2020-10-23
La Barrett a un passo dalla Corte suprema. Biden fa lo sgambetto
Amy Coney Barrett (Getty images)
La commissione del Senato promuove il giudice scelto da Donald Trump. Il dem studia una riforma del massimo tribunale per disarmarla.La conferma definitiva del giudice Amy Coney Barrett alla Corte suprema potrebbe arrivare già la prossima settimana. Nella giornata di ieri, la commissione Giustizia del Senato ha dato infatti la propria approvazione alla togata, aprendo così le porte al voto in plenaria, che - secondo le intenzioni dei repubblicani - dovrebbe tenersi lunedì prossimo. Il via libera dalla commissione ha avuto luogo non senza polemiche, con i suoi membri democratici che hanno cercato in extremis di boicottare la ratifica, rifiutandosi di presentarsi al voto e cercando così di far mancare il numero legale per l'approvazione. Una strategia che non ha comunque impedito al presidente della commissione, il repubblicano Lindsey Graham, di procedere con la ratifica. Donald Trump ha parlato ieri di «grande giorno per l'America», mentre la candidata democratica alla vicepresidenza e attuale componente della commissione Giustizia al Senato, Kamala Harris, ha definito il processo di ratifica «una vergogna». Nominata da Trump il mese scorso in sostituzione della defunta Ruth Ginsburg, la Barrett ha da subito incontrato la ferma opposizione da parte del Partito democratico. Secondo l'asinello, il presidente americano avrebbe infatti dovuto attendere le elezioni del 3 novembre prima di selezionare un nuovo componente della Corte suprema e i dem non hanno rinunciato ad attaccare la togata per le sue posizioni in materia di aborto e sanità. Resta tuttavia il fatto che la Costituzione americana non preveda limitazioni sul fronte della tempistica per una nomina inerente al massimo organo giudiziario statunitense. Senza poi considerare che andare alle elezioni con una Corte suprema «azzoppata» possa aprire l'inquietante scenario di un vuoto di potere: soprattutto quest'anno, che si temono valanghe di ricorsi legali. Non dimentichiamo che nel 2000 fu proprio questo organo a dire l'ultima parola sul contenzioso elettorale tra George W. Bush e Al Gore, stabilendo alla fine - pur non senza polemiche - a chi dovesse essere assegnata la Florida e - conseguentemente - la Casa Bianca. Ma i dem non si arrendono. Se è ormai quasi certo che la settimana prossima la Barrett riuscirà ad ottenere la conferma definitiva, alcuni esponenti dell'asinello hanno avanzato un progetto per riformare la Corte suprema, aumentando il numero dei suoi componenti (fissato a nove nel 1869). Già Franklin D. Roosevelt aveva tentato senza successo questa mossa nel 1937, per cercare di contrastare quei giudici che gli avevano ostacolato il New Deal. E adesso svariati esponenti dem (da Elizabeth Warren a Pete Buttigieg) ci stanno riprovando. L'obiettivo è ovviamente quello di annacquare l'influenza dei togati sgraditi all'asinello (tra cui la Barrett) in seno alla Corte stessa. Notoriamente Joe Biden non è mai stato uno grande sostenitore di una simile riforma. E, nelle scorse settimane, ha per questo ripetutamente evitato di chiarire che cosa abbia intenzione di fare sul tema, se eletto presidente. Tuttavia le pressioni da parte della sinistra dem sono aumentate e, alla fine, l'ex vicepresidente ha trovato ieri una mezza scappatoia: intervenendo sulla Cbs, ha infatti annunciato di voler creare una commissione bipartisan, che studi la possibilità di una eventuale riforma. Insomma, una presa di posizione che -anziché fare chiarezza - aumenta i dubbi. Una presa di posizione che evidenzia come Biden si trovi non di rado coartato dall'ala più a sinistra del suo stesso partito. I dem hanno tra l'altro spesso accusato Trump di aver politicizzato la Corte suprema, nominando tutti giudici conservatori. In realtà, la situazione è un po' più complessa. I tre giudici che finora ha scelto l'attuale presidente (Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e la stessa Barrett) sono degli «originalisti»: appartengono a un orientamento, cioè, che prescrive di interpretare la Costituzione secondo il senso in cui fu scritta. Questo perché - sostengono - il giudice deve essere un garante e, soprattutto, non deve arrogarsi il ruolo di legislatore. Una visione ben differente dall'orientamento progressista di togati come la Ginsburg che, di contro, associano il ruolo di giudice a quello di attivista: il tutto, per garantire quel che essi stessi intendono come progresso sociale e politico del popolo americano. Ne consegue che siano proprio gli originalisti ad evitare una politicizzazione della Corte. E non sarà del resto un caso che, in due anni, Gorsuch e Kavanaugh si siano non di rado trovati in disaccordo su alcune importanti sentenze. Trump - che ha affrontato nella notte italiana il secondo dibattito televisivo con Biden - spera ovviamente che la nomina della cattolica Barrett possa aiutarlo in campagna elettorale: soprattutto per mantenere la presa sullo stesso voto cattolico. I sondaggi danno attualmente il presidente avanti tra i cattolici bianchi, mentre il suo comitato sta investendo molto sui cattolici ispanici. Due fattori che possono dare significativamente una mano all'inquilino della Casa Bianca in alcuni Stati chiave (dal Michigan alla Florida, passando per la Pennsylvania).
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)