2018-04-25
La guerra infinita di cui non si parla: migliaia di morti causate dall’uranio
Il micidiale materiale con cui si fabbricano i proiettili di artiglieria provoca gravissime forme tumorali. Settanta sentenze di risarcimento, ma il governo nega le responsabilità. Tra depistaggi e insabbiamenti.Non c'è solo la guerra in Siria. Anche noi abbiamo un conflitto e nessuno ne parla. Finora si contano oltre 333 morti e 3.765 feriti gravi, cioè ammalati di tumori. Parliamo delle vittime dell'uranio impoverito, di militari e popolazione civile. Ieri l'ultima vittima: Gaetano Luppino, carabiniere che era rimasto contaminato durante una missione in Bosnia e Kosovo, è morto di tumore. Oltre a combattere contro il male, aveva sostenuto una lunga battaglia legale per ottenere un risarcimento dal ministero. Vi sono però anche altre vittime: 1.200 soldati deceduti o gravemente ammalati per patologie asbesto-correlate solo in Marina. Ora, quasi sottovoce. qualche giornale ne ha parlato grazie alle conclusioni della Commissione parlamentare sull'uranio impoverito, presieduta da Gian Piero Scanu, parlamentare del Pd, che non è stato ricandidato dal suo partito perché considerato scomodo. Era mal digerito dal ministro uscente della Difesa, Roberta Pinotti, oltre che dai vertici militari.Il rapporto della commissione è stato approvato da 10 parlamentari su 12. Gli altri due (Mauro Pili, Gruppo misto, ed Elio Vito, Forza Italia) hanno presentato una controrelazione di 1.000 pagine per documentare le «sconvolgenti criticità» in conseguenza dell'U238, cioè degli effetti delle polveri infinitesimali dell'uranio impoverito, il micidiale materiale con cui si fabbricano i proiettili di artiglieria che perfora le corazze dei tank. L'uso di questi proiettili sviluppa temperature altissime capaci di nebulizzare i metalli, creando particelle che, se inalate o ingerite, possono provocare numerose forme tumorali.Da 20 anni i militari in missione in Afghanistan, Bosnia, Kosovo e Iraq hanno subito le gravi conseguenze di questi proiettili. Le sentenze della magistratura di risarcimento sono arrivate a 70 e tendono a crescere ogni giorno, anche perché i militari ammalati e i civili nelle aree vicine ai poligoni di tiro aumentano sempre di più. La letteratura scientifica in questo campo è ampia. Ci limitiamo a una fonte inedita: quella di un gruppo di studio interdisciplinare dell'Università La Sapienza. Gli studiosi hanno accertato che nell'area del Poligono di tiro militare di Quirra, in Sardegna (tra l'Ogliastra e il Sarrabus-Gerrei), le concentrazioni di elementi tossici risultano molto elevati. Sono pericolosamente esposti, da anni, non solo gli abitanti dei paesi vicini, ma anche gli animali e l'ambiente. Nella popolazione di dieci paesi analizzati «risultano eccessi significativi di mortalità rispetto alle attese regionali, superiori del 28% per gli uomini e del 12% per le donne per tumori.» Anche per le ospedalizzazioni per le stesse patologie «risultano eccessi significativi del 65% per gli uomini e del 42% per gli uomini». Si riscontra un forte aumento di ricoveri in ospedale di uomini (240%) e di donne (210%). Le relazioni documentano ampiamente la certezza del rapporto tra U238 e tumori. In passato altre tre commissioni d'inchiesta parlamentari hanno utilizzato studi e consulenze, ma non sono mai arrivate alle conclusioni della commissione 2018 . Non sono mancati i tentativi di depistaggio e, all'inizio, anche la magistratura tendeva a frapporre ostacoli. Poi qualche magistrato ha cominciato a dare ragione ai familiari delle vittime. Una delle prime sentenze ha riguardato il caporale Salvatore Vacca, che era stato in missione in Bosnia, deceduto nel 1999 di leucemia linfoblastica acuta. La sentenza d'appello stabilì la «colpa del ministero della Difesa», riconoscendo, oltre a un indennizzo per danno patrimoniale, un «danno causato dall'inadempienza di misure di sicurezza previste per il militare». Il legale, Domenico Leggiero, dell'Osservatorio militare, non ha dubbi in proposito: «È una sentenza unica nel suo genere. Se si parla di omicidio colposo di un militare morto, in caso di 333 vittime cosa è, una strage? E perché ancora non si fa nulla? Il ministro Pinotti ora non potrà ignorare quello che emerge dalla sentenza». In realtà, sia la ministra Pinotti, sia i vertici delle forze armate e persino l'attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (ministro della Difesa dal 1999 al 2001) hanno seguito le indicazioni dei «falchi» militari che volevano ridimensionare il fenomeno (forse temendo una valanga di richieste di risarcimenti).La controrelazione parlamentare di Mauro Pili documenta ampiamente le «prove regina» e denuncia con chiarezza le responsabilità politiche e militari. Si definiscono «omissioni di Stato» i comportamenti per nascondere la verità: «il ministero della Difesa ha coperto per anni omicidi plurimi e disastri ambientali», dice Mauro Pili, con riferimento esplicito ai poligoni di tiro (anche con proiettili di uranio impoverito) in Sardegna. In quel testo ci sono anche 168 nomi delle «vittime della devastazione del poligono di Quirra, dove sono state usate migliaia di tonnellate di esplosivi con ogni genere di sostanze cancerogene e radioattive».All'apparenza potrebbe essere interpretata come una guerra tra due sardi (Pili è stato presidente della Regione Sardegna e sindaco di Iglesias, era di Forza Italia, poi è passato nella lista sarda Unidos; Gian Piero Scanu è stato sindaco di Olbia, ex Margherita e poi dirigente regionale del Pd). In realtà, però, i due militanti della bandiera dei quattro mori sono sostanzialmente sulla stessa linea di contestazione dei militari e del governo. La differenza sta nel linguaggio: più diplomatico Scanu (sinistra), per non irritare troppo lo Stato maggiore della Difesa; più incisiva e diretta la denuncia di Pili. La ministra Pinotti si è limitata ad affermare che è «sbagliato criminalizzare le forze armate, perché hanno in massima attenzione la salute dei militari» e ribadisce che «in Italia non è mai stato utilizzato e acquistato un munizionamento con l'uranio impoverito». Peccato che ben 70 sentenze di tribunali dicano altre cose. Il problema centrale - ricordato dalle due relazioni - è che le autorità militari sapevano sin dal 1995 i gravi danni che potevano essere arrecati ai soldati e ai civili.Il generale Fernando Termentini, che è stato in Bosnia per lungo tempo ed è ammalato di cancro, ha spiegato che alle gerarchie militari arrivavano documenti e video americani che spiegavano i rischi di quei proiettili. «Solo che», ha chiarito l'alto ufficiale, «a quel tempo non avevamo alcuna conoscenza, nessuno ci aveva informati, non avevamo nessun tipo di attrezzatura adeguata per fronteggiare il pericolo delle nanoparticelle e dell'uranio».Il caso di Lorenzo Motta, ex sottocapo della Marina militare, è significativo. Il militare è tornato dalle missioni all'estero con il linfoma di Hodking. Nel suo corpo si riscontrano almeno 15 metalli e sostanze nocive (bario, acciaio, oro, rame, alluminio, cloro, nichel, silicio), che i giudici definiscono «frammenti di particelle micrometriche di polverizzazione di uranio impoverito». Nel marzo 2016 il Consiglio di Stato, per la prima volta, stabilisce che la malattia di Motta è stata provocata da «causa di servizio ». Il ministero della Difesa, però, non riconosce questa sentenza e il caso è ancora aperto. Il militare ha spiegato: «Durante le missioni, io e gli altri militari, ridevamo quando incontravamo i soldati americani con le tute speciali anche con una temperatura di 40 gradi. Noi andavamo in giro con le scarpe di tela e i pantaloni corti. Non sapevamo i rischi che correvamo». Le accuse di Mauro Pili sono molto pesanti: «Fatti di una gravità inaudita, che costituiscono la prova evidente di un atteggiamento diffuso e di vertice teso a nascondere, manipolare e omettere la drammatica situazione che vede migliaia di militari malati e tanti civili vittime di questo sistema». Il fronte militare e politico (ministero della Difesa, in modo particolare), dice il parlamentare sardo, è stato sempre caratterizzato dal negazionismo. Non viene risparmiato neppure l'attuale presidente della Repubblica, quando, come ministro della Difesa, dichiarò in risposta a un'interrogazione parlamentare (27 settembre 2000): «Affermazioni assertive (pericolosità dell'uranio impoverito, ndr) che non trovano nessun riscontro» negli atti, nelle testimonianze, nelle sentenze, dalle quali emergerebbe «in modo inequivocabile l'esatto contrario». Un atteggiamento negazionista che viene riproposto anche in altre occasioni.Nella relazione di minoranza vengono anche denunciate, con prove inconfutabili, le troppe connivenze dei vertici militari con le industrie del settore bellico (anche con generali che diventano presidenti di aziende produttrici di armi, eccetera). L'elenco è lungo e il nostro spazio è limitato. Alla fine della relazione, Pili elenca alcune proposte, che diventeranno una sua iniziativa legislativa: comprendono l'eliminazione e la bonifica dei poligoni di tiro della Sardegna, secondo il principio «chi inquina paga» e una legge che impone «regole certe sulla sicurezza dei luoghi di servizio, garantendo controlli terzi ed esterni all'amministrazione». Gli atti della commissione parlamentare verranno trasmesse alle Procure di competenza per i provvedimenti che si riterranno necessari, «vista la diffusa inosservanza degli obblighi, che risulta perfettamente funzionale a una strategia di sistematica sottostima, quando non di occultamento, dei rischi e delle responsabilità effettive». L'altra proposta l'ha fatta Scanu, suggerendo di spostare le competenze per l'accertamento dei tumori e relativi indennizzi all'Inail, cioè a un ente terzo, per evitare che il Comitato di verifica sia alle dipendenze del ministero dell'Economia, con rappresentanti della Difesa che possono influenzare le indagini. È questo uno dei tanti «rospi» che il nuovo governo dovrà affrontare.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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