2018-10-16
La nostra sinistra scippa il trionfo ai Verdi tedeschi
Sparito dai radar José Luis Zapatero, finito l'entusiasmo per Alexis Tsipras, inutilizzabile Jeremy Corbyn per manifesto antisemitismo, la sinistra italiana, abituata da decenni di provincialismo a cercare disperatamente miti e modelli esteri a cui aggrapparsi, si è improvvisamente innamorata dei Verdi tedeschi. Paolo Gentiloni: «Hanno bloccato i sovranisti» Falso: il grosso dei voti arriva dal centro.Sparito dai radar José Luis Zapatero, finito l'entusiasmo per Alexis Tsipras, inutilizzabile Jeremy Corbyn per manifesto antisemitismo, la sinistra italiana, abituata da decenni di provincialismo a cercare disperatamente miti e modelli esteri a cui aggrapparsi, si è improvvisamente innamorata dei Verdi tedeschi e del 17,8% che la formazione ambientalista ha ottenuto domenica in Baviera. E così, prevedibilmente, è partito il circo delle dichiarazioni. Paolo Gentiloni si è ricordato di aver diretto il periodico Nuova Ecologia e ha twittato: «Bello vedere i Verdi prendere quasi il doppio della destra sovranista. Un messaggio anche per noi». Toni analoghi dal fondatore di Legambiente Ermete Realacci: «Qualcuno in Italia capirà?». Intervistona di Francesco Rutelli, che - a onor del vero - coglie giustamente un punto sfuggito ad altri: «A differenza dell'Italia, hanno saputo darsi una progettualità generale che li rende credibili». La realtà è che i Verdi tedeschi non hanno niente a che fare con quelli italiani. Questi ultimi si sono sempre intruppati a sinistra, mentre lo slogan dei Grunen recita orgogliosamente «né di sinistra né di destra». Ancora: gli ambientalisti italiani si sono caratterizzati per posizioni anti industriali e anti sviluppo, oltre che per una politica economica di estrema sinistra: al contrario, con tutti i loro difetti, i Verdi tedeschi sono gente di governo, che cerca e accetta il compromesso. E infatti la prima analisi dei flussi parla chiaro: non hanno sottratto voti alla «destra» come pensa Gentiloni, ma hanno intercettato un voto in uscita dai socialdemocratici (crollati al 9,5%), parlando a un elettorato urbano, borghese, liberal, di classe media. Insomma, più «centrosinistra» o addirittura «centro» che non «sinistra». Ma non raccontatelo agli ecologisti italiani, che già sognano di far ricicciare la listarella del Sole che ride. Chi invece volesse tentare un'analisi seria del voto bavarese, potrebbe concentrarsi su sei elementi, che saranno verificati tra due settimane, il 28 ottobre, quando si voterà in un altro land tedesco, l'Assia.1 I socialdemocratici sono stati massacrati, portati sotto la soglia psicologica del 10%. Ma anche la Csu (i cristiano-democratici bavaresi, partito gemello della Cdu della Merkel) è crollata al 37,3%, perdendo oltre 10 punti.2 Tutto questo avviene nel land più ricco della Germania. Non si tratta dunque di ceti sociali sofferenti, ma di una bocciatura che viene dalla parte più prospera dell'elettorato tedesco.3 Secondo i sondaggi nazionali, in 13 anni di grosse koalition, socialdemocratici e Cdu hanno perso il 30% dei voti: insieme, nel 2005, arrivavano al 70%, mentre oggi faticano ad arrivare al 40%. Le larghe intese uccidono chi le pratica.4 È francamente comico che molti commentatori italiani si affrettino a dire che Afd (Alternative für Deutschland) «non ha sfondato»: partire da zero e arrivare al 10,7% è un risultato di tutto rispetto, che conferma un dato. Anche nel land più ricco, gli elettori bocciano la gestione governativa dell'emergenza immigrazione.5 Angela Merkel è ogni giorno più fragile. In tanti in Italia continuano a indicarla come un esempio di stabilità, e invece è sempre più un gigante con i piedi d'argilla.6 La conclamata crisi di Macron e ora quella della Merkel renderanno più difficile a Parigi e Berlino avere atteggiamenti aggressivi contro l'Italia, l'Ungheria, i Paesi di Visegrad e - per altro verso - contro il Regno Unito nella trattativa su Brexit. Dinanzi a tutto ciò, suona semplicemente surreale il commento dell'eurodeputata Patrizia Toia, capodelegazione del Pd a Bruxelles: «In Baviera ha vinto l'europeismo, la rivoluzione sovranista era una fake news».
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
Ecco #DimmiLaVerità del 12 settembre 2025. Il capogruppo del M5s in commissione Difesa, Marco Pellegrini, ci parla degli ultimi sviluppi delle guerre in corso a Gaza e in Ucraina.