2020-06-09
La risposta Antifa a legge e ordine è smantellare i dipartimenti di polizia
Primi effetti della protesta violenta: Minneapolis, a guida dem, scioglie i suoi distretti e le mecche liberal. New York e Los Angeles tagliano i fondi agli agenti. Inginocchiarsi fa male: Winston Churchill diventa un «razzista».L'America brucia oggi tra le proteste. Ma non è lo spirito di Martin Luther King che sta accompagnando Black lives atter: un movimento contraddistinto da alcuni aspetti controversi, a partire dalla sua battaglia iconoclasta. Sono anni che Blm prende di mira i monumenti. E adesso, con la morte di George Floyd, gli attivisti sono tornati all'attacco. Negli ultimi giorni, svariate statue di militari confederati sono state abbattute o rimosse in Virginia e in Alabama. Mentre, domenica corsa, dei manifestanti hanno vandalizzato il monumento di Winston Churchill a Londra, scrivendoci sopra «era un razzista». L'iconoclastia sta quindi riprendendo forza. E, quel che più inquieta, trova terreno fertile tra le grandi università d'oltreoceano. Perché in questi gesti non si cela soltanto l'ignoranza di bollare come «razzista» quel premier britannico che fu il più aspro nemico di Adolf Hitler. No, il problema è più profondo. E chiama in causa il fanatismo di chi vorrebbe riscrivere la storia a colpi di atti vandalici e censura. Vale forse la pena ricordare quanto, sull'abbattimento delle statue confederate, disse nel maggio 2017 l'ex segretario di Stato americano, Condi Rice: un'afroamericana nata e cresciuta nell'Alabama degli anni Cinquanta. «Quando inizi a cancellare la tua storia, a sanificare la tua storia per sentirti meglio, è una brutta cosa», dichiarò. Ma l'iconoclastia non è l'unico fronte su cui si esprime la natura controversa di Blm: un'altra battaglia è infatti quella di tagliare i fondi alle forze dell'ordine. Un obiettivo che si sta trasformando in realtà. Il consiglio cittadino di Minneapolis è seriamente intenzionato a smantellare il locale corpo di polizia per sostituirlo con un imprecisato nuovo modello di sicurezza pubblica. Tutto questo, mentre i sindaci di New York e Los Angeles, i democratici Bill de Blasio e Eric Garcetti, hanno annunciato tagli al budget della polizia. Ora, Black lives matter ha sempre avuto come obiettivo dichiarato quello di contrastare la brutalità delle forze dell'ordine ai danni dei neri. Al di là del fatto che uno studio dell'Università del Michigan del 2019 ha mostrato come le vittime afroamericane della polizia siano spesso uccise da agenti afroamericani, quello che non si capisce è quale sia il nesso tra l'arginare la violenza della polizia e il tagliarle i fondi. Quello di cui molti dipartimenti avrebbero bisogno sono riforme sulla trasparenza interna e divieti di pratiche brutali (come la «stretta al collo»), non una riduzione dei finanziamenti. Una mossa, che come conseguenza avrà solo quella di aumentare l'insicurezza di chi non può permettersi di pagare guardie private: insomma, il trionfo del neoliberismo selvaggio. Non a caso, il taglio dei fondi alla polizia è impopolare in tutto il Paese: secondo un sondaggio YouGov, solo il 16% degli americani lo approva. In tal senso, Donald Trump, citando Nixon, ha twittato: «Legge e ordine, non tagliare i fondi e abolire la polizia. I democratici di sinistra radicale sono impazziti!». Il candidato dem Joe Biden -che ha incontrato ieri la famiglia di Floyd a Houston- non si è ancora espresso chiaramente sulla questione: il suo elettorato eterogeneo (che va dai centristi alla sinistra) gli impedisce del resto di sposare una linea netta su questo fronte. Tutto ciò, senza dimenticare che l'attuale capo della polizia di Minneapolis sia un afroamericano, così come afroamericano era David Dorn: agente in pensione ucciso durante le proteste a St Louis la scorsa settimana.Ed è qui che vediamo la differenza tra il movimento dei diritti civili di King e Blm. Il primo era intrinsecamente cristiano, basato sulla nonviolenza e aveva come obiettivo quello dell'integrazione degli afroamericani nella cornice sociopolitica degli Stati Uniti. Blm, al contrario, è un movimento antagonista, che discende dalle Black Panthers e da Malcolm X: quel Malcolm X che si era mostrato spesso critico di King, teorizzando forme di nazionalismo nero. Il leader della sezione newyorchese di Blm, Hawk Newsome, ha del resto dichiarato l'intenzione di creare pattuglie armate per la difesa della comunità afroamericana, ispirandosi al modello dei «peace officer» delle Black Panthers. Di contro, nel suo famoso discorso «I have a dream», King - pur criticando la «brutalità della polizia» - aggiunse: «Dobbiamo condurre sempre la nostra lotta sull'alto piano della dignità e della disciplina. Non dobbiamo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica». Non sarà un caso che Blm abbia ricevuto critiche da diversi attivisti dei diritti civili, come Barbara Reynolds. Vale forse la pena ricordare che il contesto in cui si muoveva King era ben diverso da quello odierno: negli Stati del Sud vigeva la segregazione razziale, i neri non avevano diritto di voto e la barbarica pratica del linciaggio era ancora in voga. E se oggi parlare del razzismo come «malattia cronica» degli Stati Uniti è privo di fondamento (con buona pace del Partito comunista cinese), lo si deve proprio all'approccio inclusivo adottato all'epoca dal reverendo: un approccio che guardava all'unità della nazione americana e che mirava ad abbattere le ghettizzazioni cui i neri erano stati sottoposti. Non a creare nuovi steccati.