2025-01-31
        La Ferragni mette le corna in piazza e nasconde le magagne giudiziarie
    
 
A ridosso del rinvio a giudizio della influencer per il «Pandoro gate», lei e l’ex marito fanno volare gli stracci (per interposto Corona) su presunte infedeltà. Il pubblico si concentra su quello, con tanti saluti ai processi. Cosa non si fa per nascondere uno schizzo di sugo sulla giacca Chanel verde acqua. Poiché un banale smacchiatore Omino Bianco non basta, Chiara Ferragni prova con il tradimento strappalacrime, con sette anni di corna firmate Fedez, con il sipario strappato via Instragram sul teatrino che lei stessa aveva inventato con la filosofia della «vita in piazza». Questo erano i Ferragnez. E dopo un anno di silenzio, questo sono tornati ad essere per due giorni, tirandosi gli stracci invece degli ortaggi al supermercato. Con il mondo dei media e dei social di nuovo in eccitazione per il sabba del gossip in arrivo. Perché mai? Semplice: perché c’è un rinvio a giudizio per truffa aggravata da gestire, ovvero lo schizzo di sugo da smacchiare.Quella della cortina fumogena è una strategia vecchia come il mondo, funziona anche senza social media manager. La applicò duemila anni fa Temistocle a Salamina, quando distrusse la flotta persiana uscendo all’alba da un banco di nebbia. La cortina fumogena fa sì che Ferragni possa postare quattro pagine di storia su Instagram versando calde lacrime per il trattamento volgare e sprezzante (che sorpresa) subìto dall’ex marito. Fabrizio Corona ha spiattellato su YouTube che Fedez la tradiva da prima del matrimonio con un’amante segreta, la stilista Angelica Montini. La cortina fumogena le permette di dedicare contemporaneamente due righe due - destinate all’oblìo - al siluro giudiziario della Procura di Milano. Le prime inondano la rete, mettono in ansia i 29 milioni di follower dell’influencer marketing e spazzano via le seconde come un’onda anomala fa con un giunco.Abbiamo imparato che nulla è mai casuale dalle parti del City Life. Quindi è meglio salvare dall’annegamento il rinvio a giudizio, farlo asciugare su una roccia e rileggerlo: l’altroieri mentre il pianeta veniva a conoscenza delle corna e delle lacrime, l’imprenditrice virtuale riceveva la notifica del processo per il Pandoro-gate, dove dovrà rispondere di truffa aggravata nonostante una donazione di 200.000 euro in beneficenza per chiudere la faccenda. Secondo l’accusa, l’azienda dolciaria «Balocco» firmò un contratto da 1.075.000 con le società Fenice e Tbs Crew, che fanno capo a Ferragni, per promuovere il dolce brandizzato dall’influencer, facendo credere ai consumatori con «informazioni fuorvianti» che acquistando una confezione al triplo del prezzo avrebbero contribuito a una donazione all’ospedale Regina Margherita di Torino. «Credevo che non fosse necessario celebrare un processo per dimostrare di non aver mai truffato nessuno», ha spiegato sinteticamente lei. «Dovrò purtroppo convivere ancora del tempo con questa accusa che ritengo profondamente ingiusta. Ma sono pronta a lottare con determinazione per far emergere la mia assoluta innocenza».Secondo la teoria dello «strumento di distrazione di massa», niente di più efficace del gossip con slip di pizzo per soffocare il codice penale. Così dopo le rivelazioni di Corona sulla vita parallela di Fedez (con telefonata all’amante qualche minuto prima di sposarsi, «se me lo chiedi annullo il matrimonio», e con presunto tentativo di autolesionismo al festival di Sanremo dell’anno scorso), ecco l’immancabile risposta di Ferragni. «Mi tradiva dal 2017, voleva lasciarmi in abito da sposa ma non sapeva come tirarsi indietro. Nonostante tutto sono fiera di averlo amato incondizionatamente, senza freni e con tutta me stessa anche quando c’erano ragioni per abbandonare. Minimizzavo per proteggere la famiglia perché mi sono sempre considerata quella forte, quella che doveva lottare per tutti».Lo sfogo si trasforma presto in una slavina di amarezza. «Non ho detto nulla neppure quando sono stata mollata da un giorno all’altro nel mio primo periodo di difficoltà. L’ho cacciato di casa dopo avere scoperto un tradimento proprio in quei giorni. Decidere a tavolino assieme al suo amico (Corona - ndr) ulteriori dettagli da far uscire pubblicamente per vendicarsi dell’amore non più corrisposto dall’amante è stato un colpo basso». L’immagine da vittima sacrificale nella soap opera brasiliana anni Ottanta vacilla nel pomeriggio, quando Corona replica su Instagram: «È un anno che chiedi a Federico di poter mostrare i figli. Tu che con i figli non ci stai mai, solo baby sitter strapagate». Poi la stilettata finale, con l’annuncio di una terza puntata in arrivo: «Racconterò la mogliettina perfetta che sei, i tuoi affari sporchi. Cominciamo da uno che canta a Sanremo quest’anno: Achille Lauro. Ti ricordi quando hai ammesso a Fedez che lo avevi tradito con lui?».Alè, il ventilatore è acceso. Si vola alto dentro la cortina fumogena e tossica che demolisce l’immagine romantica e idilliaca della perfetta family globale. Si vola così alto che sorge il sospetto d’un teatrino studiato nei dettagli come altre volte. Sarebbe meravigliosamente diabolico, ma tutto ha un prezzo, non solo in bitcoin. E tutto è curiosamente funzionale a occultare quelle maledette macchie giudiziarie. A proposito, l’altroieri anche Fedez aveva ricevuto la sua cartuccella: indagato per lesioni e percosse nell’inchiesta «Doppia Curva», il romanzo criminale degli ultrà di Milan e Inter. Che spontaneità certe risse da ballatoio.
        La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
    
        Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
    
        Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
    
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico. 
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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        Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)