2023-11-11
La Meloni mette all’angolo Sunak: «Lasciateci curare Indi a Roma»
Rishi Sunak e Giorgia Meloni (Getty images)
Il premier scrive al leader britannico per capovolgere la sentenza di morte dei giudici e far trasferire la bambina, invocando la Convenzione dell’Aia. Ma i giudici lo liquidano: «Istanza non in linea col trattato». La lettera della speranza. È quella che la premier Giorgia Meloni ha scritto ieri al primo ministro inglese Rishi Sunak per salvare la piccola Indi Gregory (otto mesi), in bilico fra la vita e la morte non solo per la malattia mitocondriale degenerativa che la accompagna dalla nascita ma anche (e in queste ore soprattutto) per le decisioni liberticide dei tribunali di Sua Maestà. Con la classica mossa del cavallo, proprio mentre un giudice a Londra decideva di respingere l’ultimo ricorso della famiglia, il presidente del Consiglio ha firmato una missiva da madre: «Il trasferimento in Italia è nell’interesse della bimba, non le causerà alcun dolore, come assicurano i nostri medici, e le darà solo un’ulteriore concreta opportunità di vivere una vita dignitosa». All’Ospedale pediatrico del Bambino Gesù di Roma è pronta da giorni una cameretta per lei.L’intervento della Meloni è indirizzato al Lord cancelliere e Segretario di Stato per la giustizia, Alex Chalk, e ha lo scopo di «sensibilizzare le autorità giudiziarie a rendere possibile alla bimba di accedere al protocollo di un ospedale pediatrico italiano in tempo utile, nello spirito di collaborazione che da sempre contraddistingue i due Paesi». Un’iniziativa coraggiosa, destinata a creare qualche imbarazzo diplomatico a Downing Street. Ora Sunak si trova davanti a un bivio: o si oppone a un’alleata che lo sta supportando in molti dossier (soprattutto quello sulla redistribuzione dei migranti all’estero), oppure sconfessa la giustizia inglese, ormai scivolata verso sentenze che richiamano all’eugenetica di Stato. La richiesta del presidente del Consiglio si fonda su due basi concrete. La prima, giuridica, è una conseguenza dell’attribuzione a Indi della cittadinanza italiana d’urgenza: secondo la Convenzione dell’Aia del 1996 due Paesi firmatari sono tenuti a collaborare per agevolare il trasferimento e l’assistenza dei loro cittadini. L’articolo 32, paragrafo 1, lettera b, recita che «su richiesta motivata dell’Autorità centrale o di un’altra autorità competente di uno Stato contraente con il quale il minore abbia uno stretto legame, l’Autorità centrale dello Stato contraente in cui il minore ha la sua residenza abituale e in cui si trova» potrà «chiedere all’autorità competente del suo Stato di esaminare l’opportunità di adottare misure volte alla protezione della persona o dei beni del minore». Inoltre, come confermato alla Verità dall’avvocato Simone Pillon, su richiesta dei genitori della bambina si è attivato il console italiano a Manchester, Matteo Corradini, nella sua funzione di giudice tutelare della stessa, ai sensi dell’articolo 9 comma 2 della Convenzione dell’Aia per la protezione dei minori del 1996. L’istanza italiana è stata liquidata dalla Corte inglese come «non in linea con lo spirito della Convenzione dell’Aia». La seconda base concreta è medico-procedurale, supportata dagli esperti della medicina pediatrica italiana, riconosciuta eccellenza mondiale. «A differenza del protocollo proposto dall’ospedale Queen’s medical center di Nottingham» scrive la premier, «questo trattamento non è irreversibile ma modificabile in base alle migliori esigenze del paziente». Nell’intento di fermare la procedura mortale ormai entrata nella casistica della giurisprudenza britannica (quattro bambini sono stati soppressi negli ultimi sette anni con lo stesso metodo e le stesse giustificazioni), Meloni spiega di fatto al suo omologo Sunak che il protocollo proposto dal Bambin Gesù per Indi Gregory può essere vincente. «Prevede l’applicazione di uno stent all’efflusso del ventricolo destro per la gestione della condizione cardiologica e trattamenti sperimentali per l’aciduria idrossiglutarica. E durante l’attuazione di questi trattamenti, l’ospedale italiano ha assicurato che alla bambina sarà garantita la completa assenza di dolore e la fornitura di sistemi di ventilazione che ridurranno al minimo indispensabile ogni disagio». Una sottolineatura indispensabile per smontare la tesi dell’Alta Corte inglese, che nelle sue sentenze continua ad appellarsi alla soppressione della bimba «per il suo bene» e «per non farla soffrire».Poiché l’ospedale di Nottingham non ha alternative allo «staccare la spina» (aveva innescato il primo ricorso proprio per non doversi accollare ulteriori spese) e i giudici di tre tribunali - Corte locale, Alta Corte, Corte d’Appello - avevano negato il trasferimento di Indi Gregory in Italia, ecco che il passaggio dell’intero dossier sul piano politico può diventare decisivo. Proprio per il bene di una bimba che «sorride, piange e sgambetta» nonostante sia afflitta da sindrome da deperimento mitocondriale irreversibile. Ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha confermato la determinazione del governo italiano nel proseguire la battaglia di civiltà. «Indi è viva, reagisce, non è un tronco. Se non vale la pena impegnarsi in queste battaglie, per cosa vale la pena impegnarsi?». L’esperto in materie giuridiche di palazzo Chigi, che sta supportando Giorgia Meloni con diplomatici, avvocati e associazioni per la vita, è convinto che ci sia ancora spazio per salvare la paziente.
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.