2019-12-03
La Meloni dà battaglia con la Lega mentre Forza Italia depone le armi
Gli azzurri mediano per non scontentare Bruxelles. Brunetta: «Prendiamo tempo».L'ormai nota propensione di Forza Italia per le «convergenze parallele» si è palesata nuovamente ieri, nel corso del dibattito alla Camera sul Mes. Che il partito di Silvio Berlusconi non abbia una posizione esattamente netta sul tema, non è un mistero. Un'ambiguità emersa del resto dall'intervento parlamentare di Renato Brunetta. «Trasformiamo in positivo questo dibattito per tanti versi ingiusto», ha dichiarato. «Mi piacerebbe ci fosse altrettanta forza e determinazione nel porre in positivo i dubbi sollevati da tante parti e che si trasformasse questo dibattito in una proposta dell'Italia alla Conferenza sul futuro dell'Europa, mettendo dentro la componente economica come principale». Il deputato forzista ha quindi proseguito: «Prendiamo tempo all'Eurogruppo spiegando i dubbi del Parlamento e prendiamo tempo sulla risoluzione del 10 dicembre che rinnoverà quella di giugno. Non dobbiamo essere il Paese sotto accusa o sotto tutela, ma quello che costruisce l'Europa». Insomma, nonostante dotte dissertazioni su Alexander Hamilton, la linea non è che risultasse alla fine troppo netta. È chiaro che questo complicato equilibrismo in salsa vagamente morotea rifletta quella tortuosa dialettica politica che, da tempo, caratterizza ormai Forza Italia al suo interno. Una Forza Italia che si trova sempre più dilaniata da due esigenze contraddittorie: ribadire il proprio ancoraggio all'area del centrodestra, evitando al contempo di restare eccessivamente schiacciata sulle posizioni dei suoi alleati sovranisti. Una duplice esigenza che rischia tuttavia di far restare il partito fermo in mezzo al guado, preda di bizantinismi che l'elettorato fa oggettivamente sempre più fatica a decifrare. Anche per questo la questione del Mes potrebbe rivelarsi in grado di creare fratture difficilmente sanabili in seno al centrodestra.Chi non ha invece assunto toni da sagrestia ieri è stata Giorgia Meloni. Nel suo intervento alla Camera, la leader di Fratelli d'Italia non si è infatti rivelata particolarmente tenera verso il presidente del Consiglio. «Presidente Conte, se non ci fossero in mezzo i soldi degli italiani mi sarei divertita ad ascoltarla. Ha letto 40 minuti di resoconti parlamentari per contraddire quello che ha fatto il suo governo, smentire il suo governo», ha tuonato. «O», ha proseguito, «il trattato è emendabile e vedremo se ci saranno modifiche o come dice Gualtieri “tutto è chiuso"? Lei, premier Conte, mente su tutto. Tra le tante menzogne non c'è solo il metodo ma anche il merito. Avete parlato di modifiche minime, ma non siamo cretini: il premier ha confermato che il fondo salva Stati diventa fondo salva banche. E ora si tratta di banche tedesche». Parole al vetriolo. Parole che hanno confermato la linea di opposizione totale al governo giallorosso. Parole che hanno, tra l'altro, teso a sottolineare i paradossi politici in cui è caduto il Movimento 5 stelle, da quando è entrato nell'attuale maggioranza. «Ora», ha dichiarato infatti la leader di Fratelli d'Italia, «l'11 dicembre vediamo che faranno Luigi Di Maio e il Movimento: basta con i proclami, abbaiate alla Luna sui giornali e poi scodinzolate in Parlamento. Basta con i proclami, per una volta alzate la testa, provate a dimostrare che la vostra poltrona vale meno dei risparmi degli italiani». Se la posizione netta della Meloni ha trovato una sponda nella Lega (che, con Riccardo Molinari, ha chiesto le dimissioni del premier), le dure parole pronunciate dalla leader di Fratelli d'Italia hanno invece suscitato una certa freddezza dalle parti di Forza Italia, come sottolineato per esempio ieri pomeriggio dall'eurodeputato azzurro, Massimiliano Salini. I forzisti insomma nicchiano. Ma il rischio dell'impasse per loro resta dietro l'angolo.
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