
Nell'intervista sdraiata di 7, l'ex ministra si rallegra di non avere niente da fare ma piange: «Io attaccata perché sono donna». Ovviamente il fallimento di Matteo Renzi ed Etruria per lei non c'entra nulla. Anzi, riesce persino a sostenere: «Mai occupata della banca».Maria Elena Boschi ha spento il telefonino. Ha più tempo per sé stessa. Si gode la libertà. Guarda film, legge qualche libro. E soprattutto lavora meno. Poi dite che in questo Paese non ci sono mai buone notizie. Macché: considerato quello che ha combinato quando lavorava, il fatto che «abbia più tempo per gli amici e la famiglia» non è certo un problema, se non, al massimo, per gli amici e la famiglia medesimi. D'altra parte, bisogna anche dire che il telefonino della Boschi, per quanto spento, si accende immancabilmente quando chiama un giornalista. Soprattutto uno di quei giornalisti che pongono domande scomode del tipo: «Com'è la sua vita?», «Oggi in che fase è?». «Lei ha fatto un percorso abbastanza unico», «Che libro sta leggendo?» e «Crede che le abbiano fatto pagare il fatto di essere donna»? Roba da mettere in allarme l'intera associazione ortopedici per il rischio slogamento ginocchia. Maria Elena, dal canto suo, di fronte a simile incalzare non si tira certo indietro. È chiaro che si sente vittima. Capro espiatorio. Piccola fiammiferaia maltrattata da tutti. Perché? Ovvio: perché è una donna. Con l'aggravante di essere pure bella. «È ancora difficile in Italia accettare una donna di potere», dice. Capito? Gli italiani non l'hanno mandata a casa perché ha mentito su Banca Etruria, perché ha messo in piedi una riforma istituzionale che era un pasticcio, perché faceva parte di un governo disastroso. Macché: l'hanno mandata a casa perché gli italiani non sanno «accettare che le donne, a maggior ragione se giovani, possano avere dei ruoli in cui si gestisce il potere». Se fosse stata uomo? Ovvio: sarebbe stato diverso, risponde la ex ministra, che probabilmente ha dimenticato che insieme a lei gli italiani hanno mandato a casa un tal Matteo Renzi, che proprio donna non sembra. Tanto meno bella. O l'ex premier è stato punito in quanto Miss Universo? Del resto, non c'è da stupirsi: questa donna è capace di sostenere qualsiasi cosa. Per rendersene conto basta leggere l'intervista che ha rilasciato, per l'appunto, al settimanale 7, diretto da Beppe Severgnini. Il caos del Pd? Viene ridotto a «un po' di spaesamento» (appena appena). Che cosa apprezza di Renzi? «Il coraggio». Riesce a trovargli un difetto? «Si fida troppo» (cioè l'unico difetto è che è troppo buono). Che cosa ha sbagliato il vostro governo? «Abbiamo fatto troppe riforme». Il referendum? «Non siamo stati capaci di comunicare». Perché non si è ritirata dalla politica, dopo la sconfitta? «Non mi sembra così grave». Ma l'aveva promesso. Fu un «eccesso di entusiasmo». Un eccesso di entusiasmo, ecco tutto. Come avevamo fatto a non capirlo? Se vi beccano a mentire spudoratamente provateci anche voi: «Scusa cara, lo so che ti avevo detto che ero in ufficio per lavorare invece ero al motel con l'amante. Era un eccesso di entusiasmo». Magari funziona. Evidentemente non è solo Renzi ad avere un bel coraggio. Anche la Boschi, per dire, ne dimostra un sacco. In effetti il racconto delle sue notti insonni al ministero, a compulsare il telefonino per non perdere nemmeno un messaggio, è quasi commovente. E la ricostruzione della candidatura a Bolzano (una meschina fuga che l'intervistatrice nobilita a «esilio») diventa, nelle sue parole, una specie di marcia trionfale. Con apoteosi finale: «Quando hanno capito che sapevo com'erano organizzati i Vigili del Fuoco hanno detto: va bene, possiamo votarti». Per carità: è meraviglioso scoprire che l'ex ministra Boschi sa come vivono i vigili del fuoco in Alto Adige. Da qualcosa bisogna pur cominciare, no? Avanti di questo passo, c'è da scommettere, prima o poi arriverà anche a capire come vivono gli italiani. Magari persino i risparmiatori di Arezzo. Non bisogna perdere le speranze. Certo: per il momento la vicenda di Etruria le procura soltanto dolori. Per questo, nell'intervista, la salta a piè pari, dicendo: «Non mi sono mai occupata delle vicenda». Solo una volta, per la verità, ammette di averne parlato con il governatore Visco ma «la mia preoccupazione era per i dipendenti dell'istituto». Mai chiesto favoritismi. Di nessun genere. Per carità. Anche i giornalisti, per dire, hanno scritto «articoli di fuoco» sull'argomento ma poi «in privato» dicevano: «Sappiamo che tu non c'entri niente». Sicuro. Anche gli azionisti, probabilmente, quando la contestavano, in realtà volevano applaudirla. E i pensionati che si sono suicidati, probabilmente anche loro l'hanno fatto per renderle omaggio. Tutta la vicenda, del resto, non è esistita se non come «un'arma di battaglia politica»: «Colpendo me, colpivano un intero progetto politico». Come se quest'ultimo, per altro, non si fosse colpito già abbastanza da solo. Comunque, adesso basta. La Boschi finalmente ammette di essere «felice». Perché «sono dove volevo essere». Buon per lei, un po' meno per gli italiani. Infatti il posto dove voleva essere è il Parlamento, anche se «è come se facessi un part time». Del resto che ci volete fare? Lei è fatta così: ha «una mentalità anglosassone», cioè crede che «si possa ricominciare dopo una sconfitta». Tipicamente anglosassone, per l'amor del cielo, anche se nessuno ha capito perché. Lei non lo spiega. Preferisce passare direttamente alle minacce. E infatti dice: «Per me questo è un nuovo inizio». Immaginiamo gli italiani sconcertati di fronte alla tragica notizia: «Un nuovo inizio? Ma perché? Che le abbiamo fatto di male?». Per dimostrare che fa sul serio l'onorevole avvocatessa comincia subito. Si traveste da investigatrice (Perry Mason le fa una pippa) e scopre finalmente i profondi «legami ideologici» tra Lega e 5 stelle: «Casaleggio andava ai comizi di Bossi» e «Travaglio scriveva sulla Padania con il nome di Caladrino». Poi dite che questa donna non ha 1.000 risorse. Avanti di questo passo, rischia di scoprire pure che Grillo una volta ha messo una camicia verde e che Di Maio tanto tempo fa è andato a pranzo in un'osteria della Val Brembana. Non sono forse prove schiaccianti dell'esistenza di un Asse del Male grillo-leghista che mette le radici nella nostra storia? Per fortuna ci penserà lei a salvarci, Maria Elena. Che nel frattempo non si candida alla segreteria Pd solo perché, come spiega, il suo «contributo è più utile nella vita parlamentare». Dice proprio così. Ma forse è solo un altro eccesso di entusiasmo.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 14 novembre con Carlo Cambi
La Germania lancia il piano per reclutare mezzo milione di ragazzini, tra combattenti e riservisti: dal 2026, questionari obbligatori e visite militari ai diciottenni. Se scarseggeranno volontari, i coscritti verranno estratti. Per adesso, esentati donne e «non binari».
Dal divano alla trincea. Dai giovani che salvano il Paese restando sul divano durante il lockdown, ai diciottenni che devono mobilitarsi per la futura guerra contro la Russia. Nell’Europa di oggi, la storia si ribalta con disinvoltura. E così, archiviato lo spot del 2020, in cui lodava gli eroi della pandemia per essere stati «pigri come procioni», la Germania ha cambiato parola d’ordine. Prima era: «Restate a casa». Adesso è diventata: «Arruolatevi».
Il piano teutonico per rimpinguare le file dell’esercito con la coscrizione, concordato dai partiti di maggioranza e presentato ieri in conferenza stampa a Berlino, non è privo di aspetti grotteschi. A cominciare dal regime di esenzioni: il questionario che, dal 2026, il governo spedirà a chi compie la maggiore età, per determinarne l’abilità alla leva, dovrà essere obbligatoriamente compilato dai maschi, ma potrà essere ignorato dalle femmine e dai «non binari». Il confine tra l’inclusività e la gaffe è labile: il guanto di velluto arcobaleno l’avrà preteso la sinistra? Oppure la Bundeswehr non intende ingaggiare trans e individui dall’identità di genere ambigua?
Ll’ex ministro dell’Energia Svitlana Grynchuk (Ansa)
Scoperta una maxi rete di corruzione. L’entourage presidenziale: «Colpa di Mosca». Da Bruxelles arrivano ancora 6 miliardi, ma crescono i dubbi sull’uso degli asset russi.
Quando gli investigatori dell’Ufficio nazionale anticorruzione (Nabu) hanno aperto il fascicolo dell’operazione «Mida» di sicuro non si immaginavano di imbattersi in una struttura capace di gestire come un feudo privato uno dei settori più sensibili dell’Ucraina: il sistema elettrico nazionale. Quindici mesi di intercettazioni telefoniche e ambientali, sopralluoghi e documentazione sequestrata hanno rivelato un apparato clandestino che drenava denaro dagli appalti di Energoatom, la società pubblica che controlla tutte le centrali nucleari del Paese. Una rete che, secondo gli inquirenti, sottraeva percentuali fisse dagli appalti (tra il 10 e il 15%) trasformando ogni contratto in una fonte di arricchimento illecito mentre la popolazione affrontava - e lo fa anche oggi- blackout continui e missili russi diretti sulle infrastrutture.
Manfredi Catella (Ansa)
La Cassazione conferma la revoca degli arresti e «grazia» l’ex assessore Tancredi.
La decisione della Corte di Cassazione che ha confermato la revoca degli arresti domiciliari per Manfredi Catella, Salvatore Scandurra e gli altri indagati (e annullato le misure interdittive verso l’ex assessore Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni e l’architetto Federico Pella) rappresenta un passaggio favorevole alle difese nell’inchiesta urbanistica milanese. Secondo i giudici, che hanno respinto il ricorso dei pm, il quadro indiziario relativo al presunto sistema di pressioni e corruzione non era sufficiente per applicare misure cautelari.





