2023-04-19
La Consulta dà ragione a Cospito. L’anarchico può evitare l’ergastolo
Dichiarata incostituzionale la norma che vieta di considerare le circostanze attenuanti.I giudici della Consulta riaprono la partita giocata dall’anarcoinsurrezionalista Alfredo Cospito in Corte d’assise d’appello a Torino, valutando come «costituzionalmente illegittima» la norma che vincolava alla condanna all’ergastolo. La Corte costituzionale, ieri pomeriggio, ha fatto deflagrare una bomba sotto il quarto comma dell’articolo 69 del codice penale «nella parte in cui vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva nei casi in cui il reato è punito con la pena edittale dell’ergastolo». Secondo i giudici costituzionali, «il carattere fisso della pena dell’ergastolo esige che il giudice possa operare l’ordinario bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti». Si dovrà quindi «valutare, caso per caso», è scritto in una nota diramata dall’ufficio stampa della Corte, «se applicare la pena dell’ergastolo oppure, laddove reputi prevalenti le attenuanti, una diversa pena detentiva».Insomma la patata bollente ora è di nuovo nelle mani della Corte d’assise d’appello di Torino. E Cospito, attualmente detenuto al 41 bis ma da settimane ricoverato nel reparto di medicina penitenziaria del San Paolo di Milano (è in sciopero della fame da circa sei mesi), torna a sperare in una pena tra i 20 e i 24 anni di carcere per l’attentato alla Scuola allievi carabinieri di Fossano. Per quei due ordigni ad alto potenziale piazzati dentro i cassonetti per i rifiuti vicini a uno degli ingressi, il 2 giugno del 2006, l’anarchico sta già scontando una condanna a 20 anni di reclusione. Ma la Cassazione ha riqualificato il reato come strage politica, che è punito con l’ergastolo, dando ai giudici torinesi l’indicazione di rideterminare la pena.E proprio dai magistrati torinesi è partita l’impugnazione davanti alla Corte costituzionale. E siccome a Fossano non ci furono né morti né feriti, stando alle valutazioni dei giudici d’appello, l’attenuante per i fatti di lieve entità potrebbe applicarsi. A conti fatti, sarebbe un terzo di pena in meno. Cospito, però, è stato successivamente dichiarato recidivo per aver reiterato e un altro articolo del Codice penale impedisce che, in un caso come il suo, si possa applicare lo sconto di pena.Dall’associazione Antigone hanno subito chiesto di rivalutare il 41 bis per Cospito. «Con la sentenza di oggi, la Consulta stabilisce definitivamente che la pena deve corrispondere alla gravità del reato», ha affermato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, esultando perché «passo dopo passo, la legge ex Cirielli, che era un obbrobrio giuridico, è stata demolita». Dall’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza della presidenza del Consiglio dei ministri, durante l’udienza avevano insistito sull’inammissibilità e sull’infondatezza della questione. Secondo gli avvocati dello Stato Paola Zerman ed Ettore Figliolia, i giudici d’appello erano incorsi nell’equivoco di ritenere di lieve entità la strage politica se non ci sono morti e l’hanno bollata come un’ipotesi «fuori dalla norma». Inoltre, hanno evidenziato il pericolo di un «vulnus» nel sistema che si potrebbe ripercuotere anche su reati di mafia. D’altra parte, hanno sottolineato gli avvocati dello Stato, la strage politica è «tra i reati più gravi in una democrazia».Il difensore dell’anarcoinsurrezionalista, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, invece, ha richiamato alcune pronunce della Corte costituzionale in cui era già stata ventilata l’incostituzionalità della norma «perché non consente», ha sostenuto Rossi Albertini, «di parametrare la sanzione all’offesa concretamente commessa». E nella serata di ieri, ha definito la decisione dei giudici «un grande successo per il diritto e per questa vicenda giudiziaria». Ma ora saranno i giudici della Corte d’appello a mettere di nuovo sul piatto della bilancia aggravanti e attenuanti per rideterminare la pena di Cospito.
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