2024-11-27
La città esplode, il sindaco sta zitto
Non una parola da Beppe Sala o da altri esponenti della sinistra. Il centrodestra invece attacca: «Stiamo diventando una banlieue, è il fallimento di un modello».Si fa sempre presto a gridare al «razzismo» quando qualche esponente di centrodestra rileva che, quanto alla violenza di genere, sussiste una maggior incidenza tra gli stranieri. Subito le truppe cammellate del progressismo snocciolano i numeri in valori assoluti, omettendo i pesi relativi all’interno della popolazione (solo il 9% è straniero). Come se negare un elemento fattuale portasse dei benefici a una causa su cui fondamentalmente sono tutti d’accordo. Così, diventa ancora più assordante il silenzio sulla guerriglia urbana che ha avuto luogo nel quartiere di Corvetto di Milano, dopo la tragica morte del giovane Ramy Elgaml. Immagini che fanno pensare alle banlieue parigine, invece si tratta proprio del capoluogo lombardo. E il primo a tacere è il sindaco Beppe Sala, che non ha sprecato nemmeno una parola nel vedere messo a ferro e fuoco un quartiere della sua città. Non ci sta, invece, il centrodestra, a partire dal vicepremier Matteo Salvini. «Un diciannovenne egiziano a Milano scappa dai carabinieri e, dopo un inseguimento, purtroppo rimane ucciso nella caduta dallo scooter», scrive il ministro dei Trasporti sui suoi profili social. «I suoi “amici” decidono di vendicarlo mettendo a ferro e a fuoco il quartiere Corvetto con attacchi alle forze dell’ordine (ritenute colpevoli della morte del ragazzo), lancio di bottiglie, petardi, cassonetti in fiamme e strade paralizzate». «Criminali», continua il leader della Lega. «Chi sfoga violenza e comportamenti incivili attentando alla vita di donne e uomini in divisa e mettendo in pericolo i cittadini è un delinquente da punire senza clemenza. Ma vi pare normale? È questa la società che vogliono gli “accoglienti e solidali”?». «Altro che «provenienti da Paesi a rischio»», conclude, «sono loro ad essere un rischio per il nostro Paese».«Siamo arrivati ad una situazione di violenza inaccettabile, serve un giro di vite se senza se e senza ma iniziando con gli sgomberi degli abusivi», commenta invece Romano La Russa, fratello della seconda carica dello Stato e assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia per Fratelli d’Italia. «Nel quartiere ci sono numerosi alloggi popolari occupati soprattutto da immigrati, non mi stupirei se le centinaia di persone che hanno compiuto questi atti di guerriglia urbana arrivassero da lì». «Bande di immigrati hanno appiccato incendi», aggiunge, «rotto cartelli stradali e arredi e hanno colpito a sassate un autobus della linea 93 facendo scappare i passeggeri e l’autista. Siamo di fronte a vere e proprie bande di delinquenti. La sinistra la smetta di nascondersi dietro la scusa dei problemi sociali e della giovane età, non può esserci alcuna tolleranza».«Serve il pugno duro contro i migranti che hanno messo a ferro e fuoco Milano. L’Italia è stata fin troppo accogliente, non possiamo diventare come la Francia delle banlieue», commenta Isabella Tovaglieri, europarlamentare della Lega. «Tutto ciò è inaccettabile», insiste Alessandro Morelli, senatore sempre del Carroccio e sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Milano non può diventare una grande banlieue». Critica anche Grazia Di Maggio, deputata milanese e responsabile comunicazione di Fdi Lombardia: «Nessuna tragedia, per quanto drammatica, può giustificare il caos e il terrore seminati nelle vie di un quartiere». «Questi episodi», continua, «sono il sintomo di una gestione della città che ha fallito nel garantire ordine e sicurezza. Milano è diventata il simbolo di un modello urbano fuori controllo, dove la mancata pianificazione e il lassismo hanno favorito situazioni di degrado e tensioni sociali. Il sindaco Giuseppe Sala, con la sua politica di accoglienza indiscriminata e l’assenza di adeguati controlli, ha permesso che un’immigrazione incontrollata radicasse profonde criticità in molte zone della città».Alessandro Verri, capogruppo della Lega nel Comune meneghino, ha chiesto un Consiglio comunale straordinario. «La guerriglia urbana al Corvetto è conseguenza del fallimento di Sala e del modello progressista», afferma il leghista, che è anche coordinatore della Lega Giovani della Lombardia. «Il sindaco in otto anni si è presentato in Corvetto solo per i suoi video social e per la campagna elettorale. La drammatica realtà di questa periferia è completamente ignorata dalla sua giunta. Dopo tre giorni di guerriglia non abbiamo sentito nemmeno una sua presa di posizione». Un silenzio, quello del primo cittadino, accompagnato dal generale mutismo della sinistra italiana, di cui non si trovano dichiarazioni su quanto sta accadendo nel capoluogo lombardo. L’ironia della sorte, però, vuole che l’ultimo video postato su Instagram da Beppe Sala riguardi proprio il quartiere agli onori di cronaca negli ultimi giorni. «Il Corvetto è lo sforzo di integrazione, è la capacità di mettere insieme diverse culture e da un certo punto di vista è quindi la fatica di questo lavoro», afferma il sindaco nell’intervista ripresa tra le vie del quartiere in collaborazione con la pagina «factanza». Lo spot politico è di 16 settimane fa, la smentita è arrivata puntuale in questi giorni.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Carlo Cambi
iStock
Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
Continua a leggereRiduci