2023-05-15
La censura su Rovelli fa scattare l’era del cannibalismo tra gli intellò
Il fisico era inizialmente stato estromesso dalla Fiera del Libro dal prodiano Levi, che poi ha tentato una goffa marcia indietro e ora si becca bordate dalla Murgia, altro totem della sinistra: «Dimettiti». Elly Schlein sceglie di dire la solita cosa, ovvero nulla. Ci vuole un fisico bestiale devono aver pensato gli intellò della sinistra in cachemire con una citazione da Luca Carboni sentendo che la musa di tutti gli schwa Michela Murgia chiede la testa, letterariamente parlando, di Ricardo Levi. Nostra signora degli asterischi lancia il suo anatema contro il più politically correct dei reggicoda del culturame: «Dimettiti, è la sola cosa sensata da fare». Que pasa? Avrebbero chiesto un tempo gli Inti-illimani. Tutto ruota come protoni ed elettroni, attorno al nucleo Carlo Rovelli, fisco per l’appunto, e nuovo guru del pensiero di sinistra nell’era Schlein dove, mutuando da un redivivo Nanni Moretti, ci si interroga: «Sono più di sinistra se mando le armi all’Ucraina per far vedere che difendo la libertà e la democrazia, o se invece marcio per la pace?». Nel post Covid la sinistra è abbacinata da tutto ciò che profuma di scienza: i vaccini, i surrogati dei bovini, lo studioso dei neutrini che al concertone del primo maggio sale sul palco allestito dal maggior sindacato dei pensionati e tuona: «In Italia, il ministro della Difesa è stato vicinissimo a una delle più grandi fabbriche di armi nel mondo, Leonardo. Il ministero della Difesa deve servire per difenderci dalla guerra, non per fare i piazzisti di strumenti di morte». Dopo aver sistemato Guido Crosetto che non ha fatto un plissè e anzi ha invitato per chiarirsi a pranzo Carlo Rovelli - che antifascisticamente ha rifiutato - il fisico ha insistito: «Stiamo andando verso una guerra che cresce e invece di cercare soluzioni i Paesi si sfidano, invadono, soffiano sul fuoco della guerra e la tensione internazionale non è mai stata così alta come adesso». Torna la piazza peace & love. Bei tempi! Solo che a stretto giro a Rovelli arriva una lettera risoluta di Ricardo Levi (che fu sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Prodi bis, questo dice tutto) e si è riciclato come commissario straordinario per la partecipazione dell’Italia come paese ospite d’onore alla fiera del libro di Berlino del prossimo anno. Levi - ha un habitus mentale più realista del Re - scrive a Rovelli: «Il clamore, l’eco, le reazioni che hanno fatto seguito al suo intervento al concerto del primo maggio mi inducono a pensare, mi danno, anzi, la quasi certezza, che la sua lezione che così fortemente avevo immaginato e voluto per la cerimonia di inaugurazione della Buchmesse con l’Italia Ospite d’Onore diverrebbe l’occasione non per assaporare, guidati dalle sue parole, il fascino della ricerca e per lanciare uno sguardo ai confini della conoscenza, ma, invece, per rivivere polemiche e attacchi». Rovelli non aspettava altro ed ecco che urbi et orbi grida alla censura. Che non c’è mai stata almeno da parte del governo. Il ministro per la cultura Gennaro Sangiuliano si è limitato a notare che «con le parole di Rovelli il primo maggio non si è scritta una bella pagina» salvo aggiungere subito dopo: «In generale, avendo subito censure, sono contrario a infliggerle ad altri. Magari a quella del professor Rovelli aggiungerei qualche altra voce, quella di Buttafuoco, Borgonovo, Veneziani o altri in omaggio al pluralismo». Così dopo 48 ore di cortocircuito a sinistra Franco Ricardo Levi (presiede l’Associazione italiana editori che lo hanno redarguito prendendo le distanze) manda un’altra lettera in stile «contrordine compagno». «Rinnovo - scrive - l’invito al professor Carlo Rovelli a partecipare alla cerimonia di inaugurazione di Francoforte 2024». Sembrava quasi tutto rientrato, ma è arrivato l’anatema di Michela Murgia e non poteva mancare l’Anpi: «Auspichiamo che la vicenda non si chiuda con un’ opportunistica archiviazione, ma che resti attiva la mobilitazione delle coscienze democratiche contro ogni discriminazione del pensiero critico». Mentre da Volturara Apula sale lo sdegno di Giuseppe Conte: «Chiamiamo le cose con il loro nome: si tratta di censura preventiva». Elly Schlein, come d’abitudine, non pervenuta. Ha indossato i panni del manzoniano conte Zio e s’è detta in cuor suo «sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire». Ha lasciato che fosse Levi a dire: «Su Rovelli sono stato frainteso, era un mio scrupolo istituzionale, ma sono lieto visto anche l’incoraggiamento degli editori di rinnovare l’invito al professore di tenere la lezione inaugurale alla Buchmesse». Partita chiusa? No. La sinistra orfana del potere teme di essere ripagata con la stessa moneta con cui per decenni ha sottomesso gli altri. Abbacinata dallo scientismo trasforma un fisico in tuttologo fazioso. Vittima dei suoi fantasmi per dimostrare che il governo di centrodestra è fascista e pronto alla censura si autocensura. L’incarico a Ricardo Levi per la Buchmesse lo ha dato il precedente governo, la Meloni lo ha solo confermato. Gridare allo spoil system, immaginare editi bulgari in Rai, agitare un illusorio antifascismo è il patetico declino di chi si credeva organico al potere e oggi si trincera dietro un rifiuto organico.