2020-05-08
La cattiveria del canguro Mimmo
Un datato ma perfetto ritratto del supercommissario. A stilarlo sono i suoi compagni di collegio alla Nunziatella. Che ne sottolineano difetti, arrivismo e piccole civetterie.«Guai a chi osi contraddire i suoi eterni detti!»: è proprio vero che le nostre storie più antiche inseguono ognuno di noi come un destino e come una condanna. Ma era difficile immaginare che una simile sorte spettasse anche a Domenico «Mimmo» Arcuri, eroe della stagione della guerra al Covid-19, e bersaglio prediletto degli strali satirici da parte dei suoi ex compagni della prestigiosa scuola miliare della Nunziatella, nell'anno di grazia 1980 o dintorni. La rivista, tuttavia, è un documento godibile e inoppugnabile, ed emerge oggi dalla nebbia del passato con la forza contundente dell'invettiva profetizzante, e con la carica caustica di ogni reperto goliardico, fra l'altro con il corredo di una caricatura in cui Mimmo ha le fattezze del canguro e sul corpo una scritta inequivocabile: Vip. Soprattutto oggi che il bersaglio è diventato - con il senno di poi - molto più importante, visto che il ragazzo classe 1963 di ieri (su cui si ironizzava così negli anni della scuola), nato in Calabria e traslocato in Campania per motivi di studio, altri non è che il super commissario di oggi. Ecco il papiro, dunque, compilato molto prima del tempo delle mascherine. Sulla Rivista «Numero unico» 7881, infatti, i compagni di classe del suo «terzo A» (così veniva firmato questo caustico ritratto) scrivevano di Arcuri riconoscendogli i gradi di innegabile autorevolezza del secchione, ma mettendo già in luce una esagerata fiducia del ragazzo nei propri mezzi che - a quanto pare - lo accompagna fin dagli anni della scuola superiore. Il ritratto biografico era corredato da una foto del giovane Arcuri in uniforme, con riccioli bruni e cravattino di ordinanza, e con uno sguardo in camera sfavillante di sana ambizione che diceva già tutto di un progetto di carriera pubblica. L'articolo dei motteggiatori, declinato per artificio retorico in forma di epistola, iniziava così: «Caro signor Arcuri, abbiamo preso in considerazione la sua domanda di assunzione presso il nostro istituto. La sua specializzazione in classifiche, super classifiche e affini, di tutti i tipi e di tutte le fogge, per tutti i prezzi e per tutte le tasche», scrivevano i compagni, «sono senz'altro una ottima referenza per un istituto serio e qualificato come il nostro». Fin da questo incipit l'articolo si fa avvincente, perché sembra che già preconizzi gare e appalti. Ma ecco come perseguivano i compagni irriverenti: «Ci permetta però di fare alcune considerazioni sulla sua persona, in modo tale da renderci conto se il nostro giudizio su di Lei (maiuscolo nell'originale, ndr) è stato oculato e preciso». E infine le stoccate: «I suoi tratti somatici sono animati da una espressione leggermente indifferente, con velleità da uomo fatto». Poi le piccole deliziose e spensierate cattiverie che ci si scambia fra amici adolescenti: «I suoi rapporti con la gente sono adornato da quel pizzico di inconscia cattiveria che, ci risulta, Lei profonde nelle sue animate discussioni con chiunque osi contraddire i suoi eterni detti». Il ritratto si chiude - in cauda venenum - con il riferimento a ruggini pregresse: «Come certamente ti ricorderai fra te e la classe, eccettuati i fedelissimi, non sempre è corso buon sangue». Eppure... «Eppure», scrivevano i compagni di classe del futuro supercommissario, «siamo sicuri che ricorderemo la tua testa piena di ricci, il tuo eterno sorriso e anche, permettici, le tue piccole grandi civetterie». Ultima perla. I compagni della Nunziatella, prendendo le misure del talento di Mimmo, gli fanno gli auguri per il futuro e lo immaginano futuro «vicepresidente della Fiat». Tuttavia Mimmo è andato più lontano, è diventato super commissario. È rimasto moderatamente «cattivo», moderatamente presuntuoso, è sempre moderatamente «appassionato di classifiche», caratteristiche e doti molto utili. Che però ancora non gli hanno permesso - come è noto - di risolvere i problemi di approvvigionamento delle protezioni e dei prezzi calmierati. Al canguro Mimmo sono riusciti tanti balzi. Non l'ultimo.
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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