2023-11-13
La piccola Indi resiste: «Una guerriera»
Sarà sostenuta con ossigeno e terapie palliative per massimo sette giorni. I genitori rifiutano di firmare l’autorizzazione a non rianimarla. Simone Pillon: «Non ci arrendiamo».Sabato notte ha già superato una crisi di affaticamento e di stress probabilmente dovuta all’estubazione ma essendo «una guerriera», come la definisce papà Dean, il cuoricino di Indi Gregory fino ieri sera, prima che La Verità andasse in stampa, continuava a battere. «Ha smesso di respirare ma sono riusciti a riprenderla. Sta meglio ma questa situazione può cambiare velocemente» ha detto Dean dopo la prima notte trascorsa nell’hospice per malati terminali del Derbyshire. Sono ore di angoscia in attesa della morte della piccola inglese di 8 mesi affetta da una patologia mitocondriale incurabile, finita al centro di una dura battaglia legale e politica a cavallo tra Regno Unito e Italia. Come deciso dalla Corte d’appello britannica, sabato pomeriggio alle 16.52 i medici del Queenʼs medical centre di Nottingham hanno staccato l’ultima spina delle macchine a cui Indi era attaccata da mesi lasciandole solo maschera dell’ossigeno e farmaci palliativi per non farla soffrire e accompagnarla «gradualmente» verso la morte. I medici inglesi hanno anticipato il «distacco della spina», inizialmente previsto per lunedì dalla Corte che si era raccomandata però di ridurre al minimo le sofferenze della neonata. Da qui la decisione dell’avvio anticipato delle procedure di interruzione della ventilazione, di fatto l’inizio dell’agonia della bimba che potrebbe restare in vita per ore o per qualche giorno in base a come risponderà il suo organismo. La piccola è arrivata sabato sera in ambulanza scortata dalla polizia nell’hospice del Derbyshire. Intanto ieri mattina la struttura per malati terminali che somministrerà a Indi un piano terapeutico che prevede ossigeno a tempo determinato, cioè per sette giorni, e trattamento farmaceutico a decrescere, ha provato a far firmare ai genitori un documento per ridurre le proprie responsabilità davanti a eventuali complicazioni, ossia un’autorizzazione a non far niente oltre il piano terapeutico palliativo: quindi nessuna manovra di rianimazione in caso di attacchi cardiaci, epilettici o respiratori. La coppia non ha firmato e inoltre si dice «afflitta perché è stata costretta a portare la propria figlia in un hospice dove può ricevere solo cure semplici e certo questo non era il nostro desiderio. Il Regno Unito ha condannato a morte una bambina ancora viva invece di accettare l’offerta dell’Italia di curarla senza alcun costo per il governo britannico». Un’attesa straziante anche per Simone Pillon, il legale che segue la famiglia della bimba, in favore di un prolungamento dell’assistenza e del trasferimento all’ospedale Bambino Gesù dopo che il premier Giorgia Meloni aveva assicurato la concessione lampo della cittadinanza italiana a Indi. «Il quadro è desolante. Con il team di avvocati italiani, di concerto con lo staff legale del Bambin Gesù, della Farnesina e di Palazzo Chigi abbiamo attivato le procedure previste dalla convenzione dell’Aja (articolo 9 e 32) proprio per casi come questo. Abbiamo chiesto collaborazione e dialogo. Abbiamo trovato solo muri di silenzio, a parte lo sprezzante passaggio contenuto nella sentenza di appello» ha detto l’avvocato, ex senatore leghista. «Ho grande rispetto per il sistema inglese, che ho avuto modo di conoscere e studiare per la mia professione. In coscienza credevo che avrebbe prevalso la collaborazione e il rispetto dei trattati, e non la chiusura irritata che abbiamo riscontrato. In fin dei conti stiamo solo offrendo l’aiuto che Dean e Claire Gregory ci hanno chiesto». Per i giudici però ulteriori cure «sono solo dolorose» perché la bambina non ha «speranze di miglioramento» e hanno detto no sia alle richieste del console italiano di Manchester, divenuto giudice tutelare di Indi, sia a quella dei genitori di riportare a casa la bambina. «Contando nella tenuta fisica di Indi, non abbiamo intenzione di arrenderci. Ancora speriamo che il dialogo e il buon senso prevalgano» ha aggiunto Pillon. «Il caso della piccola Indi pone drammaticamente al centro del dibattito la questione della libertà di cura, un diritto che a parole tutti dicono di difendere, ma che in questa occasione è palesemente ignorato» ha commentato il ministro della Famiglia Eugenia Roccella. Per Indi e i suoi genitori ieri ha pregato il Papa.