2020-05-15
La Crescentini punge Giuseppi: «Senza di noi c’era la guerra»
Carolina Crescentini (Ansa)
Tweet al veleno dell'attrice: «Se manca l'intrattenimento conflitti sotto casa».È un tweet feroce come una scudisciata per il governo. Un commento fulmineo, sarcastico e brutale come solo una voce dal sen fuggita, può esserlo. Ed è la stoccata che una delle attrici più brave e note del cinema italiano riserva al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo la sua conferenza stampa di martedì, e il suo accenno per nulla gradito al mondo della cultura. Scrive infatti con il suo cinguettio al curaro Carolina Crescentini (alias @Carolcrasher nel suo nomignolo di rete): «So' contenta che facciamo tanto divertire e appassionare, ma ricordati», dice l'attrice rivolgendosi a Conte con una seconda persona molto diretta ed eloquente, «che senza sto intrattenimento placaemozioni c'era la guerra civile sotto casa».Parole che colpiscono, per la loro ironica amarezza, e che vanno spiegate alla luce di quello che è accaduto nelle ultime ore. Il premier aveva citato il mondo dello spettacolo spiegando che bisognava essergli grato per la sua capacità di «divertire gli italiani». E alla Crescentini questa «reductio» alla sola forma dell'intrattenimento svagato, non è proprio andata giù. Sei un attore, non puoi accettare di essere considerato un giullare. E sei anche un professionista che lavora in un mondo che sta pagando un tributo enorme all'epidemia: tutti i set sono stati chiusi, e la stagione più importante della celluloide (l'estate in cui di solito si gira) rischia di essere compromessa. Fra l'altro se sei attore non sei garantito, come ha spiegato benissimo, pochi giorni fa, un'altra attrice donna (e di carattere) come Monica Guerritore: «Noi non vogliamo vivere di elemosine e di sussidi. Vogliamo lavorare». È evidente che Conte è entrato - probabilmente senza averne piena consapevolezza - in un campo minato: il cinema e il teatro sono (anche) il luogo del dramma della serietà, delle riflessioni alte, forse se nel pieno di una pandemia sai di essere fra le categorie più colpite, pensare che tutto un universo complesso venga appiattito sulle maschere, (peraltro nobilissime) della comicità, ti può far girare le scarole. Ed ecco perché Carolina, volto luminoso del cinema italiano, premiata a Venezia, ma figlia di una genia di commercialisti (quindi geneticamente votata alla concretezza e alla stima dei numeri m) ci è rimasta male. L'attrice nel suo tweet ha invocato la cultura come risposta alla crisi, capacità di contenere sentimenti irrazionali, come antidoto alla potenziale guerriglia sociale che il tempo del Covid fa incombere sulle nostre teste. Poche righe piene di sostanza, stilisticamente perfette, l'editoriale che non leggeremo da nessuna parte. Il cinguettio adesso è scomparso, forse cancellato per timore di non apparire inutilmente o eccessivamente polemica. Ma non c'è dubbio che il taglio nella tela di Carolina sia una regalo per tutti noi, e che questo messaggio meriti una risposta in un Paese in cui si continua sempre a credere - lo disse Giulio Tremonti con una battuta per una volta infelice - che con la «cultura non si mangia». Se il cinema è fondato sui Ciak, non c'è dubbio che di questo appassionato ed ironico corsivo della Crescentini si possa dire: «Buona la prima».
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
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