2024-08-09
Kamala contestata, dem in frantumi
Kamala Harris (Getty Images)
Nemmeno la nomina di Walz come vice ha fatto calmare i pro Pal, che hanno interrotto un comizio della Harris accusandola di sionismo. Smentite le balle sul partito compatto.Si ostinano a raccontarvi che la candidatura di Kamala Harris avrebbe ricompattato il Partito democratico. Peccato che le cose non stiano così. Mercoledì, durante un comizio in Michigan, la vicepresidente è stata interrotta da alcuni manifestanti filopalestinesi che hanno scandito in coro: «Kamala, Kamala, non puoi nasconderti, non voteremo per il genocidio». Visibilmente irritata, la Harris ha replicato: «Se volete che Donald Trump vinca allora ditelo. Altrimenti parlo io». E pensare che la vicepresidente ha fatto di tutto per calmare l’estrema sinistra del Partito democratico, a partire proprio dalla sua ala filopalestinese. Ha addirittura preferito, come vice, Tim Walz a una figura molto più in gamba di lui, come quella del governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, che è notoriamente inviso ai radicali per le sue posizioni graniticamente pro Israele. E invece, nonostante tutto questo, la sinistra filopalestinese continua a essere sul piede di guerra. D’altronde, la Harris avrebbe dovuto sapere che trattare con gli estremisti è inutile: non si accontentano mai e, rifiutando ogni possibilità di compromesso, pretendono ogni volta sempre di più.Per la vicepresidente adesso si configura un bel problema. Innanzitutto, il clima di presunta unità sfoggiato dai democratici nelle ultime settimane si è platealmente infranto. In secondo luogo, è assai probabile che non sarà possibile scongiurare la presenza di manifestazioni antisraeliane durante la Convention nazionale di Chicago: una circostanza che, qualora si verificasse, richiamerebbe alla memoria le proteste contro la guerra in Vietnam che si tennero nel corso della Convention nazionale dem di Chicago del 1968. Un anno, quest’ultimo, in cui l’allora vicepresidente americano, Hubert Humphrey, venne alla fine sconfitto dal repubblicano Richard Nixon nella corsa alla Casa Bianca. A peggiorare la situazione per la Harris sta poi una sorta di «giallo» sul futuro della fornitura di armi americane a Israele. Poco prima del comizio di mercoledì, la vicepresidente aveva avuto una conversazione con i leader dell’Uncommitted national movement, un’organizzazione filopalestinese che aveva cercato di boicottare la rielezione di Joe Biden durante le primarie, accusandolo di essere troppo favorevole allo Stato ebraico. Ebbene, alcuni attivisti presenti al colloquio hanno rivelato che la Harris si sarebbe mostrata aperta a prendere in considerazione l’ipotesi di un embargo di armi a Gerusalemme. La rivelazione ha imbarazzato la campagna della Harris, che si è affrettata a smentire, dichiarando: «La vicepresidente è stata chiara. Lavorerà sempre per garantire che Israele sia in grado di difendersi dall’Iran e dai gruppi terroristici sostenuti dall’Iran».Tutto questo dimostra come la sinistra americana sia in fermento e come l’appeasement della Harris nei confronti dei radicali non abbia ottenuto l’effetto sperato. Particolarmente problematico per lei è anche il fatto che la contestazione di mercoledì sia avvenuta in Michigan: Stato in cui la comunità arabo-americana ha un peso non indifferente sul piano elettorale. Quello stesso Michigan di cui la vicepresidente ha assoluto bisogno, se vuole vincere le presidenziali di novembre. E attenzione: Walz non sembra affatto in grado di poterla aiutare con la riottosità dei pro Pal: secondo Middle East Eye, diversi attivisti antisraeliani hanno infatti accusato il governatore del Minnesota di essersi rifiutato di incontrare alcune famiglie palestinesi. Per accontentare l’incontentabile estrema sinistra, la Harris ha insomma scontentato tutti: sia gli stessi radicali sia quei parlamentari dem centristi che avevano fortemente caldeggiato la nomina a running mate di Shapiro. Risultato: anziché compattare il partito, la vicepresidente lo ha ulteriormente spaccato. E questo con buona pace di chi, sia al di là che al di qua dell’Atlantico, continua a ripetervi il contrario. I nodi stanno venendo al pettine.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.