2019-04-27
L’85% delle aziende medie è familiare. E la coppia vince anche negli affari
Nonostante la crisi, godono di buona salute. Tanto che il loro numero, in dieci anni, è cresciuto dell'8,1%. Fatturati da primato per quelle guidate da marito e moglie: dipendenti più fedeli e produttività elevata.Anche in tempi di crisi rappresentano lo zoccolo duro dell'economia. E, nonostante le difficoltà, godono in gran parte di buona salute. Sono le imprese familiari, quelle che nel tempo hanno mantenuto la direzione all'interno del nucleo originario. Il loro numero è cresciuto negli ultimi dieci anni, di pari passo con il fatturato medio. A confermarlo è la decima edizione dell'Osservatorio Aub (Aidaf-UniCredit-Università Bocconi), che ha messo a confronto la situazione del settore dieci anni fa con quella attuale. Il tutto sulla base di diversi dati, fra i quali quelli forniti da Camera di commercio di Milano, Monza, Brianza, Lodi. Dalla ricerca emerge che se nel 2008 le aziende a guida familiare con fatturato superiore ai 50 milioni di euro l'anno erano 4.251, oggi sono cresciute del 8,1%, raggiungendo quota 4.597. E non finisce qui, perché se in passato queste realtà impiegavano 1.471.674 persone, adesso danno lavoro a 1.885.771 dipendenti. In aumento è anche l'incidenza di queste aziende sul fatturato totale delle imprese delle loro stesse dimensioni, passata dal 32,5% al 37,5%. Insomma, sembra che le difficoltà economiche non abbiano toccato l'economia basata sui rapporti familiari, o che lo abbiano fatto solo in parte. Grazie alla loro maggiore creatività e flessibilità, che permette a queste organizzazioni di adattarsi meglio ai cambiamenti del mercato.Il dato è molto positivo se si considera quanto tali aziende siano numerose e capillari nel nostro Paese. Basta considerare un dato: in Italia l'85% delle piccole e medie imprese è di tipo familiare. Meno positivo è la percentuale che riguarda il tasso di crescita dei ricavi, passata dal 9,3% al 6,5%. Una flessione comunque inferiore rispetto a quella registrata dalle aziende non familiari: nel medesimo periodo i ricavi di queste ultime sono infatti scesi dal 7,9% al 5,5%.Negli anni più recenti si è però affacciato anche un altro fenomeno, quello delle aziende guidate da coppie. Moglie e marito, conviventi, fidanzati. Stanno registrando numeri da primato, sia in termini numerici sia dal punto di vista della redditività. Queste aziende sono caratterizzate dal fatto che la guida è suddivisa in parti uguali fra i due partner, senza alcun tipo di gerarchia. A dimostrare quanto siano vitali è lo studio internazionale For love and money: Marital leadership in family firms, al quale hanno partecipato anche ricercatori dell'università Bocconi. Gli autori hanno passato in rassegna il fatturato di circa 2.000 imprese nell'arco di 12 anni. È emerso che queste aziende «di coppia» guadagnano mediamente il 6,3% del capitale investito, qualcosa come un punto percentuale in più rispetto a quelle familiari. Ma qual è il segreto del loro successo? Secondo i ricercatori si tratta di un mix perfetto fra affinità, abitudine a condividere, complementarietà e complicità. Unite dalla reciproca volontà di lavorare insieme per un obiettivo comune. Una situazione niente affatto scontata nel caso in cui l'impresa sia guidata da consanguinei, magari fratelli, non necessariamente abituati a prendere decisioni comuni.La ricerca ha dimostrato anche che in queste realtà gli investimenti proseguono anche quando il clima è particolarmente incerto, i dipendenti tendono a essere più fedeli e la produttività dei lavoratori più elevata. I vantaggi di questo tipo di organizzazione sono molteplici. Innanzi tutto nelle imprese di coppia vengono abbattuti i costi relativi alla necessità di nominare un amministratore delegato: essendo guidate da due partner di pari livello, non hanno bisogno di una catena di comando al vertice. Ecco perché si basano innanzi tutto sulla fiducia. In secondo luogo si fondano sulla complementarietà e quindi funzionano benissimo, come una sorta di meccanismo perfetto, soprattutto se la differenza di età fra i due partner è minima. Naturalmente un rischio esiste, ed è sempre in agguato. È quello del divorzio, o della separazione nel caso in cui i due «boss» non siano sposati. Un'eventualità che quasi sempre si riverbera nel business, che rischia così di fallire.Nonostante questo, le imprese di coppia rappresentano una realtà importante nel tessuto produttivo italiano. Un esempio è la Surgital, inizialmente battezzata Laboratorio artigianale tortellini. È stata fondata nel 1980 da Edoardo Bacchini e da sua moglie Romana Tamburini. L'impresa ha iniziato la sua avventura producendo pasta fresca per il mercato al dettaglio, ma in seguito si è lanciata nel segmento dei surgelati precotti. Nel corso del tempo, la società è riuscita a conquistare i mercati europei, ma anche quelli statunitensi e giapponesi. E oggi, a partire dal 2012, conta 205 dipendenti e 98 milioni di euro di attività totali ogni anno. La società è controllata in toto dalla famiglia fondatrice. E continua a produrre utili da record. Segno che la coppia è la scelta vincente. Non solo in amore, ma anche negli affari.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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