2023-07-17
La Meloni archivia il concorso esterno
Il premier detta la linea al Guardasigilli sul tema mafioso: «Comprendo bene le valutazioni che fa, ma mi concentrerei su altro». Carlo Nordio si accoda: «Perfetta sintonia». Ma Forza Italia insiste nel chiedere l’abolizione: «È un reato che non ha motivo d’esistere».«Sul tema del concorso esterno in associazione mafiosa, io comprendo benissimo sia le valutazioni che fa il ministro Carlo Nordio, sempre molto preciso, sia le critiche che possono arrivare, però mi concentrerei su altre priorità». Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, mette fine alla disputa che stava inspiegabilmente ingarbugliando il dibattito politico che, negli ultimi giorni, si era avviluppato attorno alla giustizia e, in particolare, a tre reati che il guardasigilli ha in animo di riformare: l’abuso d’ufficio, il traffico illecito di influenze e il concorso esterno in associazione mafiosa.Accorpando tutti i fascicoli per quei tre reati (per quanto molto sentiti da onorevoli e amministratori), però, come ricostruito ieri dalla Verità, si raggiunge appena lo 0,3% dei procedimenti attualmente pendenti in Italia. Per questo Meloni, che riconosce la bontà delle modifiche che il ministro della Giustizia vuole apportare, ha invitato alla concentrazione su altre priorità, così come aveva ribadito il suo braccio destro, Alfredo Mantovano, dopo l’incontro di Meloni con il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Il dibattito, infatti, stava degenerando, dividendo anche le anime più eterogenee del governo. Antonio Tajani, al richiamo di una riforma del concorso esterno, aveva subito risposto «presente». E i berlusconiani, anche dopo le parole di Meloni, probabilmente ancora accecati da una lungamente repressa voglia abolizionista, hanno continuato a spingere: «Il nostro appoggio al ministro Nordio è senza riserve, senza se e senza ma. Peraltro, il concorso esterno è un reato che c’è solo in Italia e che non ha motivo di esistere. O si è mafiosi o non lo si è, o si concorre, e quindi si è mafiosi, oppure no. Poco importa che il contributo venga dall’esterno», ha continuato a sostenere ieri Licia Ronzulli in tv.Nordio, invece, ha subito capito che, in questo momento, l’attenzione non può essere calamitata dai tre reati cari alla politica. «Con la premier siamo e siamo sempre stati in perfetta sintonia», ha affermato ieri, aggiungendo: «Il problema del concorso esterno è stato da me trattato nei miei scritti di questi ultimi 20 anni, è essenzialmente tecnico e mira semmai a rafforzare la lotta contro la criminalità organizzata». Sulla applicabilità del concorso esterno, una fattispecie punita attraverso il combinato disposto dell’articolo 110 del codice penale (concorso nel reato) e la norma incriminatrice dell’associazione di stampo mafioso, la politica si divide da tempo. In pratica offre ai magistrati due possibilità di contestazione: una morale (esempio, il boss istiga il figlio a far parte di un’associazione mafiosa) e una materiale che, per l’affinità con il ruolo di partecipe diretto nell’associazione, ne rende problematica la differenziazione.In sostanza i giudici, su questo punto, hanno un’ampia discrezionalità e possono far cadere da una parte o dall’altra l’imputato a piacimento. E questa è anche una delle ragioni per cui Nordio pensa di «tipizzare» il reato. Un bug è evidente che ci sia. Però ora il Guardasigilli precisa: «Il discorso sul concorso esterno non fa parte del programma di governo». Infine, il dato politico: «Le ricostruzioni fantasiose e talvolta maligne su nostri ipotetici dissidi sono vani tentativi di minare la nostra risolutezza nel portare a compimento le riforme sulla giustizia, secondo il mandato ricevuti dagli elettori, e sulle quali non vacilleremo e non esiteremo».Gli altri due reati da riformare, che stavano gettando nel caos il dibattito politico, sono l’abuso d’ufficio e il traffico illecito di influenze. Con i pochi dati a disposizione si può riassumere, sommando anche il concorso esterno, che sul totale di procedimenti penali in Italia, escludendo quelli davanti ai giudici di pace (che non sono chiamati a trattare quei reati), ovvero 1.349.980 (dato 2022 del ministero della Giustizia), si tratta dello 0,3% dei fascicoli. Quelli per abuso d’ufficio sono 3.938 (dato 2022 del ministero della Giustizia); per il traffico illecito di influenze non è stato possibile rintracciare dati del 2022 ma nel 2021 i procedimenti aperti erano solo 17 (dato del Servizio analisi criminale della polizia di Stato), mentre il dato Istat è fermo al 2017 con 20 procedimenti; e, per il concorso esterno, l’unico dato aggregato riscontrabile in rete è contenuto in uno studio di Uni Milano che risale al 2016 e che conta 16 procedimenti penali per il 2015. Nel report si sostiene che «le persone alle quali è stato contestato il concorso esterno costituiscono meno dell’1% del totale delle persone sottoposte a indagini» per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Ecco perché tra le riforme non può essere di certo presentata come quella prioritaria.