2024-11-07
L’inflazione conta più dei deliri woke. Così la realtà ha battuto l’ideologia
Kamala Harris al Pride di San Francisco nel 2019 (Getty Images)
Dagli afroamericani ai latini, le minoranze etniche in realtà temono l’immigrazione di massa, anziché i commenti «suprematisti» del tycoon. Smacco storico per la tirannia dei diritti e l’estremismo green.«Dove sono tutte le donne che dovevano votare per proteggere i loro diritti riproduttivi? Dove erano i giovani per Harris? Assenti. E come spiegare le minoranze etniche come gli afroamericani e gli elettori latini che hanno votato per Donald Trump, nonostante i suoi commenti razzisti?». Già, come mai? È un boccone duro da mandar giù, la seconda vittoria di Trump, per un «democratico» come Alan Friedman, ballerino di tip-tap nello show Ballando con le stelle, temporaneamente prestato al giornalismo. Friedman in passato diede della «escort» alla first lady Melania (ma si scusò: «Ho fatto una battuta infelice»).Ieri su La7 ha etichettato Elon Musk come «Joseph Goebbels», identificando di conseguenza Trump con Hitler, una cosetta così.Ma da americano che ha trovato l’America in Italia, su X si è fatto le domande giuste, sul perché della debacle progressista. Tema che puntualmente si ripropone negli Stati Uniti, come in Europa e in Italia, ogni qual volta la sinistra scopre che ad averle voltato le spalle sono proprio quelle categorie e gruppi sociali che, sulla carta, erano giudicati come già conquistati alla causa.Peccato solo che anche stavolta la causa fosse quella di Trump. Una replica del 2016.All’epoca, un’analisi profetica fu quella di Michael Moore, regista pluripremiato per il documentario sull’11 settembre Fahrenheit 11/9: prima dell’8 novembre 2016 scrisse che Trump poteva vincere (come accadde) anche negli Stati tradizionalmente democratici, sulla base del disagio sociale delle classi medie.Di quella lezione non si è fatto tesoro. Tanto che il 2 novembre, il responsabile delle pagine politiche del Nyt, il New York Times (schierato con Kamala Harris), Nate Cohn, presagendo la sconfitta dem spiegava: è finita un’«epoca progressista» perché le risposte alla pandemia e all’inflazione hanno lasciato l’amaro in bocca ai cittadini. Che si sarebbero aspettati, da parte dei democratici al timone della nazione, maggiore attenzione a quei problemi, piuttosto che il sostegno a battaglie di sicuro impatto mediatico - da «Occupy Wall Street» a «Black Lives Matter», dal «#MeToo» al «Green New Deal» - ma di scarsa incidenza nella Middle America. Risultato? Trump ha sfondato anche tra gli elettori neri e latinos, cioè quelle cosiddette «minoranze etniche», da sempre date in sella all’ «asinello» dem, che però non vogliono l’immigrazione «selvaggia» perchè sono loro le prime vittime della politica indiscriminata di accoglienza.E che dire della malapianta dell’intolleranza? Tanto che per esempio, nel 2020 l’editorialista del Nyt Bari Weiss si dimise, come farà poco dopo l’apprezzato collega Andrew Sullivan, con un drammatico j’accuse: «Le mie incursioni nelle cosiddette “idee sbagliate” mi hanno reso oggetto di bullismo costante da parte dei colleghi che non condividono le mie idee. Mi hanno chiamata nazista e razzista», in base all’illiberale ortodossia woke della sinistra, che costringe le persone all’autocensura.Un clima asfittico, un’aria irrespirabile che spinse 150 intellettuali (paradosso: per lo più di area liberal) a vergare una lettera aperta pubblicata da Harper’s, in cui lamentavano «un’intolleranza della diversità di opinioni» nel mondo di tv e giornali americani.Tra i firmatari, oltre alla stessa Weiss, Noam Chomski, J.K. Rowling, Salman Rushdie, Margaret Atwood.Conversando con il magazine Boston Review Wendy Brown, che insegna scienze politiche a Berkeley ed è una filosofa come la sua compagna Judith Butler, il 21 ottobre scorso ha assestato una serie di colpi sotto la cintura al Moloch dem.«Non è stato Trump a trascinare la nazione verso l’estrema destra». E poi: «Se l’establishment politico liberale non si chiede quale sia stato il vento che lo ha sospinto fin qui, non ne capirà le origini e il propellente». E ancora: «Non comprenderà la mancanza di prospettive e l’ansia della classe media e delle classi lavoratrici causate dal neoliberismo e dalla finanziarizzazione, e l’irresponsabile allineamento del Partito democratico con quelle forze», tanto da rendere credibile -agli occhi delle classi meno abbienti - il miliardario Trump come loro paladino. Sdeng sdeng sdeng.Ai Golden Globes, che precede quella degli Oscar, lo stand-up comedian Ricky Gervais nel 2020 mandò letteralmente affanc... il bel mondo davanti a lui in platea, tutto left oriented: «Apple ha fatto il suo ingresso nel mondo della TV con The Morning Show, un superbo dramma sull’importanza della dignità e del fare la cosa giusta, realizzato da un’azienda che gestisce fabbriche sfruttatrici in Cina... Se stasera vincete un premio, non usatelo come piattaforma per fare un discorso politico. Non siete nella posizione di fare la predica al pubblico su nulla. Non sapete nulla del mondo reale. La maggior parte di voi ha trascorso a scuola meno tempo di Greta Thunberg. Quindi se vincete, venite, ritirate il vostro premio, ringraziate il vostro agente e il vostro Dio, e fuck off».Più o meno lo stesso messaggio mandato dagli elettori a Kamala Harris.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)