
L'appello di Unimpresa. Se Mario Draghi non ce la farà, l'unica strada sarà il voto.Gli effetti sul mercato borsistico e sullo spread, nonché l'accoglienza positiva, a livello internazionale e dei partner dell'Unione europea, hanno confermato la felice intuizione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell'affidare l'incarico di formare un nuovo governo a un'alta e indiscussa personalità, come Mario Draghi, secondo gli auspici manifestati più volte da Unimpresa. Una scelta motivata esclusivamente dall'emergenza sanitaria, economica e sociale in atto, causata dai reiterati fallimenti, collezionati dai due governi nati in questa anomala legislatura, nonché dai partiti e gruppi parlamentari che li hanno sostenuti. Almeno fino a quando le contraddizioni, politiche e programmatiche non sono deflagrate, trascinando il nostro Paese nel baratro attuale.L'appello all'unità di Mattarella e il richiamo alla responsabilità delle forze politiche, in un'ora drammatica, non possono diventare l'alibi, il pretesto e lo scudo per un nuovo governo politico, semi politico o parapolitico, in grado soltanto di sommare le contraddizioni del passato a quelle, ancor più palesi, del presente, manifestatesi nel corso del delle consultazioni, al di là delle apparenti adesioni di facciata. Nessun partito può mettere il cappello sul nuovo governo né pretendere di avere dei propri rappresentanti politici in esso, in quanto ne deriverebbe una paralisi nelle decisioni, ancor più devastante di quella del recente passato. Immaginare la compresenza nel nuovo governo dei Conte, dei Di Maio, dei Salvini, dei Renzi o di loro derivati politici rappresenta uno scenario da incubo e una sicura premessa di un'ulteriore catastrofe. La crisi non può più aspettare e non può attendere ulteriori mediazioni politiche o lotte per il potere. Le logiche deleterie di ieri non sono ulteriormente tollerabili, in quanto rischiano di trascinare anche Draghi nelle sabbie mobili dell'impotenza. Unimpresa auspica che il presidente incaricato, dopo aver ascoltato i partiti e i gruppi parlamentari, sciolga, senza ulteriori indugi, la riserva, presenti la lista dei ministri, giuri e si presenti, per la fiducia, in Parlamento, con un «suo» programma secco, essenziale e di immediata applicabilità, per fronteggiare la situazione. Un governo essenziale e di alto profilo, nella quantità e qualità delle sue componenti, scelte direttamente da Draghi, senza concessioni ad alcuno. Un vero governo del presidente, come la situazione emergenziale giustifica e richiede, con un programma imposto dalla forza delle cose, dalla realtà, che avrà, quindi, una valenza politica ben più forte delle chiacchiere di un ceto dirigente, decadente e screditato.Soltanto in Parlamento e di fronte a queste essenziali misure di difesa della nazione presentate da Draghi si potrà verificare il senso di responsabilità dei gruppi e dei singoli parlamentari. Un programma, essenziale e chiaro, che metta tutti con le spalle al muro, alla luce del sole, nelle aule parlamentari e di fronte al Paese, senza compromessi o degradanti concessioni di potere. Se si dovesse palesare un'ulteriore prova di irresponsabilità, di incapacità o di incoscienza, soltanto le elezioni politiche immediate e il giudizio del popolo sovrano potranno diventare il lavacro della nostra democrazia e l'estrema possibilità di salvezza della nostra comunità nazionale.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.