2020-02-12
La Juventus capolista con il fiatone si gioca lo scudetto in 20 giorni
A disagio nel sarrismo e appesa a un CR7 ormai spazientito, la Signora arriva alle sfide clou della stagione con più incertezze di Inter e Lazio. Che la aggrediscono con la leggerezza di chi sa di aver già fatto un'impresa.Modesta suggestione letteraria. Del canone occidentale, due sono i poeti per qualche ragione impossibili da dimenticare. Uno è Eschilo, l'altro è Giacomo Leopardi. Eschilo aveva compreso come la serenità dell'uomo fosse prodotta dalla ricerca della verità. Leopardi che il disvelamento della verità, una volta indicato nella sua interezza, sarebbe stato sensale di angoscia e impotenza. La Juventus di ieri - quella degli ultimi otto anni - era una squadra che aveva letto molto Eschilo: ha portato a casa scudetti con la carriola, battendosi contro avversari la cui subordinazione gregaria costituiva un problema a rapido smaltimento. La Juventus di oggi - seconda settimana di febbraio - è una brigata che invece ha scoperto quella verità veneranda e terribile indicata dal buon Leopardi: c'è poco da stare tranquilli, i fatti, verificati nella loro profondità, mostrano un'Inter aggressiva e senza nulla da perdere, con una Lazio pronta a insinuarsi nella veste di outsider godereccio, foraggiato dalle litigate dei due contendenti principali al titolo.In parole povere: l'Inter si è seduta con prepotenza misurata al tavolo dei pretendenti allo Scudetto, la Juventus si sta guardando le spalle con circospezione perché, a quel tavolo, rischia di trovare una sedia foderata di puntine da disegno. Non è un caso che qualche sera fa lo stato maggiore dei bianconeri - c'erano Andrea Agnelli, Fabio Paratici e mister Maurizio Sarri - abbia cenato al ristorante Il Bastimento, nel cuore della Torino sabauda, per fare il punto della situazione. Un confronto propositivo, svolto nella massima serenità, si sono affrettati a puntualizzare i cronisti. Però qualche corvo pronto a gracchiare il nome di Pep Guardiola per la panchina della Vecchia Signora del futuro c'era. Voci di corridoio, certo. Che si sommano alla notizia sbandierata da Don Balón, autorevole testata calcistica spagnola: Cristiano Ronaldo starebbe meditando un clamoroso ritorno al Real Madrid perché «stufo dei suoi compagni di squadra, consapevole che tornare a casa di Florentino Pérez sarebbe un colpo di marketing brutale».I prossimi venti giorni saranno cruciali per Juventus, Inter e Lazio quanto lo sono stati quelli del Condor per Robert Redford nel film tratto dal romanzo di James Grady. I bianconeri sono reduci da una brutta sconfitta a Verona, che si somma ai punti persi per strada dopo la debacle col Napoli. Giovedì 13 febbraio li attende la semifinale di Coppa Italia contro il Milan di Zlatan Ibrahimovic, il 26 febbraio c'è la Champions league nella partita d'andata contro il Lione, e il primo marzo c'è la fatidica Juventus-Inter. Maurizio Sarri, i cui spettacolari concetti di gioco filtrati da necessità di assimilazione dilatata nel tempo non sembrano ancora essere stati interiorizzati dai suoi giocatori, sa che la Champions league è un imperativo categorico irrinunciabile. Ma sa anche che lo Scudetto non è un obiettivo di minor caratura. Cristiano Ronaldo, acquistato come ciliegina gustosa su una torta ricchissima, sta svolgendo il ruolo di salvatore della patria capace di risolvere da solo le partite a suon di prodezze. Il portoghese è conscio che centrare un ennesimo Pallone d'oro non sarà semplice, senza un supporto adeguato da parte di tutti, nuovi innesti come Adrien Rabiot e Aaron Ramsey inclusi. Dal canto suo, Antonio Conte sa di avere parecchie carte nel suo mazzo. Determinante sarà lo scontro diretto con la Lazio, di cartello il 16 febbraio, e quello coi bianconeri nel primo giorno di marzo. In mezzo c'è l'Europa league, competizione nella quale forse i nerazzurri non sputeranno sangue per vincere. In Italia però, l'Inter può permettersi di giocare con la leggerezza di chi fa della consapevolezza di aver già concretizzato molte aspettative, un privilegio tattico. La campagna acquisti su cui il tecnico salentino ha fatto fuoco e fiamme sta dando buoni frutti: Romelu Lukaku è un gigante dell'area che libera spazi e segna gol, Nicolò Barella nutre un'insana passione per il collezionismo di cartellini gialli, ma offre quantità e buona qualità in mezzo al campo. Gennaio ha portato in dote un Christian Eriksen che ha fatto tremare l'incrocio dei pali avversario durante il derby della Madonnina, sfoggiando un piedino al fulmicotone.Certo, qualche svarione agonistico e diversi punti persi affliggono anche la squadra di proprietà dei cinesi di Suning. Ma psicologicamente chi sta meglio pare risieda all'ombra della Madonnina. Non scordando gli aquilotti della banda di Simone Inzaghi. Compatti come pochi, intruppati in una mentalità pragmatica, farcita di velleità di gioco razionali, con un Ciro Immobile nelle vesti di tiratore scelto dei reparti d'assalto e un Sergej Milinkovic-Savic pantagruelico nel calamitar palloni, la rosa messa a punto dal direttore sportivo Igli Tare può rannicchiarsi sorniona dietro al cespuglio del terzo posto in classifica e rifilare, perché no, una zampata ferina. Hanno già vinto la Supercoppa italiana, ora se la vedranno in campionato con l'Inter. Insomma: sono pronti a svelare sul campo quale sapore ha la verità che li aspetta. Un sapore che, a detta di qualche scommettitore, potrebbe magari risultare amarognolo per le avversarie.