2023-02-24
La centrale a carbone di Brindisi «non inquina per nulla l’ambiente»
Lo assicura Arpa Puglia. Però il governatore Michele Emiliano la vuole chiudere nel 2025.La centrale a carbone di Cerano (una ventina di chilometri a sud di Brindisi), che attualmente marcia a pieno regime, non inquina. A dirlo è il direttore generale dell’Arpa Puglia, Vito Bruno, che cita dati appena pubblicati da Ispra, istituto nazionale per la protezione ambientale, e della stessa Arpa Puglia. Enel aveva già avviato il phase out entro il 2025, poi a marzo 2022 è stata costretta a rimettere la centrale di Brindisi a pieno regime, insieme alle altre cinque presenti in Italia, dal decreto Draghi voluto dal ministro Roberto Cingolani a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina. Da allora Cerano marcia con tre gruppi da 620 megawatt ciascuno, per una potenza complessiva di quasi 1.900 megawatt.Ma le emissioni di CO2, che producono il surriscaldamento globale, e a cui l’Italia contribuisce solo per l’1%, non corrispondono all’inquinamento locale che si riverbera sulla salute dei residenti. La centrale di Cerano non inquina l’ambiente e non fa ammalare i brindisini. Certamente non più dei caminetti della vicina Torchiarolo. Unico sforamento della qualità dell’aria in Puglia nel 2022 (e si, non c’è neppure Taranto).Il direttore generale Vito Bruno lo ha scritto a chiare lettere: «Nel 2022, nel sito di monitoraggio Torchiarolo in provincia di Brindisi, per il PM10 è stato oltrepassato il numero massimo di superamenti giornalieri, con 46 superamenti contro i 35 consentiti. Questo superamento è attribuibile alla nota fenomenologia delle emissioni da combustione di biomassa. A ogni modo», conclude Bruno, «Arpa resta attenta rispetto a quello che accade nella centrale. Enel è stata sottoposta a un riesame dal ministero: in quella sede proprio Arpa, assieme alla Regione, ha chiesto e ottenuto dal Mite la riduzione di tutti i limiti sulle emissioni. Adesso ci sono quindi limiti più bassi che vigono da agosto 2021». E vengono rispettati.Allo stesso modo anche la Valutazione del rischio sanitario, che effettua la Regione Puglia, non rileva rischi legati alla salute causati dalla centrale a carbone. Per la provincia di Brindisi, l’unica fabbrica in cui ha rilevato rischio sanitario è lo stabilimento Leonardo Westland (ex Agusta), in cui le emissioni di cromo esavalente per le attività di verniciatura rappresentano sia un rischio inalatorio cancerogeno che non cancerogeno. Ma nessuno ha mai proposto di chiuderlo. Invece è ufficiale la chiusura totale della centrale di Cerano nel 2025. In un primo momento volevano trasformarla a gas. La beffa è che proprio due mesi fa è arrivato il Via dal ministero, ma Enel aveva già deciso di abbandonare la strada del gas. E al momento non c’è ancora alcuna prospettiva per le centinaia di dipendenti che resteranno senza lavoro.Nel frattempo, la rinnovata attività della centrale nel 2022 con un aumento del 124% del traffico di carbone ha fatto schizzare i traffici nel porto di Brindisi. Eppure nonostante la stessa regione Puglia dica tramite la sua agenzia ambientale che la centrale a carbone non inquina, proprio ieri Michele Emiliano ha annunciato di aver trovato la soluzione per decarbonizzare totalmente tutta la Puglia: «Per me è una giornata storica», ha detto il governatore a un evento Edison alla presenza di Confindustria, «una rivoluzione industriale che abbassa le emissioni di sostanze inquinanti e restituisce all’Italia una libertà strategica. Mentre carbone e altri combustibili fossili dobbiamo importarli dall’estero, con l’idrogeno possiamo produrre energia elettrica a costi compatibili con il ciclo industriale», ha affermato. Dove lo trova tutto questo idrogeno non è dato sapere, nel frattempo per fortuna abbiamo ancora la centrale a carbone.
Giorgia Meloni e Donald Trump (Ansa)