2022-06-28
La Lamorgese apre i porti e le Ong scaricano «risorse». Ma solo per la criminalità
I taxi del mare sono scatenati, raccattano disperati e puntano sempre le nostre coste. Il Viminale tace e fa sbarcare. Risultato: a Napoli i nigeriani aggrediscono la polizia. Succede da tempo, come no, ma ogni volta sconcerta l’arroganza con cui, semplicemente, si ignora il problema. Che l’attuale gestione dell’immigrazione di massa non piaccia alla gran parte dei cittadini italiani - di destra come di sinistra - è un fatto. Eppuret sono circa tre anni che il nostro governo, nella persona di Luciana Lamorgese, si limita a fare finta di nulla. Pare che questa sia la linea politica comune: se i cittadini mostrano di volere qualcosa (che sia lo stop all’invio di armi o il ritorno alla normalità post pandemica), l’esecutivo scientemente li scavalca, continuando ad agire come gli pare. O come se il suo mandato non provenisse dal popolo bensì da altre zone più oscure.Comunque sia, quest’anno abbiamo ampiamente superato il 26.000 ingressi di clandestini, contro i 19.000 e poco più dello stesso periodo dell’anno scorso e i 6.000 e rotti del 2020. Dire che l’hotspot di Lampedusa è al collasso ormai non fa più nemmeno notizia, poiché è cronicamente strapieno. Situazione analoga in altri comuni, dove i migranti vengono ammassati alla meno peggio in caserme (come a Pantelleria) e centri d’emergenza. Proseguono senza sosta pure i cosiddetti «sbarchi fantasma», cioè gli arrivi autonomi tramite barchini e simili.In più, come ai bei tempi, hanno ripreso con il simpatico andirivieni anche gli amici delle Ong. A quanto pare, i taxisti del mare sono gli unici che non scioperano, anche perché con loro il governo è tenero come il tonno che si taglia col grissino. Ormai il Viminale non cerca nemmeno più di salvare la faccia. Ai tempi di Marco Minniti si era cercato almeno di stilare un codice di condotta per gli attivisti pro invasione. Adesso, invece, chiunque si presenti nei pressi delle nostre coste riceve il permesso di entrare. È accaduto nei giorni scorsi alla Sea Eye 4, alla Aita Mari e persino alla barchetta dei radical chic, la Nadir di Resq, Ong italica che ha come presidente onorario Gherardo Colombo. Del resto ogni Vip che si rispetti ha la sua flottiglia. Al largo delle coste libiche - e, si suppone, presto nei nostri paraggi - ci sono pure la Geo Barents e la Louise Michel, quest’ultima nave battente bandiera tedesca e finanziata dall’artista Banksy, il sedicente ribelle sempre pronto a sostenere la propaganda di regime. Se aggiungiamo il carico umano di Ocean Viking, contiamo svariate centinaia di persone pronte ad approdare qui.Vediamo di intenderci subito. Che nel 2022 qualcuno ancora possa pensare che gli sbarchi di irregolari siano motivati dalla necessità di «salvare vite in mare» è ridicolo. Che i flussi siano «armi di migrazione di massa» è stato nemmeno troppo faticosamente ammesso persino da alcuni «grandi quotidiani» italiani, solitamente non ostili all’accoglienza sregolata. Se osserviamo le nazionalità delle persone giunte qui nelle ultime settimane (bengalesi, egiziani, maghrebini) ci rendiamo conto che si tratta di vittime collaterali della crisi alimentare in parte stimolata dal conflitto in Ucraina. È molto probabilmente motivata da ragioni politiche pure la mostruosa situazione di Melilla, dove quasi 400 persone un paio di giorni fa hanno tentato di varcare i confini spagnoli, venendo duramente respinte dalla polizia di frontiera. Pare che il bilancio si aggiri sui 37 morti. Il socialista Pedro Sanchez ha parlato di infiltrazioni mafiose, e può anche darsi che abbia ragione. Intanto però ha tenuto chiusi i confini per due anni, e ciclicamente le forze dell’ordine ispaniche si riservano di utilizzare le maniere forti per fermare gli ingressi.Di fronte a un caos di questo genere, ci si aspetterebbe una risposta seria dall’Unione Europea, ma è evidente che non può arrivare. Il fatto è che l’attuale caos è esattamente ciò che i vertici europei desiderano, in parte per ideologia e in parte per convenienza, onde garantire destabilizzazione, abbassamento dei salari nel Vecchio Continente e crisi permanente.Anche la politica italiana ha il suo bieco tornaconto. Da un lato, infatti, gli arrivi costanti consentono di continuare a foraggiare il sistema delle coop, il cui ruolo fondamentale è stato richiamato (non a caso) la scorsa settimana proprio dalla Lamorgese. Poi ci sono gli effetti collaterali secondari, cioè le ricadute criminali. Domenica, a Napoli, alcuni agenti della polizia locale sono stati circondati e aggrediti da una gang di nigeriani durante un controllo dei mercatini abusivi in zona piazza Garibaldi. Messaggio chiaro: da quelle parti non comanda lo Stato, ma la criminalità africana. Ieri, a Bari, sono state arrestate 10 persone, tra italiani e stranieri, le quali - come riporta l’Ansa - «avrebbero fatto sottoscrivere a 453 cittadini extracomunitari, di nazionalità indiana, cingalese, bengalese, pachistana, finti contratti di lavoro, prevalentemente nel settore edile, per fare ottenere loro il permesso di soggiorno. Per questo stratagemma i migranti avrebbero pagato da 1.000 a 6.000 euro». In quell’inferno di disumanità e illegalità che è Rignano Garganico, invece, un gambiano di 35 anni, Joof Yusupha, uno che lavorava in condizioni di semi schiavitù, è stato trovato morto dopo l’ennesimo incendio.Ecco, questa è la realtà quotidiana dell’immigrazione senza limiti. Non c’entrano nulla il razzismo, la bontà, la morale, la generosità. Qui ci troviamo al cospetto di un sistema mortifero che opera indisturbato da anni e che si può fermare solo in un modo: bloccando le partenze. L’attuale governo, tuttavia, non viene sfiorato dall’argomento. Se ne frega e tira dritto: proprio come le navi delle Ong.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.