2022-09-09
La Lagarde sempre fuori tempo. Ora ci porta dritti alla recessione
La Bce prima ammette di aver fallito le previsioni sull’inflazione, poi annuncia un maxi innalzamento dei tassi da 75 punti base. Una decisione spinta dai tedeschi. Gli effetti li pagheranno famiglie e imprese.Addio alle colombe del whatever it takes draghiano, tornano i falchi che parlano tedesco e ci causeranno tante sofferenze (nel senso finanziario del termine). La Bce ieri ha alzato i tassi d’interesse di 75 punti base per contrastare l’aumento dell’inflazione. La decisione è stata presa dal consiglio direttivo «all’unanimità» ma «si sono registrate differenti visioni attorno al tavolo, c’è stata discussione», ha detto la presidente Christine Lagarde in conferenza stampa, senza aggiungere dettagli. Anche se è noto che i «falchi» capitanati dal presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, chiedono da tempo interventi di normalizzazione della politica monetaria.Il più grande incremento dei tassi registrato nella sua storia, che segue il rialzo di 50 punti di luglio, non ha sorpreso i mercati (in Piazza Affari il FtseMib ieri sera ha chiuso con un +0,9% e lo spread è calato a 223 punti) ma la novità riguarda la chiarezza con cui si delinea già un prossimo nuovo rialzo. A luglio, infatti, la Lagarde, aveva detto che la mossa consentiva di lasciare la porta aperta a un rialzo più mite a settembre. I dati di agosto sull’inflazione nell’Eurozona l’hanno però vista schizzare al 9,1 per cento. In base alla valutazione attuale, dunque, «nei prossimi incontri il consiglio direttivo si aspetta di alzare ancora i tassi per smorzare la domanda e proteggere dal rischio di una persistente revisione al rialzo delle aspettative dell’inflazione», spiega la Bce nel suo comunicato. «Occorreranno diversi consigli per riportare i tassi d’interesse a un livello che ci permetta di tornare al nostro obiettivo di inflazione. Quanti meeting serviranno? Il numero va da due, incluso quello di oggi, a meno di cinque», ha spiegato in conferenza stampa la stessa Lagarde. Che ha finalmente ammesso di avere fatto «degli errori» nelle previsioni sull’inflazione, «me ne assumo la colpa perché sono il capo dell’istituzione», ha aggiunto per poi chiosare «come tutte le istituzioni internazionali, come molti economisti, perché è virtualmente impossibile prevedere e includere nei modelli il Covid, la guerra in Ucraina, il ricatto sull’energia». E a «quelli che costantemente ripetono che la Bce sia in ritardo, ricordo che siamo in un percorso che è iniziato nel dicembre scorso, quando abbiamo deciso di terminare gli acquisti del Pepp e ora continuiamo nel percorso di normalizzazione» con una serie di rialzi dei tassi, ha aggiunto. Resta da capire, se dopo un track record di stime non proprio invidiabile, anche le prossime annunciate ieri possano essere ritenute affidabili. I tecnici di Francoforte hanno intanto rivisto significativamente al rialzo le previsioni sull’inflazione nell’Eurozona: all’8,1% nel 2022, al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024. Tre mesi fa pronosticavano un’inflazione al 6,8% quest’anno, al 3,5% nel 2023 e al 2,1% nel 2024. Rilevante anche la revisione, in questo caso al ribasso, delle stime del Pil: 3,1% nel 2022, 0,9% nel 2023, 1,9% nel 2024. «Dopo un rimbalzo nella prima metà del 2022, dati recenti indicano un sostanziale rallentamento della crescita economica dell’area euro, con un’economia che dovrebbe ristagnare nel corso dell’anno e nel primo trimestre del 2023», scrive la Bce. Sottolineando che la guerra «pesa sulla fiducia delle imprese e dei consumatori». Se si dovesse considerare lo scenario «più negativo», ha precisato la presidente, con lo stop al gas della Russia si potrebbe intravedere una recessione già nel 2023. Il problema è che il mega rialzo dei tassi alimenterà le sofferenze di aziende e famiglie già alle prese con il caro-bollette. Come abbiamo scritto nei giorni scorsi, infatti, l’intervento sui tassi arriva, infatti, proprio mentre le aziende avranno meno liquidità per rimborsare i prestiti e una marginalità più bassa che complica il rispetto delle scadenze dei rientri. L’effetto si vedrà, a cascata, anche sulle big del credito che pur avendo ridotto i crediti deteriorati nel corso del 2021, con le previsioni di una minor crescita economica rispetto a quanto previsto mesi fa rischiano di veder crescere ancora gli Npl. E quindi di dover aumentare nuovamente le rettifiche su crediti. Da una parte, dunque, ci ritroveremo con le insolvenze provocate dai rincari energetici e dai razionamenti, e dall’altra - come seconda gamba del problema - con gli effetti sui mutui dell’aumento dei tassi. Nella conferenza stampa di ieri, inoltre, la Lagarde è stata incalzata anche sul Tpi, il nuovo scudo anti spread che può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i Paesi dell’area dell’euro. «Non posso dire molto di più rispetto a quanto affermato nella conferenza stampa della riunione di luglio», ha risposto Lagarde ai giornalisti. Il Tpi «è stato dibattuto, approvato all’unanimità e siamo pronti a usarlo», ha evidenziato. Piuttosto, «le misure di sostegno fiscale per attutire l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia dovrebbero essere temporanee e rivolte alle famiglie e alle imprese più vulnerabili per limitare il rischio di alimentare pressioni inflazionistiche, migliorare l’efficienza della spesa pubblica e preservare la sostenibilità del debito», ha detto Lagarde. E anche dopo le «veline» di avvertimento all’Italia uscite sull’approvazione del Mes, il messaggio sembra ormai chiaro: lo scudo c’è ma sarà il board della Bce a decidere chi se lo potrà permettere.