2021-03-28
Ma se il vaccino non evita l’infezione come si può imporre?
Il decreto a cui lavora il governo contro gli operatori che rifiutano la profilassi può creare guai. Il farmaco infatti non evita contagi ed è quindi complicato sia imporlo, sia lanciare gravi accuse sui nuovi focolaiSe fosse una serie tv sarebbe una cosa tipo No Vax is the new black. Nel senso che questa ormai mitologica figura di invasato refrattario all'iniezione, proprio come il colore nero, sta bene con tutto. Gira che ti rigira - nei dibattiti catodici e sui giornali - l'antivaccinista spunta sempre, portandosi dietro il carico di mistero e paura che s'addice a ogni babau rispettabile. L'ultima grande discussione che lo vede protagonista è quella riguardante l'obbligo vaccinale per il personale sanitario. Mario Draghi ha fatto sapere che è allo studio una sorta di decreto anti No vax. «Il governo intende intervenire, non va assolutamente bene che siano a contatto con malati», ha detto il presidente del Consiglio. «Il ministro Cartabia sta preparando un provvedimento su questo. Come, è tutto ancora da vedere». La Cartabia, del resto, è molto sensibile al tema visto che quand'era alla Corte costituzionale si schierò a favore dell'obbligo vaccinale (e allora si parlava di morbillo, non di Covid). Il punto, però, è che un provvedimento del genere è molto più facile a dirsi che a farsi. Tutta la questione, al solito, nasce da una serie di esplosioni emotive. Ormai da parecchi giorni rimbalzano sui media i casi liguri. Prima all'ospedale San Martino di Genova, poi a Lavagna, quindi in una Rsa a Tiglieto alcuni «sanitari No vax» avrebbero contagiato numerosi pazienti. Non appena le notizie si sono diffuse, da più parti è scattata la richiesta: serve una legge per imporre la vaccinazione a chi lavora in ospedale. A quanto risulta, il governo ha accolto l'istanza. Solo che, se si approfondiscono un attimo le varie situazioni, ci si rende conto che non è tutto cristallino come potrebbe sembrare. Nel reparto di Pneumologia del policlinico San Martino di Genova, ad esempio, una «infermiera No vax» è ritenuta colpevole di aver diffuso il virus. Sono risultati positivi in 17: 14 malati su 22 presenti in reparto, a cui si aggiungono la stessa infermiera, un altro infermiere e un operatore sanitario. Questi ultimi, però, avevano entrambi ricevuto la prima dose di vaccino. Qui si manifesta il primo rovello: ma se si sono contagiati anche due professionisti che si erano fatti inoculare, come facciamo a dimostrare senza ombra di dubbio che l'untrice sia l'infermiera? È perlomeno complicato, benché la No vax sia il capro espiatorio perfetto. Un po' come succede a Fiano Romano, dove una operatrice non vaccinata è accusata di aver diffuso il virus in una Rsa. Lì si contano 27 anziani contagiati, solo che 15 di questi il vaccino lo avevano fatto. Vicenda analoga a Cremona. Nella Rsa Cremona Solidale sono risultati positivi al Covid altri 15 ospiti ultraottantenni. Tutti costoro avevano ricevuto la prima dose di vaccino e pure il successivo richiamo tra gennaio e febbraio. Ma sono stati infettati ugualmente. Due ospiti sono stati ricoverati (in via precauzionale), mentre tutti gli altri sono asintomatici. Certo, in questo frangente a complicare il quadro potrebbe esserci una variante del virus, oppure si potrebbe trattare di una sfiga statisticamente prevedibile: sappiamo infatti che il vaccino Pfizer ha una copertura del 90%, non del 100%. Sappiamo anche, tuttavia, che i vaccinati possono contagiare. «Chi si vaccina contro il coronavirus non si ammala, ma si può infettare lo stesso e trasmettere la malattia se non porta la mascherina», dice Ilaria Capua. «Al momento non possiamo affermare con certezza che la protezione dei vaccinati sia garantita», scrive Medical Facts di Roberto Burioni. Andrea Crisanti è sulla stessa linea. Certo, la maggioranza degli esperti sembra concordare sul fatto che le probabilità di spargere il contagio vengano ridotte dal vaccino, ma sono in parecchi a confermare che anche gli immunizzati possano infettare gli altri. Non a caso tutti gli scienziati - compreso il dottor Jonathan Van Tam, consulente del governo britannico - continuano a invitare la popolazione (vaccinati compresi) a utilizzare le protezioni. Capite bene che, in questo quadro, imporre l'inoculazione forzata ai sanitari o a chiunque altro risulta parecchio complicato e pone serie problematiche anche a livello costituzionale.Come ci si comporterà nei riguardi degli operatori sanitari che rifiutano il siero? Verrà previsto il licenziamento? Può darsi, ma su quali basi? Di nuovo, la questione è la stessa: come si fa a dimostrare che è stato il proverbiale No vax a infettare qualcuno invece del vaccinato che può comunque contagiare? Fino ad oggi, gli operatori non vaccinati che hanno contratto il Covid non sono affatto stati sanzionati, anzi dovranno essere risarciti in quanto hanno subito un infortunio sul lavoro. L'Inail, infatti, ha specificato che la mancata vaccinazione «non comporta di per sé, l'esclusione dell'operatività della tutela prevista dall'assicurazione». Pure sulla possibilità di destinare ad altro incarico il renitente alla vaccinazione ci sono tantissime incognite. Non è detto che si possa prendere un sanitario e spostarlo in un ufficio come se niente fosse. Che si fa allora? Si avvia una causa di lavoro? Si mette il personale in cassa integrazione? Lo si paga per non lavorare? Per farla breve: è un ginepraio. Viene da chiedersi, allora, se valga la pena di infilarcisi. Secondo Roberto Speranza, i sanitari che non hanno voluto il vaccino sono «un pezzetto, molto minimale, che ora stiamo provando a formalizzare sul piano quantitativo». Capito? Si sa che sono pochi, ma non se ne conosce il numero esatto. Ha senso, allora, proseguire con questa cagnara sullo spauracchio antivaccinista? Non sarebbe più utile concentrarsi con analogo entusiasmo sull'elaborazione di strategie alternative al «blocco totale», che ci consentano di tornare a una vita decente pur non avendo azzerato il rischio contagio? Forse sì, ma il babau No vax fa più scena.