2023-06-09
Kiev: «Iniziata la controffensiva a Bakhmut»
Gli invasi avanzano con i tank Leopard a Sud. Zelensky in visita nelle zone inondate dopo il cedimento della diga di Kakhovka. Mario Draghi: «La vittoria russa sarebbe fatale per l’Ue». «El País»: «Pressioni di Olanda e Ucraina sulla Spagna per i missili Patriot».Dopo settimane di prove e annunci è scattata la controffensiva ucraina. A confermarlo è stata il viceministro della Difesa del Paese invaso, Hanna Malial: «A Bakhmut le nostre truppe sono passate dalla difesa all’offensiva. Nell’ultimo giorno siamo avanzati da 200 a 1.100 metri in varie zone» - si legge nella nota diffusa su Telegram - «Al momento il nemico sta ritirando le sue riserve in questa direzione per proteggersi». Una controffensiva che ha preso forma attraverso i carri armati Leopard forniti a Kiev dall’Occidente e che ha come obiettivo quello di respingere l’esercito russo più a Sud. Già lunedì, però, il Cremlino aveva fatto sapere che un attacco ucraino era giunto al termine senza produrre gli effetti desiderati. Nella nota firmata dal ministero della Difesa si leggeva infatti che «il nemico ha lanciato un’offensiva su larga scala, su cinque settori del fronte del Sud di Donetsk. Ma non ha raggiunto gli obiettivi». Alta tensione si segnala nella provincia di Zaporizhzhia, dove però, il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu ha fatto sapere che è stato respinto un tentativo di sfondamento ucraino, con 30 tank distrutti e 350 soldati uccisi.Nel frattempo, ieri, Volodymyr Zelensky si è recato a Kherson e Mykolaiv, due delle zone maggiormente colpite dall’esplosione che martedì ha fatto saltare in aria la diga di Kakhovka sul fiume Dnipro, con pesanti inondazioni che hanno provocato morti e interi villaggi allagati rimasti senza acqua potabile né elettricità, oltre all’allarme per una grande quantità di mine disperse. «Ho parlato con la nostra gente colpita dalla distruzione della centrale idroelettrica di Kakhovka. Li aiuteremo e ricostruiremo tutto ciò che deve essere ripristinato», ha detto il presidente ucraino. Un disastro ambientale sul quale si cerca ancora di fare chiarezza, con il solito ping pong di responsabilità tra le due parti che continuano ad accusarsi a vicenda. Da una parte Kiev è pronta a citare in giudizio Mosca presso la Corte penale internazionale dell’Aia e ha presentato ricorso, tramite la società idroelettrica statale Ukrgidroenergo, alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo per denunciare un atto di terrorismo russo. Dall’altra il Cremlino ribatte affermando che l’Ucraina racconta «sfacciate bugie» e che è a causa dei suoi «massicci attacchi di artiglieria» che la diga è stata distrutta. L’accusa arriva dall’Olanda, dove l’ambasciatore russo Aleksandr Shulgin ha rincarato la dose dicendo che «il regime di Kiev non solo ha lanciato massicci attacchi di artiglieria sulla diga, ma ha anche deliberatamente alzato il livello dell’acqua del bacino a un livello critico». E restando nei Paesi Bassi, secondo il quotidiano spagnolo El País, Olanda e Ucraina starebbero esercitando una certa pressione sulla Spagna affinché consegni a Kiev una batteria di missili terra-aria Patriot. Un sistema di difesa antiaerea che Zelensky ha chiesto al suo omologo spagnolo, Pedro Sanchez, nel corso del vertice della comunità politica europea che si è tenuto in Moldavia la scorsa settimana. Il premier ucraino, inoltre, nelle ultime 24 ore ha nuovamente incassato il sostegno, prima di Mario Draghi e poi di Olaf Scholz. L’ex presidente del Consiglio italiano, al Mit di Boston dove ha ricevuto il premio Miriam Pozen, ha detto che «una vittoria russa sarebbe un colpo fatale per l’Unione europea» e che «non c’è alternativa per gli Usa, l’Ue e i loro alleati se non garantire che l’Ucraina vinca questa guerra». Il cancelliere tedesco, dopo l’incontro bilaterale a Roma con Giorgia Meloni, ha detto in conferenza stampa che «Italia e Germania sostengono l’Ucraina sotto tutti i punti di vista e fino a quando sarà necessario». Qualche frizione all’interno della Nato, invece, è filtrata dalle dichiarazioni rilasciate al Guardian dall’ex segretario generale Anders Rasmussen, il quale ha detto che «alcuni Paesi dell’Alleanza potrebbero decidere di schierare truppe sul terreno ucraino», qualora non venissero fornite garanzie di sicurezza a Kiev durante il vertice che si terrà a Vilnius il prossimo 11 e 12 luglio. Parole subito smentite dal ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che alla testata Rbc-Ucraina ha fatto sapere che «i Paesi della Nato non invieranno truppe in Ucraina fino alla fine della guerra». E Vladimir Putin? Il capo del Cremlino si è mosso ieri con una telefonata al principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammad bin Salman, ufficialmente per discutere delle misure prese dai due Paesi sulla riduzione della produzione di petrolio, in realtà per far sentire la sua presenza durante la visita a Riad del segretario di Stato americano Antony Blinken. Schermaglie e strategie tra le quali si cercherà di incastrare un tentativo di dialogo avanzato da sette presidenti di Paesi africani, tra cui il sudafricano Cyril Ramaphosa e l’egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che si recheranno il 16 giugno a Kiev per incontrare Zelensky e il 17 a San Pietroburgo da Putin per avviare un negoziato che oggi sembra ancora lontano.
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