per l’Ambiente e l’Energia portoghese, Joao Galamba, ha affermato ieri che il governo del Portogallo rigetta totalmente la proposta di Ursula von der Leyen, ritenendola «sproporzionata e insostenibile». Secondo il ministro portoghese il piano «non tiene conto delle differenze tra i Paesi» e «ignora che il Portogallo non ha interconnessioni con il resto d’Europa». Un dettaglio che deve essere sfuggito a Palazzo Berlaymont. Infine, «la Grecia non è d’accordo con il piano di Bruxelles», ha affermato ieri un portavoce del governo di Atene. «Abbiamo già sottoposto alla Commissione diverse proposte riguardo i prezzi del gas e continueremo a sostenerle.» La Grecia aveva proposto nei mesi scorsi un tetto al prezzo all’ingrosso dell’elettricità e acquisti congiunti di gas. Il Paese importava dalla Russia circa il 40% del proprio fabbisogno di gas, ma in questi mesi ha fatto largo uso di Lng dagli Usa.Nelle ultime ore anche l’Italia pare allinearsi al fronte dei contrari, cui si aggiungono Polonia e Ungheria. Se ne parlerà oggi alla riunione degli ambasciatori dei 27. Infatti la bozza di regolamento dovrà essere discussa dai rappresentanti permanenti dei Paesi Ue nel Coreper e potrebbe essere oggetto di analisi già nel consiglio europeo del 26 luglio. Per la Germania però tira brutta aria e l’invocata solidarietà dovrà fare i conti con i precedenti storici della crisi del debito del 2011-2013, quando a chiedere solidarietà erano altri.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)