2022-02-04
La Corte dei conti boccia il bilancio del Lazio
Zingaretti perde il ricorso contro la richiesta della magistratura contabile di alzare gli accantonamenti: buco da 500 milioni. Il governatore dem dovrà rinunciare a ridurere le tasse locali e tagliare gli investimenti in trasporti, sociale e infrastrutture.La bocciatura della finanza di stampo zingarettiano da parte dei giudici della sezione centrale di controllo della Corte dei conti mette a rischio le sbandierate agevolazioni fiscali per circa 2 milioni di famiglie residenti nel Lazio. Si parla di mezzo miliardo di euro che difficilmente Nicola Zingaretti riuscirà a far comparire come per magia. La decisione dei giudici contabili è un boccone amaro da mandare giù per Zinga, soprattutto a un solo anno dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale. In sostanza, con la bocciatura del ricorso, la giunta Zingaretti, come ricostruisce Il Messaggero, «dovrà rinunciare a destinare oltre mezzo miliardo di euro del suo bilancio ad attività di spesa corrente», quali trasporti, sociale e la progettazione delle grandi infrastrutture, ovvero le attività che il cittadino percepisce maggiormente, «per congelarlo in fondi di garanzia». La ragione? «Rientrare delle tasse non versate» oppure «pagare i contenziosi persi in sede giudiziaria». Ai quali si aggiungono le spese per la parcella da 45.000 euro per lo studio Police & partners per quest’ultimo ricorso andato male. Zingaretti aveva già caricato sugli accantonamenti, aumentando la posta di oltre 200 milioni, e tagliato il fondo per ridurre tutte le tasse regionali, comprese le addizionali per chi guadagna meno di 35.000 euro (scendendo da 344 milioni a 130). E pur concentrando tutte le agevolazioni sull’Irpef, almeno 1 milione di contribuenti si ritroverà senza sconti. La mancata parifica aveva messo già in crisi la maggioranza a guida dem, che prima ha dovuto fare una maxi variazione di bilancio da 136 milioni per il 2021 e da 41 milioni per 2022 e 2023, per poi decidere di impugnare la decisione della Corte dei conti per la restante parte non parificata. A questo bisogna aggiungere la tegola della riforma Draghi, a seguito della quale Zinga dovrà trovare almeno altri 200 milioni per ridurre le addizionali alle famiglie che si trovano nello scaglione tra 35.000 e 50.000 euro di reddito. Il buco, a questo punto, salirebbe a 700 milioni. E anche se la Corte non contesta alla Regione la malversazione, evidenzia però un’errata applicazione delle leggi contabili. Ecco perché il provvedimento suona come una sonora bocciatura. Le toghe contabili in sede di parifica del bilancio avevano valutato errato l’uso dell’extra gettito sanitario (cioè parte dei fondi incassati con le addizionali Irap e Irpef). In particolare, «il ripiano dei mutui», secondo i giudici, non appariva coerente. Per le toghe, l’extra gettito poteva essere utilizzato per abbassare aliquote e ticket. E a quel punto avevano messo in dubbio la sostenibilità dei piani assunzionali e l’entità dei fondi garanzia. Quando Zingaretti ha capito che la bomba stava per esplodere, ovvero in sede di approvazione del bilancio, ha schivato qualsiasi confronto con le forze politiche e, con una mossa del cavallo tipica di un giocatore di scacchi ormai sotto assedio, ha convocato a sorpresa un tavolo con i sindacati. Il tema? La riduzione delle tasse. Ma l’ex segretario nazionale dem sperava ancora, forse, in una decisione favorevole in sede di appello. Ora, invece, deve correre ai ripari. E ieri, a caldo, ha commentato: «Ora vedremo come adottare le misure necessarie e lo faremo in uno spirito di tutela dei diritti dei cittadini. Per fortuna il Lazio finalmente è una Regione risanata e sana, affronteremo anche questo problema». Poi ha polemizzato, sostenendo che la Corte dei conti ha smentito le precedenti decisioni: «È una valutazione che è contro le verifiche della Corte dei conti degli ultimi di otto anni». Dall’opposizione sono andati alla carica. «Come avevamo già previsto durante l’approvazione della legge di stabilità regionale la Corte dei conti rigetta il ricorso sulla parifica del bilancio. Ora Zingaretti è obbligato a togliere risorse e arrivano altri tagli targati Pd», ha tuonato la leghista Laura Corrotti. «Non è un buon amministratore»: così i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia hanno bollato Zingaretti, spiegando che «già durante la discussione della legge finanziaria 2020 avevamo messo in guardia la giunta che in sede di approvazione di rendiconto avrebbero rischiato di non ottenere la parifica. Era evidente che la gestione sbagliata delle risorse economiche non lasciava alcuna possibilità di eludere la reprimenda della magistratura contabile». E ancora: «Le promesse di contenimento delle tasse fatte dalla giunta a trazione dem restano un miraggio e i trionfalismi del governatore sulla sana gestione si rivelano autentiche bufale». La consigliera Chiara Colosimo, in particolare, ha definito la pronuncia della Corte dei Conti un «giudizio pesante e inappellabile». E ha spiegato perché si tratta di una bocciatura amministrativa: «Nessun contenimento per le tasse più alte d’Italia, utili solo a pagare la macchina della propaganda zingarettiana che non smette di fare danni e manda in fumo l’ennesima promessa». Ovvero la riduzione delle tasse. Con buona pace dei contribuenti.