2020-11-13
La guerra Gualtieri-Renzi congela il giro di poltrone delle società non quotate
L'emergenza sanitaria ha permesso di prendere tempo. I vertici potrebbero essere già considerati decaduti. Bloccato il prolungamento delle nomine. Slitta tutto a lunedì.Continua lo stallo sulle nomine delle società non quotate controllate dal ministero dell'Economia, al limite ormai degli obblighi di legge. C'è un braccio di ferro in corso tra il ministro Roberto Gualtieri - da sempre considerato la longa manus di Massimo D'Alema - e Matteo Renzi, il leader di Italia viva. Il primo vuole rendere imminente il rinnovo, mentre il secondo continua a temporeggiare, per mantenere le posizioni e alzare la posta sul tavolo. D'altra parte, società come Consip, Consap, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato e molte altre, sono in scadenza da aprile, tra consigli di amministrazione e collegi sindacali. L'emergenza sanitaria ha permesso al governo Conte di prendere tempo (a differenza di quelle quotate che sono state rinnovate a maggio), ma gli obblighi di legge sono ormai scaduti. Il 12 novembre era considerato l'ultimo giorno disponibile, anche se ci sarebbero pareri legali contrastanti, da tempo sul tavolo del direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera. I vertici potrebbero essere già considerati decaduti, aprendo così la strada a ricorsi legali e contestazioni di fronte al Tar. La scorsa settimana la senatrice del Partito democratico, Valeria Valente, aveva presentato un emendamento in commissione Affari costituzionali che rinviava la proroga dei vertici fino alla fine di gennaio 2021. Il provvedimento però non è passato. Così, nella notte tra mercoledì e giovedì, ne ha presentato un altro che questa volta rimanda tutto al 15 dicembre. Ma nel testo del nuovo emendamento aggiunge anche un altro dettaglio, cioè che tutti gli «atti posti in essere» dagli organi prorogati sono validi e quindi non possono essere contestati. In pratica Valente, che è sempre stata considerata molto vicina a Renzi, ha in questo modo prolungato di un altro mese le nomine fatte durante gli ultimi governi di centrosinistra e per di più ha introdotto una sanatoria sulle ultime scelte fatte dalle stesse società non quotate. Anzi, dà mano libera agli attuali consigli di amministrazione fino alla metà di dicembre. Si tratta di un provvedimento rischioso che deve passare anche dalla Camera. Caso vuole che ieri si siano svolte le assemblee di Consip e Consap. Ma invece che il rinvio a dicembre, è stato deciso di far slittare tutto a lunedì prossimo. A quanto pare Gualtieri sarebbe intervenuto per fermare il blitz renziano. La decisione non è casuale, perché il provvedimento Valente presenta dubbi dal punto di vista legale. Chi vieterebbe, infatti, una volta introdotto nell'ordinamento il principio della proroga dei pieni poteri degli amministratori scaduti, di procedere per proroghe successive, motivate in qualsiasi modo (oggi il Covid, domani chissà), di modo da assicurare il mantenimento di cariche gradite a un determinato potere? Non solo: mantenere in capo agli amministratori scaduti i pieni poteri significa quasi «invogliarli» ad assumere provvedimenti non solo puramente «clientelari», ma anche di contenuto economico (appalti, obbligazioni, investimenti, ecc.) od organizzativo (assunzioni, modifiche degli assetti societari) di tale portata da essere difficilmente «rimediabili» dai malcapitati nuovi amministratori, se non a pena di ingenti danni conseguenziali.L'emendamento Valente di fondo rappresenta una sconfitta per Gualtieri, che già da mesi aveva provato ad aggirare le mire della politica sulle società quotate. Rivera aveva ricevuto deleghe più forti in materia, ma le proteste dei partiti hanno permesso di allargare un'altra volta il tavolo per prendere le ultime decisioni. Così ora uno dei mediatori è Pierpaolo Baretta, sottosegretario all'Economia. L'ex candidato a sindaco di Venezia ha di fatto in mano la mediazione tra i partiti per le nomine sulle non quotate. Ma trovare la quadra è difficile. Renzi, infatti, continua a puntare i piedi sia su Consip sia su Consap, due vecchi pallini del giglio magico. Sulla prima dovrebbe riuscire a strappare la conferma di Cristiano Cannarsa, gradito anche al Pd, mentre sulla seconda i giochi sono molto serrati. D'altra parte Consap è l'unica tra le partecipate in scadenza ad avere due ministeri dietro, il Mef è azionista, ma a controllarla è il ministero dello Sviluppo economico, storico feudo di Luigi Di Maio, ora in mano a Stefano Patuanelli. Da tempo si discute della possibilità di portare il direttore generale, Salvatore Barca, a capo della società concessionaria servizi assicurativi nella pubblica amministrazione. L'ex direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, aspetta da mesi di prendere il suo posto. L'incastro è complesso. Anche perché Renzi non vuole mollare i due consiglieri di amministrazione ora in Consap, ovvero Giuseppe Ranieri e Daniela Favrin. Il primo è molto amico dell'ex numero uno della fondazione Open, Alberto Bianchi; la seconda, storica collaboratrice di Ettore Rosato di Italia viva, è stata nominata a maggio nel consiglio di amministrazione di Poste italiane. Lunedì scorso il presidente Mauro Masi ha convocato un consiglio straordinario per affrontare temi inerenti al presidente. Favrin, in collegamento dal suo ufficio in Poste, si è dichiarata assente, facendo decadere l'ordine del giorno.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)