2025-06-11
Kennedy silura i guru Usa dei vaccini: «Hanno troppi conflitti d’interessi»
Il segretario alla Salute di Donald Trump ha licenziato in blocco i 17 membri della commissione sieri dei Cdc. Intanto i dipendenti dell’Iss americano, guidato da Jay Bhattacharya, si lagnano per lo stop ai fondi a pioggia.Robert F. Kennedy non ha perso tempo: aveva promesso che avrebbe rivoluzionato la sanità pubblica americana e lo sta facendo, ponendo fine a pratiche denunciate da decenni perché non corrette o addirittura fraudolente, ma mai ostacolate. E così l’altro ieri, a sorpresa, ha licenziato in blocco i 17 componenti della commissione vaccini dei Cdc (Centers for Disease Control americani), l’ente governativo americano responsabile delle principali raccomandazioni sanitarie, annunciando «l’audace passo», parole sue, in una durissima lettera pubblicata sul Wall Street Journal (Wsj). La commissione silurata da Kennedy, la Acip (Advisory Committee on Immunization Practices), è composta da esperti esterni incaricati di fornire consulenza indipendente ai Cdc sull’uso dei vaccini. In teoria, dovrebbe offrire consigli oggettivi basati su prove scientifiche ma in pratica, ha scritto Kennedy, «approva in automatico qualsiasi vaccino». Il cahier des doléances stilato dal ministro è pesantissimo: «La commissione Acip è afflitta da persistenti conflitti di interesse. Non ha mai emanato una raccomandazione contraria ad alcun vaccino, neanche contro quelli poi ritirati perché non sicuri. Non ha approfondito gli studi sui prodotti vaccinali somministrati a bambini e donne in gravidanza. E, peggio ancora, i gruppi (i lobbisti, ndr) che informano l’Acip s’incontrano a porte chiuse, violando ogni principio legale ed etico di trasparenza, cruciale per continuare a godere della fiducia della popolazione», ha scritto Kennedy: «Il risultato è un ente di salute pubblica che sopprime il dissenso, manca di trasparenza e trascura sistematicamente prove scientifiche scomode. Negli anni Sessanta, i regolatori sanitari americani avevano una reputazione di integrità, imparzialità scientifica e zelante difesa del benessere del paziente. Da allora la fiducia pubblica è crollata, ma la riconquisteremo», ha promesso il ministro.La sua denuncia ha fatto alzare più di un sopracciglio alle anime belle che da decenni fingono che le procedure di approvazione dei farmaci seguano gli stessi iter di correttezza di un tempo, nonostante Kennedy abbia sciorinato una serie di evidenze che mostrano che il problema dei conflitti d’interesse esiste da decenni: «Già nei primi anni Duemila, la Camera ha pubblicato i risultati di un’indagine che mostra che l’applicazione delle norme sul conflitto di interessi è debole o inesistente», ha riferito, «i commissari hanno promosso prodotti sui quali avevano interessi economici. I Cdc hanno concesso deroghe alle norme sul conflitto d’interessi a ogni commissario». Una commistione plateale, perfino sui medicinali pediatrici, come nel caso del vaccino Rotashield contro il rotavirus, poi ritirato a causa di gravi eventi avversi. Secondo Kennedy, questi conflitti d’interesse persistono: «Gran parte dei membri dell’Acip riceve ingenti finanziamenti dalle aziende farmaceutiche, comprese quelle che commercializzano vaccini». Per i lettori della Verità, a dire il vero, questa non è una notizia: da anni pubblichiamo tutti i dati sulle decine di milioni di euro che Pfizer, Astrazeneca e le altre aziende hanno erogato in Italia durante la pandemia.Il problema, secondo Kennedy, non è necessariamente che i membri dell’Acip siano corrotti ma «il loro essere completamente invischiati in un sistema di incentivi allineato alle aziende farmaceutiche, che impone di conseguenza una stretta ortodossia pro-industria». Ben 13 dei 17 commissari allontanati da Kennedy erano stati nominati da Joe Biden, il loro mandato sarebbe scaduto nel 2028. «Stiamo ricostituendo la commissione», ha spiegato il segretario alla salute, «è necessario fare piazza pulita per ristabilire la fiducia della popolazione. I nuovi commissari non lavoreranno direttamente per l’industria dei vaccini».A finire sotto la scure di Kennedy, esperti come Paul Offit, noto per aver affermato che i bambini possono «ricevere in sicurezza fino a 10.000 vaccini contemporaneamente», e Eric Rubin, caporedattore del New England Journal of Medicine, che in pandemia ammise: «Non sappiamo se questi vaccini siano sicuri, lo scopriremo soltanto somministrandoli» (sic).La decisione di Kennedy ha scatenato una ridda di polemiche, che vanno ad accumularsi alle turbolenze registrate anche all’Nih, l’Istituto superiore di sanità americano. L’altro ieri i dipendenti federali dell’Istituto diretto da Jay Bhattacharya (scienziato di Stanford e una delle voci del dissenso più autorevoli durante la pandemia), hanno fatto circolare una dichiarazione pubblica, la «Bethesda Declaration», contro l’agenzia, firmata da 336 dipendenti: 93 si sono qualificati ma altri 243 hanno preferito mantenere l’anonimato. Le critiche fanno seguito alla decisione di Bhattacharya di chiudere il rubinetto dei finanziamenti a pioggia ai soliti noti - il Nih distribuisce ogni anno più di 45 miliardi di dollari in finanziamenti per la ricerca - l’accusa è che la decisione «compromette la missione scientifica dell’Nih» e «mette in pericolo importanti collaborazioni internazionali». Insomma, è bastato andare a toccare il sistema di clientele della comunità scientifica per finire nel mirino dei burocrati. «Il dissenso rispettoso è positivo», ha dichiarato Bhattacharya, osservando però che l’agenzia sta semplicemente lavorando per garantire che i prossimi finanziamenti, che non saranno ridotti ma semplicemente redistribuiti con altri criteri, si basino su prove scientifiche dimostrabili e verificabili e non su narrazioni ideologiche. Non a caso, in un ordine esecutivo di fine maggio il presidente Donald J. Trump ha esortato le agenzie federali a incorporare nei programmi i test «gold standard». La guerra allo scientismo ideologico, dunque, è ormai sferrata: «L'attuale controllo dei finanziamenti si concentrerà sulla garanzia della responsabilità: dobbiamo sapere dove vanno i fondi pubblici per gestire responsabilmente i soldi dei contribuenti», ha reso noto un portavoce dell’Istituto, mettendo a tacere ogni pretestuosa polemica.
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