2020-04-10
La feroce caccia al trono di Carolina la sorella ingrata che tradì Napoleone
Carolina Bonaparte (Fine Art Images, Heritage Images, Getty Images)
Arrivista e infatuata di sé, la regina di Napoli giunse a vendersi ai nemici del fratello per difendere (invano) il regno avuto da lui.L'ultima figlia di Carlo Bonaparte e Letizia Ramolino, che un giorno sarà regina di Napoli, nasce ad Ajaccio nella primavera 1782. Battezzata Maria Annunziata, verrà poi chiamata Carolina. Benché perda il padre a tre anni, può contare su una nidiata di fratelli che si faranno strada nella vita.Nella prima fase che vede i Bonaparte fuggiti dalla Corsica natale, Carolina, insieme alle sorelle, si adatta a mestieri umili, come la sarta o - si mormora - la lavandaia. L'ascesa di Napoleone, nominato capo dell'Armata d'Italia, conduce a un miglioramento dello status familiare: nel giugno 1797 la famiglia si ritrova a Montebello mentre Elisa e Paolina convolano a nozze. Il generale Bonaparte è infastidito dall'ignoranza della sorellina, per cui Carolina viene mandata a Saint-Germain-en-Laye, nel pensionato di madame Campan, antica dama della regina Maria Antonietta. Oltre a lei, studiano lì Ortensia de Beauharnais, figlia di Giuseppina, e sua cugina Stefania. Dato che a Parigi sono stati riaperti i salotti, la fanciulla fa molta vita mondana e si reca spesso ai ricevimenti. Benché sia corteggiata da vari ufficiali, Carolina è infatuata di Joachim Murat, conosciuto nei giorni di Montebello. È proprio Murat a precipitarsi dall'amata in collegio e darle la notizia del successo del colpo di Stato di Brumaio, il 9 novembre 1799, alla cui riuscita ha dato un contributo determinante. Al grido di «Foutez-moi tout ce monde-là dehors!», «Sbattete fuori tutta questa gente!», Joachim ha sgombrato in modo piuttosto brusco l'aula dei Cinquecento, grazie ai suoi granatieri. Benché sia figlio di semplici locandieri, ha molte caratteristiche che possono piacere al primo Console. È un esempio del principio secondo cui l'Armata deve essere aperta al merito, un caso tipico del cosiddetto «ascensore sociale» che la Rivoluzione e Napoleone hanno innescato.Benché sulle prime avesse deciso di destinare Carolina a Jean-Victor Moreau, Bonaparte quindi acconsente, come fa quasi sempre quando si tratta della famiglia. Il 18 gennaio 1800 viene firmato il contratto di matrimonio e i due innamorati convolano a nozze. Murat è in Toscana quando viene raggiunto dalla moglie nell'aprile 1801. Nominato capo degli eserciti della Repubblica cisalpina, deve accogliere i neosovrani d'Etruria, Maria Luisa e Ludovico di Borbone. Qualche tempo dopo i Murat sono autorizzati a tornare a Parigi, dove si sposano in chiesa il 4 gennaio 1802, insieme a Luigi Bonaparte e Ortensia de Beauharnais. Nell'estate 1803, Joachim riceve l'incarico di governatore di Parigi. Per Napoleone, l'ereditarietà del potere si fa sempre più importante, tanto che è intenzionato ad adottare il figlio di Luigi e Ortensia; un'idea a cui l'ambiziosa Carolina si oppone strenuamente. Quando si giunge alla proclamazione dell'Impero, i capricci dei Bonaparte raggiungono l'apice. All'inizio, solo i fratelli di Napoleone ottengono il titolo di principi imperiali, ma Carolina protesta con tale veemenza che alla fine anche la componente femminile della tribù ottiene l'agognato titolo. Dopo la nascita della figlia Luisa, madame Murat può acquistare il palazzo dell'Eliseo, oggi sede del presidente della Repubblica francese. È ovviamente Napoleone a darle i soldi, oltre che l'autorizzazione. Il 2 dicembre 1805 ha luogo la battaglia di Austerlitz, dove l'imperatore sbaraglia gli eserciti russi e austriaci. Murat è al suo fianco; la moglie arriva in seguito per partecipare al matrimonio di Eugenio de Beauharnais con Augusta di Baviera. Profondamente legato al clan, Bonaparte distribuisce fra fratelli e sorelle regni, titoli, ricchezze e troni. Il 15 marzo 1806, Murat ottiene il granducato di Berg, composto da Berg e Clèves. La moglie, però, rimane a Parigi e si prodiga per stringere rapporti con i nobili polacchi. Sempre a caccia di una corona importante, spera di ottenere il regno di Polonia. In un soggiorno di Fontainebleau, conosce il luciferino Klemens von Metternich, allora ambasciatore d'Austria, con cui allaccia una liaison (e non è l'unica). Inebriata di sé, si fa ritrarre dalla pittrice Élisabeth Vigée le Brun, che aveva ritratto Maria Antonietta. Mentre il marito va in Spagna per guidare l'esercito francese Carolina resta a Parigi, sperando che il congiunto dia a loro la corona iberica. Invece è Giuseppe a ricevere il trono che era stato dei Borboni. Il Trattato di Bayonne del 15 luglio 1508 conferisce quindi all'impennacchiato Joachim la corona di Napoli. Viene specificato che «se Sua Altezza Reale la principessa Carolina servirà il suo augusto sposo, resterà regina delle due Sicilie». Lasciando la Francia, la neosovrana pensa bene di portare con sé il mobilio, le tappezzerie, le opere d'arte dell'Eliseo. Giunta nel nuovo regno, fa restaurare e decorare i palazzi - soprattutto Palazzo Reale - organizza balli; si interessa di scavi archeologici; rilancia il settore manifatturiero; si occupa delle fabbriche di corallo, seta, cotone; fonda il Convitto femminile, favorisce le arti. Alla fine del 1809 la coppia rientra a Parigi, poiché Napoleone ha deciso di divorziare da Giuseppina per assicurarsi una discendenza. Carolina è deputata ad accogliere la nuova cognata, Maria Luisa d'Austria, e preparare la sua «corbeille de mariage», il «corredo» (se tale si può definire, visto il lusso straripante). Benché Maria Luisa provenga dall'antico casato degli Asburgo, a madame Murat pare una provincialotta dallo stile polveroso. Il 20 marzo 1811 nasce il futuro Napoleone II, ovvero l'Aiglon: Carolina è una delle madrine ma preferisce non scomodarsi da Napoli. Nel 1812 Murat deve partire per partecipare alla campagna di Russia, mentre la moglie viene nominata reggente. Timoroso che Napoleone unisca Napoli alla Francia, Joachim comincia a stringere accordi sottobanco con l'Austria. Nel 1813 va a Dresda e Metternich fa sapere alla moglie che, se Napoli entrerà nella coalizione contro la Francia, gli alleati riconosceranno la legittimità dei coniugi. Dimentichi di tutto ciò che devono a Napoleone, Joachim e Carolina accettano e all'inizio del 1814 viene firmato l'accordo (gli inglesi, però, non accettano). I rapporti con la madrepatria vengono sostanzialmente tagliati; i Murat rifiutano di accogliere Napoleone dopo l'abdicazione. Joachim torna al fianco del cognato dopo la fuga dall'Elba. Allora Metternich chiede indietro Napoli, ma Carolina rifiuta: dichiarata prigioniera dell'Austria, parte per Trieste, poi si reca vicino a Vienna, dove assume il nome di contessa di Lipona. Mentre per Murat è arrivato il drammatico epilogo - catturato in Calabria dall'esercito borbonico, viene fucilato a Pizzocalabro il 13 ottobre 1815 - sua moglie si sistema nel castello di Frohsdorf, in rotta con i fratelli. I figli, intanto, emigrano negli Stati Uniti. Carolina ottiene infine il permesso di trasferirsi a Firenze, a palazzo Grifoni e poi a palazzo Bonaparte, dove morirà il 18 maggio 1839. Viene sepolta nella chiesa di Ognissanti. La sorella che forse più doveva a Napoleone è quella che gli è stata meno fedele; ma l'ambizione non le ha permesso di mantenere il regno.
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
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