2020-08-20
La manina di Putin nel golpe in Mali per arginare le mire di Francia e Cina
Mosca vorrebbe indebolire il dominio di Parigi, mentre Pechino nell'area punta alle riserve di uranio e a convivere con Emmanuel Macron.«Sono stato sottomesso, non ho altra scelta». Così Ibrahim Boubacar Keita ha annunciato le proprie dimissioni da presidente del Mali con un messaggio trasmesso dalla televisione nazionale Ortm. Una dichiarazione registrata dopo il suo arresto, avvenuto martedì, da parte di un gruppo di militari golpisti dell'esercito. «Non voglio che sia versato sangue», ha aggiunto annunciando infine lo scioglimento del governo guidato dal primo ministro Boubou Cissè e del parlamento.Gli autori del colpo di Stato hanno chiesto una transizione politica civile che porti alle elezioni «in tempi ragionevoli» annunciando la creazione di un Comitato nazionale per la salvezza del popolo. Inoltre, hanno ordinato la chiusura di tutti i valichi di frontiera e imposto un coprifuoco notturno dalle 21 alle 5. «Noi, le forze patriottiche raggruppate nel Comitato nazionale per la salvezza del popolo, abbiamo deciso di assumerci la responsabilità davanti al popolo e alla storia», ha detto il portavoce militare Ismael Wagué, vice capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare. Le missioni internazionali presenti in Mali (compresa la francese Barkhane e la neonata task force Takuba che vede anche un coinvolgimento italiano) resteranno partner «per il ripristino della stabilità» nel Paese e gli accordi internazionali verranno rispettati. Condanne al golpe sono arrivate dagli Stati Uniti per bocca del segretario di Stato Mike Pompeo, dalle Nazioni Unite, dall'Unione africana (che ha deciso di sospendere il Mali dopo il colpo di Stato e ha chiesto il rilascio del presidente Keita) e dall'Unione europea.Il colpo di stato di martedì ricorda per certi aspetti quello di otto anni fa, e non soltanto perché sono iniziati entrambi dal campo militare di Kati. Nel 2012 era stato destituito il presidente Amadou Toumani Touré, in carica da 10 anni. La crisi politica ma anche economica (secondo i dati della Banca mondiale, più del 40 per cento della popolazione si trova in condizione di estrema povertà) iniziò allora, con ribelli e jihadisti che tornarono sconfitti dalla guerra in Libia che mise fin al regime di Muammar Gheddafi e presero possesso di ampie aree del Nord del Paese, al confine con Algeria e Niger.Nel 2013 venne eletto presidente a larghissima maggioranza Keita che, grazie anche alla massiccia presenza francese nel Paese (circa 5.000 soldati e diverse basi munite di droni), avviò una controffensiva per fermare l'avanzata dei gruppi islamisti nel Nord. Negli anni, i gruppi jihadisti si sono rifugiati in zone rurali non rinunciando però ad attentati contro i civili.Proprio le difficoltà di Keita a garantire la sicurezza dei suoi cittadini, che da mesi scendono in piazza per protestare, potrebbe essere stato uno dei principali motivi del colpo di Stato, a cui vanno sommati anche i ritardi nei pagamenti degli stipendi dell'esercito a causa della crisi economica.Ma potrebbero esserci anche ragioni internazionali. Da mesi, infatti, la Russia ha messo in piedi un'infowar sul Mali con l'intento di indebolire la posizione della Francia, percepita ormai da ampie fette della popolazione come «il nemico in casa». Inoltre, alla fine dello scorso anno il ministro della Difesa maliano aveva annunciato «l'arrivo di militari russi nel Paese, per supportare tecnicamente le forze armate locali». Sembra che siano arrivati sul campo una ventina di uomini della società privata Wagner, mercenari su cui Cremlino fa affidamento anche su fronti come Ucraina e Libia.E se ci fosse lo zampino del Cremlino sul golpe? Proprio in Russia, infatti, si è formato il colonnello Sadio Camara della Guarda nazionale, che sembra sempre più il nuovo uomo forte del Mali. Camara sarebbe tornato da poco in Mali da un addestramento militare in Russia. Con lui ci sarebbero stati anche il colonnello Malick Diaw, il suo numero uno, e Ismael Wagué, vicecapo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare. E l'Italia? Non può permettersi di restare a guardare mentre il Mali, fondamentale argine ai jihadisti in chiave Mediterraneo, diventa il nuovo terreno di scontro di influenze tra Europa, Russia, Turchia e Cina. Pechino nell'area punta alla riserve di uranio e da tempo cerca una convivenza con gli uomini di Macron. Se il golpe andasse in porto bisognerebbe prendere atto anche di una netta separazione delle strade sinorusse. Fino ad ora e in molti luoghi sempre convergenti.Per quanto riguarda il nostro Paese, dopo lunghi colloqui tra i ministri di Esteri e Difesa di Roma e Parigi, si è deciso di mandare elicotteri e forze speciali (200 unità di personale, consistenza media di 87), che saranno impegnate nella task force Takuba, raggruppamento di forze speciali europee fortemente voluto dalla Francia in cooperazione con il contingente francese dell'operazione Barkhane. Dalla Farnesina martedì sera si è levata la voce (l'unica quando La Verità andava in stampa) del viceministro Emanuela Del Re, auspicando «che venga mantenuto l'ordine costituzionale nel Paese e che si rispetti la legge».
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