2020-07-18
La Merkel ci usa per giocare la sua partita
Ieri, al Consiglio europeo, tensione fra Giuseppe Conte e il premier olandese. La cancelliera viene descritta come la nostra paladina, peccato che ci concederà poche briciole e soltanto per mantenere il controllo in Ue. Il 29 luglio cdm per una nuova manovra da 18 miliardi.Sui quotidiani italiani in questi giorni Angela Merkel appare quasi come una Santa Patrona: dell'Italia appunto. L'obiettivo è chiaro; trasmettere un'immagine delle realtà che non contrasti con quella che descrive il governo. D'altronde, il messaggio sottostante è che il nemico del nostro Paese si chiama Olanda. Anzi per essere più precisi, si chiama Mark Rutte. Il premier del Partito popolare da settimane indica Roma come il luogo di perdizione, il buco nero dove i fondi si sversano senza alcuna logica precisa.Ad aiutarlo in questo storytelling destinato ai suoi elettori - il governo in Olanda è in bilico e cerca di sbarrare la strada alle forze più conservatrici in vista delle elezioni di marzo 2021 - ci ha messo del suo Giuseppe Conte che ieri si è presentato al vertice del Consiglio Ue senza uno straccio di progetto di spesa del Recovery fund. Scettico sul fatto che i Paesi del Sud riescano ad attuarle, il premier olandese vorrebbe esercitare, dunque, una forma di controllo più incisiva sull'operato della Commissione europea nella governance del Recovery fund. Perché in passato, accusa L'Aia, Bruxelles ha usato pesi e misure diversi nel vigilare sull'applicazione del patto di stabilità.L'Olanda spinge così per un ruolo decisionale determinante del Consiglio Ue sugli esborsi delle risorse europee e appare inflessibile nella richiesta di un voto all'unanimità, che significherebbe un diritto di veto. «Se vogliono che concediamo sovvenzioni invece di prestiti, cosa che noi non consideriamo affatto positiva, allora vogliamo che i Paesi diano garanzie molto forti sul fatto che le riforme saranno attuate», ha avvertito tutti prima di mettere piede al Consiglio. Dichiarazioni bellicose alle quali Conte ha tenuto a far sapere di aver risposto picche. «Inaccettabili», avrebbe detto in sede di plenaria. Salvo il fatto che la linea olandese aveva già fatto cilecca. E non per merito dell'Italia o della Spagna. Ma per via dell'intervento della Merkel e di Emmanuel Macron. Da qui il percorso di santificazione almeno della cancelliera. Solo che non bisogna fermarsi alle apparenze quando si analizza un processo molto delicato come la contrattazione di un maxi fondo complesso che racconta di aiutare i Paesi a uscire dalla crisi del Covid. Infatti Rutte è solo il dito alla cui vista non bisogna fermarsi. Al contrario si deve guardare alla Luna è questa è la Merkel che resta l'elemento ostile con cui confrontarsi. L'idea degli olandesi creerebbe un problema molto complesso. Istituire un diritto di veto per singoli Paesi membri all'interno del Consiglio avrebbe come effetto immediato il depotenziamento non solo dell'organo consiliare ma anche della Commissione. Ed è proprio ciò che la Germania sta osteggiando. La gestione e i criteri di utilizzo del Recovery fund agli occhi di Berlino devono rimanere paralleli e omogenei rispetto a quelli del budget Ue. È il modo con cui i due membri dell'asse franco tedesco riescono a esercitare supremazia industriale oltre che geopolitica. Per questo la Merkel resta il problema e l'ostacolo principale per tutte le promesse di Conte agli italiani. Anche se pur di mantenere la propria posizione di supremazia Berlino accetterà qualche compromesso nell'entità del fondo, nel complesso, dalla politica tedesca non arriverà alcun cambio di passo sui pilastri della trattativa. Le tempistiche dovrebbero rimanere le stesse. Prima della primavera del 2021 nulla e poi il grosso a cominciare dal 2022. Troppo tardi per l'economia italiana. Al momento c'è una concreta possibilità che l'importo complessivo dei 750 miliardi venga limato magari non direttamente nella componente prestiti, ma in una delle altre voci. Per i Comuni e la «neutralità» climatica c'è in gioco circa un centinaio di miliardi. È una sorta di risiko al ribasso. Con il rischio che resti intatto solo il capitolo dei prestiti da restituire. E se scendiamo sotto a una certa cifra al nostro Paese non conviene più, essendo un contributore netto. Ma c'è anche la partita parallela delle erogazioni dirette che si intersecando con il budget di spesa tradizionale. I circa 250 miliardi del Recovery fund finanziati dalla fiscalità comune europea andranno a tagliare il budget complessivo. Come e in che misura avverranno i tagli decreterà il vincitore della partita. Non a caso, dopo il pomeriggio di plenaria, i rappresentanti dei singoli governi si sono separati per avviare incontri bilateri. Solo un meeting ha visto quattro attori contemporaneamente. ll presidente del Consiglio, Charles Michel, e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, hanno avuto un incontro ristretto con la Merkel e Macron. Alla riunione, come si poteva vede nella fotografia postata su Twitter, hanno partecipato anche i più stretti collaboratori dei quattro senza osservatori esterni. Segno che la governance del fondo resterà saldamente in mano ai franco tedeschi, così come le ripartizioni dei capitoli. All'Olanda il compito di distrarre i Paesi del Sud. Nel frattempo il 29 luglio è fissato il Consiglio dei ministri che dovrà varare la terza manovrina a deficit. Trapela un importo da 18 miliardi, che servirà giusto a passare il periodo estivo e garantire le coperture per nuova cassaintegrazione e altri bonus. Poi a ottobre i dadi saranno da ritirare ma con soldi veri, se non vogliamo fare default.