2019-05-23
La Bugno rientra dalle vacanze e mette le mani su Alitalia e nomine
La superconsigliera, sempre più forte al Mef, sta creando scompiglio. Per la compagnia aerea di bandiera punta tutto su Lufthansa. E si allarga anche sulle partecipate. Nuova tornata di incarichi nei servizi segreti.L'attacco di Anonymous a 30.000 avvocati, Raggi compresa, coinvolge la Tinexta. La società del compagno del consigliere di Giovanni Tria, che aveva assunto il giovane Niccolò Ciapetti.Lo speciale contiene due articoliMentre il governo gialloblù prende la mira per scagliare le reciproche frecce pre elettorali e i due partiti di maggioranza si impuntano sui rispettivi decreti bandiera, il ministero dell'Economia è in fase di riassesto. Tensioni interne per competenze e incarichi fuori ruolo. Nel mirino resta Claudia Bugno, la super consigliera di Giovanni Tria che in pochi mesi ha scalato i gradini di Via XX Settembre. Dopo le inchieste portate avanti dalla Verità, che hanno portato anche alla rinuncia dell'incarico in Stm e al congelamento della poltrona all'Agenzia spaziale italiana, la Bugno è rientrata a tutti gli effetti al lavoro. E sulla sua scrivania sono finiti due importanti dossier. Anzi decisivi. Il primo è quello di Alitalia. I bene informati spiegano che la consulente di Tria è riuscita ad accentrare l'intera pratica, bypassando anche i suoi superiori. La stessa Bugno resta ferma sull'idea che il partner ideale resta Lufthansa. Nessun'altra compagnia potrebbe meglio di quella tedesca riuscire a gestire il rilancio dell'ex monopolista italiana. Peccato che Berlino resta ferma nell'idea che i tagli di personale debbano essere sostanziali e Luigi Di Maio e Danilo Toninelli si infilerebbero da soli in un cul de sac con il solo rischio garantito di perdere voti. Per il resto, il collo di bottiglia della Bugno sembra rendere difficile anche la trattativa con Giovanni Castellucci, l'uomo dei Benetton che sta cercando di far pesare il più possibile ai grillini la propria partecipazione in Alitalia. Se Atlantia versasse 300 milioni di euro, in cambio vorrebbe una riabilitazione piena per il crollo del ponte Morandi. Gestire però un dossier così complicato da soli non sembra facilitare le tempistiche. Peccato che il 15 giugno scadrà l'ennesimo rinvio per presentare a Fs le offerte vincolanti e bucare anche questa scadenza rischia di azzerare le possibilità di nuovi road show per investitori esteri. Sulla scrivania della Bugno c'è anche un secondo faldone bollente che porta il nome di Antonio Turicchi. Il suo contratto da dirigente del Mef è scaduto lo scorso 30 aprile. Il dirigente generale ha le deleghe per le partecipate. Sempre la Bugno avrebbe l'idea di prendere l'incarico del dirigente di nomina piddina e al contempo di garantire l'insediamento di quest'ultimo in Ansaldo, ricoprendo la figura di presidente, ma con deleghe da amministratore delegato. Per evitare l'ennesimo cedimento di Tria sulla Bugno sarebbe intervenuto Alessandro Rivera, direttore generale del Mef. Stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, Rivera avrebbe detto a Tria : «Nessuna promozione altrimenti mi dimetto». Sarebbe bastato il niet del dirigente del Mef più apprezzato da Giuseppe Guzzetti a far rientrare il tentativo, ma restano ancora due poltrone da sistemare. Una è nel cda di Leonardo, l'altra in Mps. E tutte e due a breve dovranno essere liberate da Turicchi. Due incarichi ambitissimi che come sempre saranno assegnati con il beneplacito del Quirinale. Diversa invece è la partita in atto nel comparto sicurezza, dove si segnala particolare agitazione sull'asse Aise e Aisi, i nostri servizi segreti esteri e interni, coordinati dal Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) di Giampiero Vecchione. Da settimane si rincorrono voci su una possibile rivoluzione ai vertici delle agenzie, anche per la situazione sempre più difficile dell'esecutivo, in attesa delle elezioni europee di domenica. Del resto la maggior parte delle nomine nei nostri servizi segreti sono dei precedenti governi di centrosinistra e anche qui negli ultimi mesi sono emerse criticità tra l'esecutivo e la nostra intelligence. Ma le voci fino a questo momento sono rimaste solo voci. E gli stravolgimenti circolati nei corridoi di Forte Braschi e Palazzo Chigi si sono fermati alle ipotesi. In queste ore a fare rumore è soprattutto la vicenda Exodus, un software spia utilizzato da forze di polizia, intelligence e Procure per le intercettazioni, che avrebbe consentito di carpire in maniera illecita i dati di centinaia di utenti che non avevano nulla a che fare con inchieste e procedimenti penali: ieri la Procura di Napoli, che indaga, ha effettuato due arresti. Ma è solo uno dei tanti motivi di tensione. La stessa nomina di Giuseppe Zafarana a capo della guardia di finanza, al posto di Giorgio Toschi, ha creato qualche mal di pancia che continua a trascinarsi. Ieri, dopo l'incontro tra il premier, Giuseppe Conte, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si sarebbero dovute sbloccare le nomine di due vice dell'Aisi e dell'Aise. I nomi che circolano da giorni, sono quelli di Luigi Della Volpe e Angelo Agovino. Queste nomine dovevano già essere fatte lunedì scorso, ma si è preso altro tempo. Ieri non c'è stata alcuna comunicazione ufficiale. Domenica forse cambierà qualcosa.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-bugno-rientra-dalle-vacanze-e-mette-le-mani-su-alitalia-e-nomine-2637811345.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-grana-hacker-al-figliastro-di-tria" data-post-id="2637811345" data-published-at="1761667628" data-use-pagination="False"> La grana hacker al figliastro di Tria Sono al lavoro da due settimane gli esperti della polizia postale e gli 007 del Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche) per rintracciare gli autori dell'attacco hacker che tra il 6 e il 7 maggio scorso ha «bucato» il server Visura che custodisce e gestisce le mail degli avvocati di Roma e di numerosi altri distretti giudiziari. Un'intrusione firmata dal collettivo Anonymous con questa rivendicazione: «Vogliamo ricordare i vecchi amici Aken e Otherwise arrestati nel maggio 2015. Non avete capito che Anonymous non ha leader? Arrestati due ne nascono altri cento». L'indagine della Procura di Roma è partita dopo gli esposti di alcuni legali che si sono visti pubblicare, online, i contenuti delle loro caselle Pec (posta elettronica certificata). Tra i 30.000 professionisti «derubati» c'è anche Virginia Raggi, il sindaco della capitale, a cui i «pirati informatici» hanno riservato un trattamento assai più lesivo, andando letteralmente a scavare tra le centinaia di messaggi ricevuti in questi anni e «pescando» quelli politicamente più imbarazzanti. Come i solleciti, provenienti dall'Ordine forense, di regolarizzare il pagamento dell'iscrizione per gli anni 2017 e 2018 (290 euro) o, ancora, le proposte di collaborazione con il governo cittadino grillino provenienti da «storici simpatizzanti» del Movimento. Più che una casella della posta, una cassetta dei desideri in cui imbucare una lettera virtuale con la speranza di poter entrare nel cerchio magico di Palazzo Senatorio. Tra le mail rese pubbliche c'è anche quella di una donna che invia il curriculum del marito per un incarico. Il materiale trafugato è ancora reperibile in Rete con tutte le implicazioni giudiziarie che ne derivano. Le caselle sono rimaste inaccessibili per un giorno dopo l'attacco hacker, mentre la società fornitrice del servizio provvedeva al ripristino e alla «fortificazione» di più spesse mura di difesa virtuali. Visura Spa è una controllata (60 per cento) di Tinexta, società di cui è consigliere e amministratore Pier Andrea Chevallard che di Visura è anche presidente. In Tinexta, come ricorderanno i lettori della Verità, lavora da qualche tempo il figliastro del ministro dell'Economia Giovanni Tria, Niccolò Ciapetti. Di Tria è superconsulente invece la compagna di Chevallard, Claudia Bugno. Un «triangolo» lavorativo che, nei mesi scorsi, ha creato non pochi impacci al super ministro che ha dovuto abbandonare, per il fuoco di fila scatenato dai grillini, il proposito di «promuovere» la Bugno prima nel board della St-Microeletronics, colosso dell'informatica italo-francese, e poi nel consiglio di amministrazione dell'Agenzia spaziale italiana. Lasciandola, infine, nel ruolo di consigliera del ministero dell'Economia, ma con un «portafogli competenze» assai ricco e con piena libertà di movimento. Nel curriculum di Claudia Bugno c'è anche una stagione come consigliere di amministrazione in banca Etruria dal febbraio 2013 al febbraio 2015 con un compenso di 115.000 euro. In quel periodo, l'intraprendente manager ha conosciuto anche Pier Luigi Boschi, papà dell'ex ministro Maria Elena. Nel marzo dell'anno successivo, la Banca d'Italia multerà sia la Bugno (121.000 euro) sia la Boschi senior (130.000) per «carenze nel governo, nella gestione e nel controllo dei rischi» dell'istituto di credito toscano. Dove, sempre nel 2013, la Infocert - altra azienda di cui è consigliere Chevallard, il compagno della Bugno - aveva investito la «liquidità eccedente». Esperienze non certo coronate dal successo che, nel cv della donna, pubblicato online sul sito del ministero dell'Economia, sono state cancellate. Simone Di Meo
Richard Gere con il direttore di Open Arms Oscar Camps (Getty Images)
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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