2021-07-28
La pensione «fatta su misura» di Zingaretti
Assunto a tempo indeterminato dal Pd (a oltre 8.000 euro al mese) poco prima di diventare presidente della Provincia di Roma, il governatore gode tuttora dei «contributi figurativi» dell’Inps. Ma la Regione Lazio tiene segreto il suo attuale datore di lavoroPrendete Matteo Renzi. Tra le ultime tegole giudiziarie il leader di Iv è indagato (finanziamento illecito) per i 700.000 euro sborsati dall’agente dei vip Lucio Presta pur di accaparrarsi il raccontone tv su Firenze. Cifra che può sembrare fuori mercato, e, d’accordo, del filmato dell’ex premier non si sentiva bisogno alcuno. Però: almeno sono quattrini privati. Una densa nebbia pare invece regnare sui contributi a spese della collettività, soldi pubblici, che alimenterebbero la futura più che discreta pensione garantita dall’Inps a Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, quale dirigente «in aspettativa» del Pd.Tutto secondo legge, per carità. Funziona così. Il dipendente pubblico o privato se eletto può chiedere l’«aspettativa non retribuita». Il datore non gli paga lo stipendio per il periodo di sospensione dal lavoro ma gli conserva il posto. La Provincia di Roma – nel caso specifico – ha coperto, secondo legge appunto, gli oneri previdenziali e assicurativi (un’aliquota del 35,7 per cento sullo stipendio che percepiva) più il tfr. Nel periodo dal 2008 al 2012 la previdenza di Zinga presidente in tutto, salvo errori, (ci) sarebbe costata una cifra intorno ai 180.000 euro. (Lo stesso sistema vale anche per sindaci, presidenti di comunità montane, assessori provinciali e di comuni con più di 10.000 abitanti ecc. ecc., art. 86 testo unico 267/2000).I lavoratori dipendenti «in aspettativa non retribuita» se eletti in Regione o al Parlamento o al Parlamento europeo invece devono pagare di tasca propria la quota di oneri previdenziali a carico del dipendente (dall’8 al 9% dello stipendio lordo che avevano) ma solo se godranno di «vitalizio» o di un supplemento di pensione per il loro mandato. La parte spettante al datore è comunque a carico della collettività. Come? Attraverso i «contributi figurativi» dell’Inps, cioè somme virtuali (sempre calcolate sulla busta paga da dipendente) ma che determinano sia il diritto alla pensione sia quanto «peserà» l’assegno pensionistico, cioè a spese dei contribuenti e degli altri lavoratori (art. 38 legge 488/99).Però nel caso di Nicola Zingaretti il datore di lavoro, a quanto pare, è particolare: il Partito democratico. Se per gli anni passati a Palazzo Valentini la storia è in parte conosciuta, buio totale sugli anni della Pisana dal 2013 a oggi. Tutte le richieste di accesso agli atti per capirne di più vengono puntualmente respinte da Inps e Regione Lazio. Storia lunga. Nel 1993 Zingaretti, giovane promessa democratica, è impiegato del Pds. Poi – eurodeputato dal 2004 – diventato segretario regionale del partito nell’ottobre 2007, si licenzia il 14 febbraio 2008. Il Comitato provvisorio per il Pd del Lazio (poi Pd Unione regionale del Lazio) lo assume a tempo indeterminato come dirigente il 15 febbraio, il 16 è ufficialmente il candidato a presidente della Provincia romana. Eletto a mani basse il 30 aprile 2008 autocertifica di essere «in aspettativa non retribuita».Il tesoriere e rappresentante legale del partito (rimarrà tale fino al 2018), Antonio Olivieri, comunica alla Provincia l’avvenuta assunzione (due mesi e mezzo prima) a tempo indeterminato di Zingaretti a 8.348 euro lordi mensili. E la Provincia rimborsa al Comitato provvisorio (poi Unione regionale) - circa 180.000 euro complessivi - i costi previdenziali parametrati su uno stipendio che nella migliore delle ipotesi, se capiamo bene, il partito gli ha pagato per 75 giorni (dal 14 febbraio 2008 al 30 aprile).Ecco, verrebbe da chiedersi che fretta avesse il nascente Pd, nonostante il finanziamento pubblico, scannato come tutti i partiti, di assumere a tempo indeterminato a 8.000 euro lordi al mese il dirigente Nic Zingaretti. Il quale: a) fino a giugno 2008 può contare sull’assegno non trascurabile da eurodeputato; b) di lì a pochi giorni ha in vista l’elezione quasi scontata a presidente della Provincia di Roma, con un’indennità non miserabile di 102.000 euro lordi all’anno. Tant’è. C’è pure uno strascico giudiziario. Marco Pannella nel 2013 con una delle sue ultime zampate denuncia, per mano dell’avv. Giuseppe Rossodivita, la vicenda al procuratore Giuseppe Pignatone. Tutto archiviato, per i magistrati romani il rapporto di lavoro di Zingaretti con il Pd è reale e non fittizio. Il buio fitto sulla (presunta) «contribuzione figurativa» sembra aleggiare dal 2013, quando è stato eletto governatore e riconfermato nel 2018. Tutto lascia pensare che le cose siano proseguite come prima. Cioè che Zingaretti sia tornato a fare il dirigente pagato del Pd per un paio di mesi nel 2013 fino all’elezione il 12 marzo, a meno di un licenziamento di cui non si ha notizia, e poi da «lavoratore dipendente in aspettativa» con l’accredito dei «contributi figurativi» dell’Inps. Non c’è un dato, un numero sul sito internet della Regione Lazio. Giampiero Tofani, sindacalista di «Sindacato italiano», ci ha provato due volte con la richiesta di accesso agli atti. Prima ha chiesto all’Inps chi tra i 51 consiglieri della Pisana goda di «contribuzione figurativa»: richiesta respinta in quanto «massiva», troppo impegnativa (all’Istituto guidato da Pasquale Tridico forse usano il pallottoliere). Poi ha chiesto lumi direttamente sulla situazione di Zinga: domanda inammissibile perché «meramente esplorativa» (!) e quelli «concernenti il versamento della contribuzione figurativa per carica elettiva» sono «dati personali», «attinenti allo stato patrimoniale dei soggetti», non divulgabili. «Segreti» denari dei contribuenti a vantaggio di un personaggio pubblico? Un po’ meglio è andata a Daniele Ricci, consigliere comunale di Falvaterra, paesino del frusinate. La Regione gli ha risposto che sono 12 i consiglieri che di tasca loro versano la quota spettante al lavoratore e per il resto hanno i «contributi figurativi» Inps. Niente nomi. Tra questi c’è anche il governatore? Boh. Ovviamente nulla di illegale. È la democrazia, bellezza, si dirà. Ma, in attesa di saperne di più, è una questione piuttosto consistente di opportunità e di trasparenza. È possibile che non sia dato sapere se il governatore del Lazio è stato, è e sarà dipendente («in aspettativa») e di chi? E non sarebbe opportuno appunto che le cifre, denaro pubblico, eventualmente rimborsate o accreditate – a quanto ammontano ad oggi? - a copertura della sua vecchiaia serena, fossero pubbliche, in bella mostra sul sito dell’ente pubblico, la Regione, che governa? Abbiamo chiesto lumi al presidente Zingaretti. Tramite il portavoce alla Verità ha confermato di essere stato assunto al momento della nascita del Pd del Lazio e quand’era candidato alla Provincia di Roma, e che tuttora gode della «contribuzione figurativa» dell’Inps. Nessun ulteriore commento.