2023-10-19
La propaganda della jihad sta prendendo il sopravvento
La nuova Intifada si combatte sui social. Occultando i bimbi giustiziati nei kibbutz e incolpando gli israeliani dello sterminio di martedì. Anche con l’aiuto di Al Jazeera,I terroristi di Hamas dimostrano di essere i più abili a usare la propaganda. A sfruttare a loro vantaggio le immagini e i social media. Basta osservare i flussi di post riconducibili ad account di sostegno alla loro causa e vedere come sono in grado di aprire e chiudere i rubinetti. La strage di coloni ebrei nei kibbutz è stata trasformata in tempo realtà in una sorta di Fortnite. Hanno confezionato video in diretta con semplici telecamere Gopro e li hanno spammati in giro per il mondo con l’obiettivo di massimizzare la strage e rendere il più possibile indelebile un effimero tratto di superiorità militare. Poi hanno spento le luci e si sono dedicati a mettere in discussione la reale esistenza di 40 piccoli sacchi neri contenenti i corpi di altrettanti bimbi. Fino a che il governo di Israele è dovuto correre ai ripari e mostrare le immagini. A quel punto gli account pro Palestina e pro Hamas hanno tirato fuori da Gaza altre immagini di bimbi sofferenti o morti. L’obiettivo era chiaro: tentare di mettere allo stesso livello i due fatti. Il risultato è stato quello di infiammare le piazze europee. Abbiamo visto in tv 50.000 persone a Londra gridare slogan contro Israele, altre a Roma e Milano. Nessuna parola a sostegno dei morti israeliani. Solo accuse contro Tel Aviv. Stesso discorso a Berlino e nelle altre capitali Ue. Chi muove la propaganda sa bene che nel Vecchio continente può contare su migliaia di musulmani che disprezzano l’integrazione e su una lunga lista di cittadini europei che tra una kefiah e un aperitivo sostenibile sono sempre pronti a odiare la Nato, gli Usa e Israele. Mostrare le immagini di bimbi palestinesi ha avuto esattamente la funzione di fondere i due mondi e farli scendere all’unisono nelle stesse piazze. Infine, c’è il dramma dell’ospedale di Gaza city. Tralasciamo la dinamica dei fatti e la ricostruzione delle colpe. Più passano le ore e più la posizione dei terroristi di Hamas viene smontata dai satelliti, dalle trascrizioni audio delle telefonate. Ma ad Hamas questo non importa, far vedere la strage di un ospedale aveva un solo obiettivo. Accendere le piazze arabe e non quelle europee. Il motivo è semplice. Il presidente Usa era previsto in arrivo ieri nell’area e avrebbe dovuto trovare una soluzione mediana. Per fare un trattativa serviva però avere allo stesso tavolo i capi di Stato dei Paesi confinanti. Invece, sono scoppiate manifestazioni di piazza così violente (compresi allarmi bomba alle ambasciate) che la locale opinione pubblica ha prevalso sull’idea di sedere al tavolo con Israele. Scontri e momenti di alta tensione si sono registrati a Beirut, in Libano, vicino all’ambasciata degli Stati Uniti. L’esercito libanese ha usato idranti e gas lacrimogeni contro un centinaio di manifestanti che sventolavano bandiere palestinesi, iraniane, del gruppo libanese Hezbollah e di Hamas. Gli Usa hanno chiesto ai propri cittadini di lasciare il Paese. Stesso telegramma anche da parte dei Sauditi. Centinaia di persone sono scese per le strade della Capitale della Giordania, Amman, per protestare dopo l’esplosione mortale nell’ospedale di Gaza. Una folla inferocita si è radunata intorno all’ambasciata israeliana, scontrandosi con la polizia. Inoltre, il ministero degli Esteri israeliano ha disposto l’evacuazione dello staff delle ambasciate in Marocco e in Egitto. Ed è qui dove la notizia veicolata da Hamas è entrata dritta dritta nelle trattative per liberare il valico Sud di Rafah. Abdel Fattah Al Sisi ha fatto chiaramente capire che il bombardamento dell’ospedale sarebbe da imputare a Israele, il quale punta a far trasferire tutti i palestinesi a Sud e a spingerli verso l’Egitto. «L’idea di trasferire i palestinesi nel Sinai significa trascinarci in una guerra con Israele», ha detto il presidente egiziano dopo aver incontrato il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Insomma, la propaganda dei terroristi e degli amici dalle tuniche intonse sembra aver colto nel segno. Almeno per oggi. C’è da sottolineare che a fare da eco, nel caso della strage dell’ospedale, si è prestata l’emittente qatarina Al Jazeera. Fondata dall’emiro Al Thani nel 1996 ha avuto un ruolo decisivo nel far estendere gli incendi della cosiddetta Primavera araba. E ieri è tornata nuovamente comoda. Non a caso a diffondere in tutto il mondo arabo l’ipotesi di un missile israeliano è stata appunto la diretta tv dell’emittente di Doha. Guardando il video disponibile su Youtube nulla lascia intendere il nesso diretto tra un missile proveniente da Est, una conseguente esplosione e (terzo fotogramma) l’immagine dell’ospedale distrutto. Eppure la sequenza accelerata sembra portare in una chiara direzione. Una sponda perfetta alle dichiarazione dei vertici di Hamas. A questo punto, bisogna interrogarsi su quali prossimi eventi saranno usati dai terroristi per incendiare la piazze. Accadranno a Gaza ma influenzeranno di nuovo chi vive in Europa. Il dato vero è che gli jihadisti sono molto efficaci nella guerra tramite social. Dovrà tenerne conto sia Israele sia l’Europa. Tenendo presente che Hamas ha a disposizione migliaia di controfigure da usare a piacimento, sia vive che morte alla bisogna.
(Ansa)
Il ministro Guido Crosetto in occasione dell'82°anniversario della difesa di Roma: «A me interessa che gli aiuti a Gaza possano arrivare, le medicine possano arrivare, la vita normale possa riprendere». Nonostante tutto, Crosetto ha ben chiaro come le due guerre più grandi - quella Ucraina e quella a Gaza - possano cessare rapidamente. «Io penso che la decisione di terminare i due conflitti sia nelle mani di due uomini: Putin e Netanyahu».