2023-11-24
La Cassazione ribalta l’Europa sui balneari: possibili le proroghe
La Suprema Corte cassa la decisione del Consiglio di Stato: Regioni legittimate a chiedere il rinnovo delle concessioni.Per Bruxelles nel braccio di ferro con l’Italia è un brutto periodo. Ursula von der Leyen dovrà rimangiarsi la letteraccia di messa in mora del nostro Paese sulle concessioni balneari minacciando, tra gli evviva dei cosiddetti nostrani progressisti, la procedura d’infrazione. Ieri la Corte di Cassazione con un tratto di penna ha cancellato il presupposto giuridico su cui si fonda la pressione europea e ha bacchettato i giudici amministrativi dicendo: non potete sostituirvi al Parlamento. Il Consiglio di Stato in una delle tante cause che i gestori dei lidi hanno intentato per evitare la decadenza delle concessioni aveva stabilito che le associazioni di categoria e le varie amministrazioni (in questo caso la Regione Abruzzo, la sola che ha promosso un giudizio stando dalla parte dei bagnini) non hanno titolo per promuovere la causa. Il Consiglio di Stato nel merito aveva affermato che non erano ammissibili altre proroghe delle concessioni. In forza di questo pronunciamento il governo Draghi annullando i decreti del Conte 1 che allungavano le concessioni fino al 2033 ha posto entro il prossimo 31 dicembre il termine ultimo per mettere a gara gli stabilimenti. Il governo Meloni a marzo è intervenuto con il decreto milleproroghe convertito in legge dal Parlamento. Ha sancito che andava fatta la mappatura delle spiagge per vedere se, come dispone la Bolkestein, la risorsa è scarsa (quanti sono i chilometri di spiaggia libera); solo di fronte alla scarsità scatta l’improrogabilità delle concessioni. Il Consiglio di Stato nelle motivazioni della sua sentenza aveva ribadito che il milleproroghe era contro la legge europea e dunque le concessioni andavano comunque revocate. Forte di questa sentenza Bruxelles, molto preoccupata per i nostri arenili e assai meno per gli sforamenti di bilancio della Germania, ha aperto la procedura d’infrazione. Alla luce della sentenza della Cassazione però la lettera dell’Ue non regge più. I supremi giudici hanno deciso che il «Consiglio di Stato non ammettendo nel processo la regione Abruzzo e le associazioni di categoria ha agito con un eccesso di giurisdizione». Pertanto la sentenza è cancellata e il «Consiglio di Stato dovrà pronunciarsi di nuovo e con tutte le parti in processo anche alla luce delle sopravvenienze legislative avendo il Parlamento e il Governo esercitato, successivamente alla sentenza impugnata, i poteri normativi loro spettanti». La rampogna per i magistrati amministrativi è pesante: voi - dice loro la Cassazione - non potete fare le leggi, a quello ci pensa il Parlamento. La legislazione successivamente intervenuta è il milleproroghe e cioè la mappatura della risorsa. Una volta conclusa si stabilirà se le concessioni devono o meno essere messe a gara. I molti che avevano esultato perché la libertà di mercato aveva piegato il governo della destra devono rinfoderare gli entusiasmi. Primo perché il «censimento» non è concluso, già si è però dimostrato che solo un terzo delle spiagge sono in concessione senza considerare né i laghi né le rive dei fiumi; secondo perché c’è un’altra sentenza della Corte di giustizia europea che restituisce al governo italiano la potestà di decidere. In una causa promossa a Lecce il giudice del Tar pugliese dottor Antonio Pasca ha rinviato alla Corte europea che si è pronunciata il 20 aprile sostenendo che spetta al governo nazionale stabilire se ci sono o meno le condizioni per far scattare la direttiva Bolkestein. In sostanza la scarsità della risorsa non può essere presunta, come scrive nella sentenza ieri cassata il Consiglio di Stato, ma deve essere accertata. Sostiene Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari affiliata a Confindustria: «L’avevamo sempre detto: è tutto sbagliato e ora è tutto da rifare. Giorgia Meloni ha ampio agio di rispondere a Bruxelles respingendo la procedura d’infrazione e affermando, come ha sancito la Corte di Lussemburgo, che deve andare avanti la mappatura e solo a censimento concluso si può eventualmente applicare la Bolkestein. Inoltre è dimostrato che è legittima la proroga delle concessioni alla luce del pronunciamento della Cassazione che non entra nel merito, ma sancisce il primato delle leggi vigenti: cioè il milleproroghe». Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato, che da ministro del turismo è stato a fianco dei balneari ha commentato: «Il Consiglio di Stato non poteva ignorare le ragioni dei gestori quando ha emesso la sentenza che bocciava la proroga delle concessioni. Abbiamo sempre detto che doveva ascoltare tutte le parti in processo e per questo avevamo promosso il tavolo tecnico nazionale per affrontare la questione. I giudici amministrativi non potevano ignorare le leggi approvate dal Parlamento. La Cassazione ci ha dato ragione e mi auguro che il Consiglio di Stato nel prossimo pronunciamento tenga conto delle norme vigenti in Italia e di tutte le posizioni chiamate finalmente a esprimersi nel dibattimento».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.