2019-04-20
La Nuova Ira irlandese ai confini della Brexit
L'assassinio di una giornalista a Londonderry nel 21° anniversario dell'accordo di pace che ha posto fine a decenni di massacri. I dissidenti repubblicani non hanno mai accettato il trattato del Venerdì santo e sfruttano i problemi della frontiera tra i due Paesi.Tornano i troubles, i famigerati disordini in Irlanda del Nord. L'espressione - nel più classico understatement britannico - fu adottata molti decenni fa e sembra ancora volta ad attenuare e attutire: ma purtroppo l'altra notte è stato nuovamente versato del sangue, facendo ritornare alla mente almeno un lungo trentennio (fine anni Sessanta - fine anni Novanta) di scontri e violenze. Ne ha fatto le spese, a Londonderry, Lyra McKee, una giornalista di 29 anni. E la polizia non ha avuto esitazioni a parlare di «atto terroristico», puntando il dito su New Ira, il gruppo dissidente repubblicano riformatosi tra il 2011 e il 2012 - raccogliendo pezzi e rimasugli di microcompagini - con l'obiettivo di rinnovare la sanguinosa tradizione della vecchia Ira, per contestare e rimettere in discussione gli accordi di pace del 1998. Secondo le versioni convergenti di forze dell'ordine e testimoni, la povera ragazza si è trovata in mezzo agli scontri: era fisicamente dalla parte della polizia, quando un terrorista ha aperto il fuoco, colpendola. Secondo il vicecapo della polizia nordirlandese, Mark Hamilton, «un uomo armato ha esploso dei colpi. Gli agenti hanno subito soccorso la giornalista e l'hanno trasportata a bordo di una delle camionette Land Rover all'ospedale, dove è morta a causa delle gravi ferite». Andare sul profilo Twitter della giovane giornalista fa male al cuore: solo poco prima prima di perdere la vita, aveva twittato una foto degli scontri con il suo commento «Derry stanotte. Follia assoluta». E quello è tragicamente rimasto il suo ultimo tweet. La ragazza era una stella nascente del giornalismo: aveva scritto e stava ancora scrivendo sul tema dei Troubles in Irlanda del Nord (e proprio per questo si era di recente trasferita a Derry), ed era divenuta già nota per altre ragioni 5 anni fa, nel 2014, per un testo intitolato «Lettera a me stessa quattordicenne», una delicata e non ideologica riflessione sulla fatica di crescere come ragazza gay a Belfast. Tornando alla tragica nottata dell'altro ieri, va detto che a Derry, in aggiunta all'omicidio, sono state lanciate 50 bombe molotov e sono state date alle fiamme due auto. E in effetti basta fare un giro su Twitter e Facebook per trovare immagini eloquenti di incappucciati impegnati a lanciare ordigni artigianali e pietre all'indirizzo degli agenti e dei loro veicoli. Gli scontri sono scoppiati dopo alcuni raid della polizia in abitazioni nelle zone di Mulroy Park e Galliagh. Le forze dell'ordine erano impegnate nelle indagini sull'episodio di un'autobomba fatta esplodere in un sabato dello scorso gennaio, e che solo per una fortuita circostanza non aveva prodotto un bagno di sangue. La deflagrazione era infatti avvenuta in un luogo di intenso passaggio e passeggio, e solo pochi istanti prima era transitato sul posto un gruppo di teenager. Miracolosamente, non ci furono morti, allora. E invece una vita è stata irrimediabilmente cancellata l'altra notte, come detto. Unanime il cordoglio e la condanna del mondo politico: Theresa May, la premier britannica, ha definito l'assassinio della ragazza «choccante e davvero senza senso», mentre Arlene Foster, la leader del Democratic unionist party, ha aggiunto: «Una famiglia è stata spezzata. Chi ha portato le armi nelle nostre strade negli anni Settanta, Ottanta e Novanta aveva torto. Hanno ugualmente torto nel 2019». Anche Michelle O'Neill, numero due del partito repubblicano irlandese dello Sinn Fein, ha parlato di «un'insensata perdita di una vita umana. L'uccisione di una giovane donna è una tragedia umana per la sua famiglia, ma è anche un attacco alla gente di questa comunità, un attacco al nostro processo di pace e agli accordi del Venerdì santo».E in effetti ci sono almeno due elementi da considerare, che possono solo far crescere l'inquietudine. Il primo è proprio la ricorrenza del Venerdì santo, due volte simbolica: sia per il valore religioso della data, sia perché quest'anno ricorre il 21° anniversario del Good friday agreement, un accordo di pace assai complesso (10 aprile 1998), che teneva insieme l'idea di un governo misto protestanti-cattolici e un calendario di liberazione di detenuti e prigionieri. Per molti anni da allora, a parte scontri sporadici, le tensioni erano sembrate sopite, ma la New Ira ha aperto una nuova stagione di violenza, dagli esiti imprevedibili. L'altro fattore è legato a Brexit. A molti anti Brexit, in giro per l'Europa, non è parso vero, dall'altra sera, di poter rialimentare la polemica sul tema rovente del confine (e del problema di una frontiera fisica) tra Irlanda del Nord (che fa parte dello United Kingdom) e Repubblica d'Irlanda, oggetto di un complicato e non sempre chiaro dibattito politico in Gran Bretagna. Come La Verità ha tante volte spiegato in questi mesi, l'Ue, anziché adottare comportamenti provocatori e accendere fuochi non necessari, dovrebbe rispettare - comunque - l'integrità geopolitica del Regno Unito, e favorire la ricerca di soluzioni ragionevoli che non contribuiscano a riaprire antiche ferite.