2022-07-22
Kiev spara sulle centrali atomiche? Tutto ok
Zaporizhzhia, la centrale nucleare (Ansa)
Nessun titolone per i missili ucraini lanciati sull’impianto nucleare di Zaporizhzhia. Con quelli russi si era alla «fine del mondo». Una narrazione a geometria variabile che investe anche la salute di Putin: per mesi dato per malato, ora la Cia rivela che sta benone.Che il rischio di incidenti nucleari possa essere argomento di forte presa sull’opinione pubblica è comprensibile. Sono ancora vive nella memoria di tanti le immagini che negli anni Ottanta arrivavano da Chernobyl dopo l’esplosione del reattore, come anche le storie dei bambini che avevano contratto gravi malattie e che cercavano di allontanarsi dall’area contaminata per sperare di migliorare le loro condizioni di salute. Una strana narrazione, però, sta accompagnando le vicende della centrale di Zaporizhzhia, nel sud-est dell’Ucraina. Pare che l’impianto rappresenti un grosso pericolo per le sorti del mondo se a colpirlo sono i russi, mentre quando lo stesso avviene da parte ucraina, tutto sommato, si può stare tranquilli. Quando il 4 marzo sorso Mosca colpì in «zona rossa», senza che i reattori venissero sfiorati, qualcuno nella pubblica informazione parlò di «olocausto nucleare», «fine del mondo» e altre espressioni simili. A nulla valsero le rassicurazioni degli esperti, secondo i quali i reattori di Zaporizhzhia sono tecnologicamente del tutto diversi, e più sicuri, di quelli di Chernobyl. La famigerata centrale di Pripyat che nel 1986 fu teatro del più grave disastro nucleare della storia che innescò la caduta dell’Unione Sovietica, sostenevano ingegneri nucleari, era realizzata con reattori moderati a grafite, meno sicuri di altre tipologie perché si può arrivare a una fusione del nocciolo con l’impossibilità di fermare la reazione. La centrale di Zaporizhzhia, sempre a detta degli esperti, impiega invece reattori refrigerati e moderati ad acqua e in caso di problemi la reazione è arrestabile in modo veloce e sicuro. Ovviamente questo non vuol dire che si debba stare tranquilli ma che ogni tentativo di evitare che le persone più sensibili a determinate notizie cadessero nel panico fu respinto del tutto da alcuni organi di stampa. Non si comprende dunque perché, dopo l’attacco da parte ucraina alla stessa centrale, l’allarme sembri del tutto rientrato. Niente più titoloni, né espressioni da giorno del giudizio. Eppure Kiev ha attaccato quattro volte la centrale con droni «kamikaze», nell’ultimo episodio denunciato da Volodymyr Rogov, membro del Consiglio di amministrazione militare-civile della regione sotto controllo russo. Il reattore non è stato danneggiato e i livelli di radiazioni sono normali, come nell’attacco russo, ma ci sono 11 feriti. Anche su questo aspetto, non sono state registrate grosse preoccupazioni. In realtà, come segnalato dal sindaco della città di Enerhodar, Dmytro Orlov, ci potrebbero essere anche morti, ma la circostanza va approfondita. «Le truppe russe sono state portate urgentemente all’ospedale cittadino con ferite di varia gravità», ha spiegato il sindaco, «ci sono anche persone morte, ma al momento non possiamo fornire il loro numero esatto». Il presidente Zelensky tace. Quando l’attacco era stato compiuto dai russi, aveva invece affermato che «si è sfiorata la fine d’Europa». Kiev si sarebbe disinteressata delle conseguenze dell’azione militare perché, a dire di Energoatom, l’azienda statale che supervisiona gli impianti nucleari in Ucraina, c’è il sospetto che i russi vogliano fare della centrale atomica un arsenale per le loro armi. «Le forze russe hanno chiesto l’accesso alla sale macchine della centrale nucleare di Zaporizhzhia, dove intendono immagazzinare il loro intero arsenale militare. Agli occupanti sembra sicuro, poiché hanno una paura terribile di ricevere “regali” dalle forze armate ucraine», ha reso noto. Ma tanto sicuro non deve essere, se Kiev attacca i suoi stessi impianti con buona pace della paura della «fine d’Europa». Altre differenze nei toni della narrazione si riscontrano sul tema «salute» dei leader. Per mesi le espressioni di Vladimir Putin, il suo modo di camminare, di sedersi, di incontrare altri leader a distanza o meno, sono state passate al vaglio delle intelligence mondiali. La speranza, segreta ma non troppo, era che Putin fosse in fin di vita e che ogni questione si risolvesse con la sua dipartita. Oggi la Cia delude le aspettative, asserendo che «non ci sono prove che il presidente russo Vladimir Putin sia instabile o malato». Il direttore della Cia William Burns ha sostenuto, con aria ironica, che Putin appare «fin troppo in salute». Già lo aveva affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, dicendo che Putin «sta bene, tutto va bene nella sua salute», lamentando che «esperti dell’informazione ucraina e media americani e britannici negli ultimi mesi hanno diffuso varie fake news sulla salute del presidente». Per mesi, dunque, si è discusso del nulla ma sembrava comunemente accettato che quella sulle condizioni di salute di un leader «scomodo» fosse un’indagine normale in tempo di guerra, tanto da rendere uno strumento del conflitto anche le notizie fake su questo aspetto. Ma pure questa deve essere una regola che vale o meno in base alla parte a cui si applica. Un grosso polverone è stato infatti sollevato da Kiev per la falsa notizia sul ricovero del presidente Zelensky. Alcune stazioni radio ucraine hanno subito un attacco informatico durante il quale si asseriva che Zelensky fosse ricoverato in terapia intensiva. La rincorsa alla smentita e gli anatemi contro il «nemico» che diffonde falsità non si sono fatti attendere. Sul campo procede l’avanzata russa nel Donestk e Mosca ha bombardato il mercato centrale di Bakhmut. A seguito dell’attacco, hanno preso fuoco diversi magazzini. Sono in corso accertamenti per verificare la presenza di feriti e di morti.
Ecco #DimmiLaVerità del 27 ottobre 2025. Ospite Marco Pellegrini del M5s. L'argomento del giorno è: "La follia europea di ostacolare la pace tra Russia e Ucraina"
Matteo Salvini (Ansa)
«Chiederò che sul Piano casa, scoperto nel 2026, parte dei fondi arrivi con gioia ed entusiasmo da parte di un sistema, quello delle banche, che sta facendo margini notevolissimi». Così il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. «Non c'è nessun accanimento nei confronti delle banche. Mi limito a leggere i bilanci. Negli ultimi tre anni le banche hanno fatto 112 miliardi di euro di utili, spesso una parte di questi investimenti coperti da garanzie dello Stato e, quindi, nel caso che tutto andasse bene si va a utile, nel caso non andasse c'è lo Stato che copre e garantisce». Il vicepremier ha spiegato che la richiesta non nasce da una volontà punitiva, ma dal principio di equilibrio e collaborazione tra pubblico e privato. Secondo Salvini, le banche, dopo anni di margini record, possono contribuire concretamente a sostenere misure sociali e infrastrutturali, come il Piano casa, considerato «Una priorita' nazionale per dare risposte a chi oggi non può permettersi un alloggio dignitoso».
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