2021-12-30
Irregolare e in attesa di espulsione aizzava a compiere attentati jihadisti
Un pakistano arrivato con i barconi diffondeva video e foto sul Web incitando i propri connazionali al martirio contro gli infedeli. Arrestato a Bari, è accusato di istigazione a delinquere aggravata da finalità terroristiche. Svolta nel giallo della giovane pakistana Saman Abbas scomparsa a maggio da Novellara. I Ris cercano di isolare il Dna. Lo speciale contiene due articoli.Era arrivato col solito barcone nel 2017 ed era riuscito anche a trovare un lavoro in un autolavaggio, ottenendo un regolare permesso di soggiorno, nel frattempo però istigava i suoi connazionali al martirio contro gli infedeli, peccatori occidentali, e quando dalla Questura hanno disposto la sua espulsione è finito in un Cpr dal quale, vista l’incapacità del Viminale di rimandare a casa anche i più pericolosi, negli ultimi quattro mesi ha continuato a propagandare la jihad armata.Ieri mattina gli investigatori antiterrorismo del Ros, i carabinieri del Raggruppamento operativo speciale, l’hanno rintracciato a Bari. Arslan Faiz, pakistano, 31 anni, è accusato dalla Procura antiterrorismo dell’Aquila di istigazione a delinquere aggravata da finalità terroristiche. Il provvedimento che l’ha privato della libertà si fonda su indagini, coordinate dal procuratore dell’Aquila Michele Renzo e dal pm della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo Simonetta Ciccarelli, che avrebbero documentato la «continua attività di propaganda apologetica, tramite Facebook, consistente in post e commenti a favore dei metodi terroristici e delle vittorie delle milizie talebane».Mentre lavava le auto Faiz tifava per i talebani. Da circa tre anni viveva a Francavilla al Mare, in provincia di Chieti, e lì aveva trovato lavoro come operatore in un autolavaggio lungo la strada statale 16, in località Michetti. Chi l’ha conosciuto riferisce di non essersi accorto di nulla. Faiz viene definito come un ragazzo schivo e silenzioso. Che difficilmente dava confidenza. Che usciva poco. E che per dedicarsi alla preghiera si ritirava spesso nell’abitazione che aveva preso in affitto in via nazionale adriatica, una strada isolata, piena di villette usate come seconde case e, quindi, disabitate per molti mesi. Poche relazioni e solo con connazionali. Niente alcolici e un misbaha, il rosario musulmano, sempre a portata di mano. Nonostante l’aspetto da integralista, nessuno immaginava che si era già distinto per essere un fan di Hibatullah Akhundzada, leader supremo dei talebani che hanno preso Kabul. Secondo l’accusa, l’avvicinamento al radicamento islamico (sia nell’aspetto fisico che in quello psicologico) è avvenuto dopo aver «abbracciato» il salafismo, l’aspetto più oltranzista della religione islamica. E, così, è passato a sostenere la Jihad e il Califfato, in un percorso che gli investigatori definiscono «di progressiva radicalizzazione ideologica». Fino ad assumere, secondo l’accusa, «connotazioni estremiste». Ritenuto dall’autorità di pubblica sicurezza «socialmente pericoloso ai sensi della normativa di prevenzione», si era beccato un decreto di espulsione firmato dal questore di Chieti.Il monitoraggio social ha permesso di scoprire, nonostante per il suo profilo Facebook avesse scelto strettissime opzioni per la privacy, «la pubblicazione di foto e commenti inneggianti sentimenti di odio e disprezzo per le istituzioni democratiche, nonché un completo disinteresse verso l’integrazione nella comunità italiana». La mossa di cambiare la foto del profilo di Facebook inserendone una con la mascherina Ffp3 tricolore non ha fatto cambiare idea agli investigatori. Anche perché, mentre era ristretto nel Cpr, in attesa del rimpatrio, avrebbe continuato a pubblicare post e commenti a favore dei Talebani che avevano da poco conquistato Kabul. Secondo gli inquirenti, Faiz avrebbe inoltrato a più persone, via Whatsapp, video e foto di propaganda jihadista, con l’intento di istigare a commettere delitti. Dalle indagini è emerso che Faiz si rivolgeva in lingua urdu ai propri contatti social residenti in Italia e in Pakistan esaltando anche l’organizzazione terroristica Tehrik i Taliban Pakistan (Ttp). Sul suo telefono, sequestrato ad agosto, sono stati trovati video, alcuni dei quali anche pubblicati e condivisi sui social, dei campi di addestramento in Afghanistan, di miliziani armati. C’era anche una vignetta che raffigurava il territorio di Gaza come una piscina piena di sangue in cui è immerso il presidente degli Stati Uniti. Oltre a immagini di Osama Bin Laden e dei leader talebani, con espressioni elogiative nei confronti delle organizzazioni jihadiste invitanti anche esplicitamente al martirio contro quelli che definiva «infedeli». Per questo nel provvedimento cautelare si fa esplicito riferimento a «condotte orientate alla propaganda e al sostegno in favore di alcune organizzazioni di natura estremista o comunque a esse vicine o riconducibili». Mentre gli investigatori analizzavano la sua rete di contatti, l’ufficio immigrazione della Questura di Chieti gli ha revocato il permesso di soggiorno. E, da irregolare da rispedire a casa, ora è stato portato in carcere. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/jihadista-italia-saman-2656197203.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="frammento-di-cranio-nel-po-forse-e-saman" data-post-id="2656197203" data-published-at="1640877771" data-use-pagination="False"> Frammento di cranio nel Po: forse è Saman Un frammento osseo di un cranio umano trovato nella zona del fiume Po a Boretto, a 20 minuti da Novellara, città della provincia di Reggio Emilia dalla quale la notte tra il 30 aprile e l’1 maggio scorso è scomparsa Saman Abbas, la diciottenne pakistana che si era opposta a un matrimonio combinato, potrebbe portare a una svolta nelle indagini. I carabinieri del Ris di Parma sono stati incaricati dal pm Laura Galli di effettuare esami specialistici per estrapolare il profilo biologico del Dna da comparare con gli abiti di Saman. L’importante reperto è stato recuperato in acqua, in una zona battuta dopo una segnalazione anonima fatta recapitare alla redazione del Resto del Carlino a settembre: «Scavate in zona Bagna, nelle Valli tra Novellara e Guastalla: Saman è stata fatta a pezzi e gettata lì». Un’indicazione precisa. Che potrebbe aver prodotto il primo risultato. Anche Alì, il fratello minore di Saman, aveva raccontato al gip di aver sentito un cugino in una riunione di famiglia che parlava di «farla in piccoli pezzi» e di «buttarla a Guastalla» dove «c’è un fiume». Se l’esame del Dna dovesse produrre esito positivo, troverebbero conferma tutti i sospetti degli inquirenti sulla morte di Saman. La ragazza, che è scomparsa ormai otto mesi fa, proprio nel giorno in cui aveva deciso di allontanarsi dal nucleo familiare, secondo l’accusa sarebbe stata assassinata dai familiari. Verranno analizzati anche alcuni abiti di Danish Hasnain, lo zio di Saman considerato dai pm l’esecutore materiale del delitto e che ora, dopo essere stato arrestato il 22 settembre scorso in Francia, si trova in carcere a Parigi in attesa di estradizione. I vestiti sono stati sequestrati il 6 novembre scorso a Novellara, nel casolare in cui viveva tutta la famiglia Abbas. Gli indagati accusati in concorso di omicidio premeditato sono cinque: oltre allo zio, il cugino Ikram Ijaz è in carcere in Italia. Sono ancora latitanti, invece, l’altro cugino Nomanhulaq Nomanhulaq e i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, fuggiti in Pakistan con un volo da Malpensa il Primo maggio scorso. Sono inseguiti da mandato di cattura internazionale al quale, però, nonostante i viaggi in Pakistan del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, non è ancora seguita una risposta.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)