2021-12-15
La card si sgretola: test a chi viaggia
Dopo il Portogallo, l’Italia impone i tamponi ai passeggeri Ue vaccinati (e quarantena a chi non è inoculato). Bruxelles: «Roma giustifichi, così muore il certificato europeo»Il green pass europeo inizia a traballare. Alcuni Paesi dell’Unione lo stanno infatti fondamentalmente aggirando. Ma andiamo con ordine. Entrato in vigore lo scorso luglio, il certificato verde europeo era stato introdotto con l’obiettivo principale di facilitare lo spostamento tra gli Stati membri in tempo di pandemia. Per ottenere il documento, bisogna soddisfare una di queste tre condizioni: essere vaccinati contro il Covid-19, presentare un tampone negativo o essere guariti dalla patologia. Eppure, soprattutto a seguito della diffusione della variante Omicron, alcuni Stati membri non sembrano più troppo convinti che tale certificazione possa bastare. Ieri sera, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato un’ordinanza che prevede due prescrizioni significative per chi entra nel nostro Paese: cinque giorni di quarantena per i non vaccinati e un tampone per chi, invece, vaccinato lo è. Va da sé che un simile provvedimento di fatto sconfessa il senso del green pass europeo, proprio perché prescrive un tampone ai vaccinati che entrano in Italia. Un fattore che certo raffrena quella maggiore libertà di movimento che la certificazione Ue auspicava. Ma il nostro Paese non è l’unico ad andare in questa direzione. Dall’inizio di dicembre, il Portogallo ha infatti intrapreso una strada molto simile. Annunciando varie restrizioni, il primo ministro, António Costa, ha resa nota a fine novembre l’introduzione dell’obbligo di tampone negativo per chi voglia fare il proprio ingresso nel Paese: una misura che dovrebbe rimanere in vigore (almeno) fino al 9 gennaio prossimo. Una linea, quella di Lisbona, che - come riferito lo scorso 30 novembre dal sito Euronews - avrebbe «colto alla sprovvista» Bruxelles. «In linea di principio, gli Stati membri dovrebbero astenersi dall’imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari del certificato digitale Covid dell’Ue, in particolare ai titolari di certificati di vaccinazione e di guarigione», aveva affermato un portavoce della Commissione europea, nei giorni della svolta di Costa. «Dovrebbero informare la Commissione e gli altri Stati membri con 48 ore di anticipo nel caso in cui intendano introdurre nuove restrizioni», aveva aggiunto. Da sottolineare che, secondo il tracciamento effettuato dal New York Times, il Portogallo è un Paese con uno dei tassi di vaccinazione più alti al mondo (88%). L’Italia, dal canto suo, pur non comparendo tra i primissimi posti, vanta comunque un tasso ragguardevole (73%). Insomma, gli Stati membri che stanno di fatto sconfessando il pass europeo sono alcuni tra quelli che hanno un’alta percentuale di popolazione vaccinata. Un paradosso solo apparente, visto che il vaccino - pur riducendo significativamente il rischio di morte e aggravamento della malattia - non mette al sicuro dai contagi. In tutto questo, il tema della certificazione europea sarà discusso al Consiglio europeo in programma domani. «I leader dell’Ue», si legge infatti nell’agenda del summit, «chiederanno la rapida attuazione delle raccomandazioni rivedute del Consiglio sui viaggi all’interno e verso l’Ue e sulla validità dei certificati digitali Covid dell’Ue». Insomma, si profila un braccio di ferro tra la Commissione e gli Stati membri sul certificato. Non a caso, l’Ue ha chiesto all’Italia di «giustificare la scelta», mentre il commissario Vera Jourova ha tuonato: «Queste decisioni individuali limiteranno la fiducia della gente che ci sono condizioni uguali in tutta Europa. Gli Stati membri hanno diritto di farlo. Spero che non porti alla morte del certificato Covid». Troppo tardi?