2022-11-03
La Moratti si dimette per buttarsi a sinistra
Letizia Moratti e Attilio Fontana (Imagoeconomica)
La titolare del Welfare lombardo si dimette dopo settimane di gelo con Attilio Fontana, al suo posto Guido Bertolaso. Azione scalpita, il governatore pronto a blindare i voti centristi con personalità di spicco. Imbarazzo nel Pd.«Letizia Moratti ha margine di Azione per una Lombardia Viva». Gabriele Albertini ha sempre avuto un debole per i calembour e la scorsa settimana aveva fotografato il futuro della vicepresidente regionale e assessora al Welfare che ieri ha porto i suoi definitivi saluti alla giunta, dimettendosi. Lei ha già pronta la sua lista civica (si parla di «Lombardia migliore»), scenderà in campo alle elezioni di primavera, probabilmente finirà per apparentarsi con Carlo Calenda e Matteo Renzi. O per correre da sola proprio come fece lo stesso Albertini nel 2013, che portò a casa un misero 4% senza impedire a Roberto Maroni di essere eletto e a Umberto Ambrosoli di perdere con dignità. Come tutte le notizie scontate, anche questa ha creato sorpresa (il momento non è mai certo). Non al governatore Attilio Fontana, che ha sostituito la dimissionaria in meno di mezza giornata con Guido Bertolaso, conoscitore di ogni curva della sanità lombarda avendo organizzato la lotta al Covid, la costruzione dell’ospedale in Fiera a Milano e l’implementazione della campagna vaccinale vincente. Una volta scoperto che non sarebbe stata lei la candidata del centrodestra alle prossime regionali, Moratti non vedeva l’ora di andarsene. Subito dopo le elezioni aveva reso pubbliche le sue intenzioni con un’uscita antipatizzante in campo avverso (il programma filopiddino di Marco Damilano su Raitre) e ieri ha ufficializzato l’uscita di scena. «Ho atteso la formazione del nuovo governo per rendere nota la mia posizione. Di fronte al venir meno del rapporto di fiducia con il presidente Fontana, annuncio la decisione di rimettere le deleghe». L’ormai ex vice non ha mancato di affondare il coltello: «Le mie dimissioni sono un forte segnale rispetto alle lentezze e alle difficoltà dell’amministrazione che non risponde più all’interesse dei cittadini lombardi. Una scelta di chiarezza di cui mi faccio carico, anche in considerazione dei provvedimenti contraddittori assunti in materia di lotta alla pandemia». Moratti contesta la scelta di togliere l’obbligo vaccinale a medici e sanitari pur sapendo che si tratta di una decisione del governo, non certo della Regione che non ha alcun potere in merito. Ma deve ammettere che la macchina regionale ha funzionato e i risultati lo testimoniano. «Se oggi il Paese è in sicurezza riguardo al Covid lo dobbiamo all’adesione massiccia alla campagna vaccinale, che è riuscita grazie allo straordinario senso di responsabilità civica dei cittadini lombardi, così come all’enorme impegno di medici, infermieri, militari, protezione civile e volontari, protagonisti di un processo che ha portato la Lombardia ad essere una delle prime aree al mondo per adesione e copertura».Rifiutando giorno dopo giorno ruoli ministeriali e manageriali (numero uno delle Olimpiadi 2026), Moratti aveva mostrato di puntare a un unico obiettivo: la poltrona di governatore. In definitiva ha dato ragione a Fontana, che ieri ha ribadito: «I dubbi che avevo espresso sul suo posizionamento politico erano fondati; è chiaro che guarda verso sinistra e non da oggi. Era giusto che ci fosse chiarezza. È sorprendente che l’assessore al Welfare dichiari che l’azione della giunta non è sufficiente; ne fa parte da un anno e mezzo e non mi pare abbia mai sollevato problemi. Poiché l’eccellente lavoro vaccinale non deve fermarsi, procediamo immediatamente alla nomina di Guido Bertolaso, protagonista della campagna vaccinale in Lombardia». Moratti scenderà in campo contro di lei? «È possibile. Leggo toni entusiastici dal centrosinistra, faremo una bella battaglia».In realtà l’uscita di scena di donna Letizia mette in difficoltà più il centrosinistra che il centrodestra. Mentre da tempo i conservatori avevano deciso di ricandidare Fontana affiancandogli un pool di nomi centristi di tutto rispetto per cementare l’alleanza e dare continuità al successo politico nazionale, l’unico ad applaudire Moratti a sinistra è il rosée Niccolò Carretta, proconsole di Calenda in Lombardia. Dopo aver trascorso 18 mesi a contestare ogni sua decisione in consiglio regionale, è pronto ad accoglierla. E questa è coerenza. Lo stesso leader di Azione si esibisce in un salto mortale carpiato. «Moratti ha svolto un ottimo lavoro nel corso della campagna vaccinale, che prima di allora era nel caos. Sono certo che in futuro potrà dare un contributo positivo nella politica regionale o nazionale». Poi è costretto a specificare: «Il mio è un pubblico apprezzamento ma non prelude a un sostegno elettorale». La frenata è dovuta al gelo artico del Pd nei confronti dell’ex vice regionale, da sempre simbolo del centrodestra berlusconiano. Un «campo larghissimo» che parte da lei per arrivare al Movimento 5 stelle sarebbe un luna park infrequentabile in chiave dem. «L’ipotesi che il Pd possa sostenere Moratti alle prossime elezioni regionali è semplicemente folle», spiega Pierfrancesco Majorino, leader del Pd milanese con vista sul centri sociali. Poi mette fretta a tutti: «Servono un’alleanza ampia e una persona scelta in poche settimane che si consumi le suole». Un identikit che non dovrebbe corrispondere al trolley di cachemire di Carlo Cottarelli, à la page nei centri storici, non certo nelle valli prealpine, nelle pianure dove ci si sporcano le mani e nelle periferie sconosciute alla sinistra chic.
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)
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