2021-09-06
Lorenzo Fontana: «Ma sul green pass la Lega è compatta: no all’uso estensivo»
Alberto Bagnai e Lorenzo Fontana (Ansa)
Il vicesegretario federale del Carroccio: «Ok solo in emergenza. Con Forza Italia coordinamento, ma la fusione è impensabile»«Guardi, io la sera dopo cena a casa non guardo la televisione, non sto sui social ma studio e ora sto proseguendo nel mio percorso di filosofia dopo la laurea triennale presso la facoltà San Tommaso d'Aquino a Roma». Dopo essersi laureato in scienze politiche e storia. Tre sono in tutto le lauree di Lorenzo Fontana, vicesegretario federale della Lega. Sempre in viaggio fra Roma e Bruxelles, dove riesco a raggiungerlo per questa intervista. Qualche legislatura alle spalle nonostante la giovane età. Già consigliere comunale e vicesindaco a Verona e quasi dieci anni da europarlamentare. Oggi deputato e a capo del dipartimento politica estera della Lega.Non ha l'aria del secchione lei, Fontana…«Fare politica significa avere una visione. Di società prima di tutto. E per averla devi studiare e applicarti».Però lei essendo veneto e cattolico, l'aria del democristiano un po' ce l'ha.(ride) «Anche volendo mi sono avvicinato alla politica seguendo i comizi dei primi anni Novanta. Eravamo in piena tangentopoli. La Democrazia cristiana stava scomparendo. E comunque democristiano e cattolico non sono sinonimi».Ho capito. Ma io devo affibbiarle un'etichetta. Ci sono. Lei è il leghista duro e puro della prima ora.«No, guardi io sono soprattutto me stesso. Sono in Lega dal 1996. Avevo 16 anni. Bossi ha avuto un'intuizione straordinaria. Non ha inventato nulla. Ma ha colto un sentimento. Che cominciava a farsi strada. La salvaguardia dell'identità dei popoli. E in Italia tante e belle sono le diversità. A proposito, lo sa che il 19 settembre Umberto Bossi compie 80 anni?».Fontana venetissimo è chiaro… e da cattolico qual è il Papa cui lei è più affezionato?«Il 3 settembre era la ricorrenza di San Pio X, il Papa veneto contro il modernismo. Da non confondere con il progresso. È lui il mio Papa preferito».Ho capito, è uno tosto. Preparato e conosce un sacco di date. E io la prendo di punta allora. Parliamo del green pass sempre più esteso. Ci sono due leghe su questo maledetto lasciapassare? Lei da che parte sta?«Sto dalla parte della Lega. In una delle nostre riunioni abbiamo raggiunto una posizione comune. Per noi il green pass non è uno strumento per la gestione dell'ordinaria amministrazione, piuttosto per gestire le emergenze. Mai più chiusure. E se ci dovesse essere un'altra ondata il green pass sarà lo strumento per garantire le aperture ed evitare il lockdown. Vaccinato o con la certezza di essere negativo devi poter viaggiare e lavorare anche nel momento in cui si imponesse la necessità di una chiusura. Su questa posizione siamo tutti d'accordo in Lega. A cominciare dai nostri governatori. E basta guardare in Europa. Dalla Germania al Belgio. Non si prevede un utilizzo estensivo di questo strumento».E invece in Italia sta prevalendo l'utilizzo sempre più intrusivo del green pass…«Viviamo in un'epoca strana. Sei libero di cambiare il sesso che la natura ti dà e non di bere un cappuccino al tavolo. È uno dei tanti effetti perversi della battaglia ideologica che i socialisti stanno combattendo contro i popolari e gli identitari in Europa e in Occidente. E l'ideologia sfocia sempre in schiavitù. C'è sempre un motivo apparentemente nobile per limitare la libertà delle persone. Se un filosofo come Cacciari si fa delle domande dovremmo tenerne conto. Nessuna dittatura si afferma senza un vasto consenso popolare. Il comunismo prometteva il paradiso terrestre, ad esempio».A dire il vero però sarebbero alleati in Europa socialisti e popolari…«E infatti rischiano di soccombere alle prossime elezioni in Germania. Proprio per questo motivo. Per la loro sudditanza psicologica nei confronti dei socialisti. Non mi piacciono. In nessuna delle loro possibili e tragiche trasformazioni storiche. Dai nazionalsocialisti (la vera denominazione dei nazisti - ndr) a quelli internazionali».Quindi mi sta dicendo che non è vero che voi volete allearvi con i popolari, bensì che siete i veri popolari.«Beh, noi di Identità e democrazia sicuramente in questo momento rappresentiamo quell'idea di Europa che ci ha uniti fin dal principio, quella che sognavano i padri fondatori, un'Europa unita, ma nella diversità. E soprattutto solidale. Dove fosse rappresentato al meglio il principio di sussidiarietà». Cosa spera che accada nelle imminenti elezioni politiche in Germania?«Ho una naturale predilezione per i cattolici bavaresi della Csu. Una forza ragionevole con cui dialoghiamo molto bene e con valori che ci accomunano. È importante che cresca il loro peso all'interno della Cdu. E che abbiano un'affermazione importante. Per contrastare la deriva della Cdu, che sta pericolosamente aderendo alle battaglie ideologiche di quelli che dovrebbero essere i suoi avversari».Da un avversario all'altro. Con Fratelli d'Italia bisticciate anche in Europa…«Non litighiamo ma siamo in competizione. È normale. Vi è una differenza fra noi e loro che a oggi appare come una sfumatura perché vi sono problemi più importanti. Loro sono più affezionati al concetto di Stato nazione. Noi a quello di identità. Territoriali ma anche culturali. La vera Europa su cui tutti dovremmo trovare un accordo è “uniti ma nelle diversità". Invece vi è una continua spinta dall'alto verso l'omologazione. Globalismo contro identità».Da sempre si occupa di politica estera. Le chiedo un giudizio sul G20 che Draghi intende convocare per parlare di Afghanistan. Mettiamo sotto processo Washington?«Non credo che accadrà. Al netto dei gravi errori commessi in Afghanistan la nostra politica estera dipende da Washington. Ma dovrebbe essere prioritario pensare ai nostri interessi geopolitici. E quindi dovremmo concentrarci sul Mediterraneo. Questo dovrebbe essere il centro della nostra azione. La situazione è complicata. Libia, Tunisia e una Turchia sempre più aggressiva. Problemi per noi straordinariamente più pressanti del Pacifico o dell'Afghanistan. È nostro dovere far comprendere agli Stati Uniti che è anche nell'interesse degli Usa che l'Italia abbia nel Mediterraneo una più ampia capacità di manovra».Volevo ancora provocarla sull'obbligo vaccinale però.«Nessun obbligo, ma ben venga una campagna di sensibilizzazione e dialogo sugli oltre 3 milioni di over 50 non vaccinati. E soprattutto non capisco questa pulsione all'obbligo visto che la campagna italiana sta andando veramente a gonfie vele. Siamo uno dei Paesi al mondo col più alto tasso di vaccinazione».Non ne usciamo? O se sì… come?«Noi proseguiamo con la nostra battaglia sui tamponi salivari e poco invasivi. Perfetti per un controllo costante. Soprattutto per consentire ai giovani di fare scuola e sport. Perché non se ne parla proprio di obbligo vaccinale soprattutto sui più giovani. Sono i più anziani quelli che rischiano. Anche se ci sono i vaccini dobbiamo continuare con screening e tracciamenti».Parliamo della Lamorgese. Risultati deludenti. Non ci sono numeri per una sfiducia su di lei, però. Dovete masticare amaro.«Situazione difficile. Anzi grave. A Draghi dico che dobbiamo metterci mano. Non basta fare bene in economia. Si chiedono sacrifici agli italiani a causa del virus; non si può tollerare che sbarchino senza controlli 40.000 clandestini. Dieci volte in più di quando Salvini era al Viminale. La sua esperienza da ministro dimostra che si possono ottenere risultati molto concreti».Facciamo il solito giochino. Due ministri: Speranza e Lamorgese. Chi butta giù dalla torre?«Confido negli italiani. Nel segreto dell'urna faranno saltare in aria la torre».A proposito di mobilitazione elettorale, avete raccolto in pochissimo tempo oltre mezzo milione di firme per i referendum sulla giustizia. Avete un partito organizzato…«Brillante intuizione di Salvini. La giustizia è un tema che ci tocca tutti da vicino. Un passo in avanti per avere una giustizia più giusta. E comunque io coltivo da sempre la prospettiva dell'elezione popolare. Nonostante sia un istituto tipico del mondo anglosassone e americano mi piacerebbe che si potesse così raggiungere, come per il potere politico, il passaggio di un vaglio popolare. Visto che le decisioni dei giudici e le azioni dei pm possono avere effetti dirompenti sulla vita delle persone. La presenza di un controllo popolare è un elemento che aiuta e responsabilizza».Teme che la Corte costituzionale possa essere tentata dal farli saltare in tutto o in parte?«A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina».Da vicesegretario federale, cosa pensa del matrimonio con Forza Italia di cui tanto si parla?«Vediamo l'iniziativa come uno strumento per rafforzare l'azione e il coordinamento dei due gruppi parlamentari. Nell'interesse del centrodestra e del governo. Non mi sembra che sia pensabile una fusione. Almeno per come ne abbiamo parlato fino a oggi. In politica non ho mai visto decollare e funzionare queste alchimie».Non che se ne senta la mancanza, ma il ddl Zan che fine ha fatto?«Buon segno che non se parli più. Andrei oltre, no?».Andiamo a febbraio 2022. Mi faccia l'identikit del presidente della Repubblica che lei vorrebbe. Non le chiedo nomi. Che di sicuro non farebbe».«Mi basterebbe che fosse di centro e non di centrosinistra come sono stati tutti i presidenti della Repubblica negli ultimi trent'anni».Ha fatto l'identikit di Draghi…«Io no e soprattutto è lei che ne fa di nomi…».