2020-06-10
La Pisano si proclama ministra dei miracoli
L'app Immuni scaricata solo da 2 milioni di cittadini, non funziona su svariati modelli di smartphone e non è collegata al servizio sanitario. Ma la grillina in un'intervista sui suoi successi rimane umile: «In 70 giorni non sviluppa un'applicazione neanche Dio». Funziona solo con i cellulari di ultimissima generazione e a patto che si abbia il telefonino sempre in mano, o comunque con il bluetooth bene orientato. Non registra più il contatto tra persone a meno di 2 metri di distanza, ma qualunque vicinanza per più di 15 minuti. Non è collegata al sistema sanitario nazionale. Rischia di creare milioni di falsi malati, così da distruggere quel poco di economia rimasta in piedi. Se l'avessero chiamata «Scimuni», la nuova applicazione per il tracciamento dei contagiati da Covid-19, non sarebbe stato per nulla ingeneroso. Invece la ministra dell'Innovazione, Paola Pisano, è molto fiera di Immuni e al Messaggero l'ha sparata grossa: «In 70 giorni non sviluppa un'app nemmeno Dio». Peccato che Dio abbia creato il mondo in sei giorni, per restare nel medesimo paragone. E se avesse avuto a disposizione certi ministri a 5 stelle non avrebbe avuto bisogno di confondere gli abitanti di Babele facendo parlare loro mille lingue diverse: li avrebbe semplicemente messi in mano a governanti del calibro di Alfonso Bonafede, Lucia Azzolina, o la stessa Pisano. Dunque, dopo mesi e mesi di chiacchiericcio e fughe di notizie più o meno pilotate, è partita la sperimentazione di Immuni in quattro regioni, ovvero Liguria, Marche, Abruzzo e Puglia. E per celebrare l'evento, la Pisano ha deciso di farsi intervistare dal quotidiano romano, che le ha prontamente apparecchiato una paginata dal titolo nazionalpopolare: «Tutti al mare con Immuni. I governatori collaborino». Come se la nuova app per il tracciamento fosse l'anguria. «Il paragone teologico era solo per dire», spiega la ministra torinese, ex assessore nella giunta di Chiara Appendino e ricercatrice universitaria quarantenne. «In 70 giorni nemmeno un colosso come Google riuscirebbe a mettere in campo un'applicazione come la nostra», aggiunge con sprezzo del pericolo. Sarà per questo che al ministero si sono rivolti alla sconosciuta Bending Spoons, con un procedimento sulla cui trasparenza La Verità ha scritto parecchio. E se per la Pisano è già il momento di affermare che «siamo stati un modello anche per gli altri Paesi», la colpa dei 70 giorni necessari al lancio di Immuni è che «la start up di giovani» ha dovuto confrontarsi con troppi soggetti istituzionali. «L'iter è passato dall'Europa, dalla presidenza del Consiglio», sostiene la ministra, «dal Parlamento, dal garante della Privacy, dal Copasir. Insomma, devo continuare?» No, non deve continuare. Basterebbe capire, per la prossima volta e sperando che non ci sia mai una prossima volta, che i requisiti per la creazione della nuova applicazione avrebbero dovuto essere consegnati «alla start up di giovani» dopo un giro di tavolo preliminare almeno con il garante, Palazzo Chigi e il Copasir. Perché le osservazioni e i suggerimenti di costoro, se acquisiti prima, avrebbero evitato cambiamenti in corsa delle specifiche del prodotto. Ma è molto più facile, quando si è digiuni di leggi e funzionamento dello Stato, giocare al piccolo ingegnere e poi dar la colpa dei propri ritardi alle burocrazie italiche e «all'Europa». Ma la Pisano arriva anche a sostenere che essere partiti solo il 24 marzo non è per nulla da ritardatari, perché prima «c'erano altre emergenze» ed «era giusto che l'attenzione di tutti fosse rivolta agli sforzi dei medici e alle strutture sanitarie in prima linea». A parte il fatto che non era lei il ministro della Salute, se avessero ragionato tutti come la Pisano, per esempio, il ministro degli Interni non avrebbe mobilitato i prefetti e non avrebbe curato l'ordine pubblico perché bisognava pensare prima ai medici e agli ospedali. Ma la ministra ieri era posseduta dall'ottimismo della volontà e alla domanda se 2 milioni di italiani che hanno scaricato Immuni non siano segno di scarso successo, risponde spostando l'attenzione da se stessa e dal suo ministero: «Parlerò con le Regioni. Adesso devono essere loro a dare contributo». Già si immagina che se Immuni non decollerà, l'intelligenza artificiosa del ministero dell'Innovazione darà la colpa ai presidenti di Regione. Ovviamente scegliendoli accuratamente tra quelli della Lega o di Forza Italia. E a proposito di leghisti, il Messaggero le chiede testualmente: «Teme boicottaggi politici dei governatori del centrodestra?». E lei, visto che Matteo Salvini ha già detto che non scaricherà «assolutamente nulla», allora sfida direttamente il capo del Carroccio: «Se Salvini è un italiano, come si vanta di essere, dovrebbe scaricare quest'applicazione costruita per la salute degli italiani». Urca! «Se Salvini vuole bene agli italiani deve scaricarla. E mi fermo qui», aggiunge minacciosa. Sì, meglio fermarsi qui, perché dipingere il capo dell'opposizione come nemico del popolo non ricorda le migliori democrazie occidentali. Ricorda certi amici cinesi del M5s.