2019-09-28
«La rappresentanza unica dei sindacati serve solo a salvare Confindustria»
Il segretario dell'Ugl Paolo Capone: «Blindano lo status quo per tamponare la crisi interna e proteggersi da un addio delle partecipate».Il nome di Marco Venturi, ex consigliere, spunta agli atti di Caltanissetta. Le critiche al presidente siciliano gli costarono l'incarico.Lo speciale contiene due articoliFra pochi giorni si conoscerà il testo dell'aggiornamento al Def. Il documento di economia e finanza conterrà un bel po' di tasse e, stando alle indiscrezioni, un solo intervento di riduzione della pressione: il taglio del cuneo fiscale. Abbiamo chiesto a Paolo Capone, segretario nazionale dell'Ugl, che cosa si aspetta dal testo che darà vita alla manovra. Il taglio del cuneo fiscale pareggerà gli altri aumenti fiscali che sembrano essere in cantiere?«Da parte nostra chiediamo almeno due punti fermi. Il primo riguarda le clausole di salvaguardia e la loro totale cristallizzazione. Insomma, no ad aumenti Iva selettivi. Per il resto chiediamo finalmente il taglio del cuneo fiscale a favore dei dipendenti». La somma a disposizione non dovrebbe superare i 4 miliardi. Bastano?«Sicuramente è poco. Però riteniamo che sia un primo passo. Almeno si tratta di una alleggerimento e un rialzo del potere d'acquisto. Secondo noi il cuneo andrebbe tagliato in modo massiccio sotto i 25.000 euro lordi di reddito, mentre tra i 25.000 e i 55.000 si dovrebbe immaginare un prelievo flat del 15% sulla componente retributiva».Tasse sulle merendine e sui voli aerei?«Non voglio nemmeno pronunciarmi su tali esternazioni. Mi sembra che nel complesso attorno al Def ci sia ancora molta confusione. Vedremo che succederà la prossima settimana».Giovedì scorso Inps, Cgil, Cisl e Uil e Confindustria hanno firmato un accordo sulla rappresentanza sindacale. Ci sarà un censimento per tracciare la rappresentanza effettiva. Poi, saranno considerati validi ai fini della contrattazione collettiva nazionale soltanto quei contratti sottoscritti da organizzazioni sindacali che rappresentino almeno il 50% più uno della media del dato associativo e del dato elettorale. Voi siete esclusi?«L'elenco l'ha fatto lei. Direi di sì. Mi sembra che sia in atto un tentativo di cristallizzare una situazione nel timore che in futuro possano cambiare pesi e misure».Si riferisce alle tre sigle o a Confindustria?«A tutti, ma soprattutto a Confindustria. Il mondo intorno a noi cambia. Quando Fca è uscita da Confindustria, l'ha fatto perché aveva bisogno di chiudere con i sindacati accordi che altrimenti non avrebbe potuto portare a casa. Noi siamo convinti che nella contrattazione di primo livello si dovrebbe solo discutere di diritti generali e di salario base. Tutto il resto dovrebbe finire in capo al secondo livello. Mi riferisco alla produttività e all'organizzazione del lavoro. Solo così ci sarà evoluzione anche da parte nostra». Mi ha spiegato perfettamente perché le grandi sigle sindacali vogliono fermare lo sviluppo del secondo livello. E Confindustria? «Non rivelo un segreto se dico che la rappresentanza degli industriali è in crisi a livello territoriale. Se in futuro Viale dell'Astronomia si trovasse senza le partecipate pubbliche - personalmente ritengo che tale conflitto di interessi andrebbe risolto - dovrebbe invitare nelle territoriali aziende sempre più piccole e pure provenienti dal comparto dei servizi o in generale dal terziario. Si capisce perché l'associazione blinda il perimetro con le grandi sigle e spinge per l'applicazione del contratto nazionale secondo la logica erga omnes. In questo modo anche le Pmi dovranno aderire e una volta applicato il medesimo contratto sarà più semplice per Confindustria fornire tutti i servizi aggiuntivi. Mi chiedo però se sia la strada giusta per le aziende».Quale sarebbe?«Ribadisco. L'evoluzione tecnologica non può essere gestita da modello vecchi di 50 anni. Servono schemi iper veloci e flessibili. Una volta firmato il primo livello di un contratto il secondo livello e la parte prettamente aziendale devono poter essere modificati più volte. In questo modo si alza la produttività».Ieri ha aderito alla nuova convezione di rappresentanza anche Confapi. Dunque Confindustria non è sola. Non si rompe così il monopolio di Confindustria?«Non direi. Non mi sembra che dimensionalmente possa influire sul tentativo degli industriali di blindare il futuro della rappresentanza. Servirebbero ingressi di peso e non ne vedo all'orizzonte».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-rappresentanza-unica-dei-sindacati-serve-solo-a-salvare-confindustria-2640691539.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="qualcuno-al-sole-si-mise-contro-montante-cacciato" data-post-id="2640691539" data-published-at="1760795378" data-use-pagination="False"> Qualcuno al «Sole» si mise contro Montante. Cacciato Ci sono due processi a 1.450 chilometri di distanza, da Caltanissetta a Milano, slegati tra loro ma con due punti in comune: la governance di Confindustria degli ultimi anni e soprattutto un ex consigliere del Sole 24 Ore, Marco Venturi. Il procedimento a carico dell'ex paladino antimafia e re degli industriali siciliani Antonello Montante e quello a carico degli ex vertici del quotidiano di via Monterosa, tengono sulle spine viale dell'Astronomia, ormai in piena campagna elettorale per sostituire Vincenzo Boccia nel 2020. Sono due procedimenti che gettano un'ombra sulla gestione dell'associazione di industriali, travolta da sconfitte politiche eccellenti e scandali sfociati in inchieste giudiziarie. Il primo, quello che si svolge a Caltanissetta sul presunto «Sistema Montante», mette agli atti il modus operandi dentro la Confindustria di quegli anni. Perché tra le migliaia di pagine di carte a processo - che vede imputate ben sedici persone tra cui l'ex generale dei nostri servizi segreti (Aisi) Arturo Esposito o l'ex presidente del Senato Renato Schifani - ci sono i fogli excel su cui Montante (già condannato in un altro filone a 14 anni per corruzione) annotava la sua agenda. Tra queste spicca un'annotazione del 25 settembre 2015. Riguarda una riunione del comitato di presidenza di Confindustria Nazionale dove su proposta dell'allora presidente Giorgio Squinzi si decise il deferimento di Marco Venturi ai probiviri nazionali. Chi è Venturi e perché viale dell'Astronomia vuole espellerlo? È un imprenditore siciliano che nel 2005 ha deciso insieme con Montante e Ivan Lo Bello di intraprendere una guerra contro la mafia. Il 17 settembre di quell'anno, però, ha concesso un'intervista a Repubblica che sarà titolata in questo modo: «Trame e affari torbidi, la svolta antimafia di Confindustria è solo un inganno». Venturi racconta tutto in quel colloquio con Attilio Bolzoni, spiega di vivere «con angoscia», di collaborare già con la magistratura e soprattutto svela «il doppio gioco» dell'allora presidente di Confindustria Sicilia. La Confindustria di allora, però, non ci sta. Montante è già indagato, ma la governance confindustriale preferisce prendersela con Venturi. Intorno al tavolo per decidere la delibera c'era buona parte dell'attuale dirigenza. A scriverlo è lo stesso Montante nei suoi appunti agli atti del processo. Da Alberto Baban, già numero uno della Piccola e Media Impresa fino all'attuale presidente Boccia. Dal presidente del Sole 24 Ore Edoardo Garrone fino consigliere di amministrazione sempre del Sole Marco Gay. E ancora erano presenti le vicepresidenti Antonella Mansi, Licia Mattioli e Lisa Ferrarini. Insomma, tra chi votò per il deferimento di Venturi, quella mattina, insieme a Montante e Lo Bello, c'erano oltre a Boccia, gli uomini e le donne che il futuro presidente avrebbe valorizzato a partire dal 2016. Dopo il voto del settembre 2015 Venturi, si dimise dal consiglio del Sole 24 Ore, e nelle carte dei magistrati di Caltanissetta sono accertati i tentativi di delegittimazione ai suoi danni da parte del «sistema Montante». Dalle carte emerge il ruolo svolto a partire dal 2012 da Montante quasi fosse un «presidente ombra», visti i suoi agganci con i vertici degli apparati dello Stato. Sempre negli appunti è annotato il 3 maggio del 2012 «l'appuntamento con il neoeletto Squinzi in Mapei con Panucci e Fiori per colloquio Panucci per fare il direttore generale», e il 4 luglio 2012 viene segnata «l'assunzione Panucci». I magistrati scrivono che «parrebbe addirittura evincersi come il Montante possa aver avuto un qualche ruolo nella nomina della Panucci quale direttore generale della Confindustria Nazionale». Un direttore che Boccia «eredita» da Squinzi e che siede nel consiglio di amministrazione del Sole dal 2012 a oggi. Sono gli stessi anni delle «copie false», ora a processo a Milano e dove l'ex amministratore delegato Donatella Treu e l'ex presidente Benito Benedini hanno deciso di patteggiare. D'altra parte proprio Boccia in un'intervista a Giovanni Minoli il 28 maggio del 2017 spiegò che l'ex direttore Roberto Napoletano era «un grande professionista» e si augurava che continuasse a lavorare per viale Monterosa.