2021-07-03
Italomarocchina arrestata a Marrakech
Silenzio della sinistra su Fatima, nostra connazionale condannata a tre anni e mezzo di galera per un post sul Corano giudicato blasfemo. Interrogazioni della Lega.Da qualche settimana, nelle televisioni italiane, si susseguono i dibattiti sull'islam. Dopo l'ennesima violenza (il caso della giovane Saman Abbas, probabilmente uccisa dai famigliari perché rifiutava il matrimonio forzato), si presentano ogni volta le stesse posizioni stantie. C'è chi nega che la religione c'entri con il probabile omicidio, chi s'affanna a ribadire che l'islam «è pace», chi tira in ballo le mancanze dello Stato italiano e persino l'italico patriarcato. E mentre noi ancora stiamo a cincischiare su questioni che dovremmo aver risolto da anni (sì, l'islam con la storia di Saman c'entra, così come c'entrano l'immigrazione e la cultura pakistana), dal mondo islamico continuano ad arrivarci notizie raccapriccianti. Sembrano colpi inferti apposta per scuoterci, ma noi proseguiamo a rimanere inerti.C'è una ragazza di 23 anni a cui i giornali hanno attribuito il nome Fatima. È nata a Vimercate, in provincia di Monza. Ha la doppia cittadinanza italiana e marocchina, e il 20 giugno è stata arrestata in Marocco per un reato di opinione. Fatima studia a Marsiglia, e dalla Francia era partita per raggiungere la famiglia in Nord Africa. Sbarcata a Marrakech, è stata fermata e attualmente si trova in carcere. Nemmeno ai domiciliari: in galera. Motivo? Avrebbe vilipeso la religione con un post su Facebook del 2019. Benché, dopo averlo pubblicato, lo abbia presto cancellato, Fatima per quel commento è stata condannata a tre anni e mezzo di prigione e a una multa di circa 4.800 euro. Che cosa ha scritto di così terribile? Ha chiamato «versetto del whisky» la sura del Corano denominata Al-Kawthar, in cui si fa riferimento alla cosiddetta «Festa del sacrificio». Un'associazione islamica marocchina ha visto quel post e ha sporto denuncia, e alla prima occasione Fatima è stata fermata dalle autorità e condotta dietro le sbarre.Ecco, mentre noi stiamo qui a preoccuparci di rispettare l'opinione di predicatori più o meno barbuti e più o meno arroganti che affollano gli schermi e le pagine dei giornali con le loro fatwe e le loro citazioni coraniche, c'è una ragazza con passaporto italiano che si trova prigioniera in uno Stato musulmano (per altro considerato solitamente «moderato») per un commento ironico. Certo, ogni nazione ha le sue leggi, come no. Però Fatima risiede in Francia, ed è anche italiana. Ma sembra che siano davvero in pochi a interessarsi a lei.Sono sempre sgradevoli i paragoni fra le disgrazie. Però dobbiamo notare che sulla ventitreenne nata a Vimercate, finora, i riflettori potenti non sono stati puntati. Chissà, forse perché è già italiana e dunque non può essere usata come testimonial per lo ius soli. O forse perché, appunto, è accusata di aver offeso il Corano che, qui da noi, la sinistra si affanna a presentare come un manifesto di «pace e amore». Fatto sta che per lei non si sono mobilitate le masse. Non ci sono Comuni che espongano striscioni, non ci sono associazioni di militanti che si scrivano il suo nome su una mano, non c'è Enrico Letta pronto a battagliare come ha fatto più e più volte per Patrick Zaki, che pure è cittadino egiziano e si trova incarcerato nel suo Paese natale.Massimiliano Capitanio e William De Vecchis della Lega hanno presentato interrogazioni alla Camera e al Senato. Per fortuna, la diplomazia italiana è al lavoro, i professionisti della trattativa stanno cercando far concedere a Fatima i domiciliari in attesa dell'appello. Qualcosa di muove, insomma anche se l'opinione pubblica non si scuote. E il punto è proprio questo, sempre questo. Per Saman ci sono voluti giorni prima che qualcuno, sul fronte progressista, si accorgesse dell'atrocità (anche se ancora adesso si fatica ad ammettere le cause). Per Fatima il silenzio è ancora più denso, e perciò più imbarazzante. Il Pd si accanisce sull'Ungheria, ne chiede la cacciata dall'Unione europea. Si infuria per le presunte «ingerenze» del Vaticano negli affari italiani. Ma non sembra avere parole per il Marocco, lo Stato che ha spinto masse di migranti disperati a varcare i confini spagnoli (con le brutali conseguenze del caso) e che ora tiene in gabbia una giovane donna italiana con una accusa troppo difficile da digerire. Delle ciance sulla laicità, la dignità femminile e i diritti, in questo frangente, pare si siano tutti dimenticati. I nostri eroici intellettuali tacciono, vigliacchi. Zitti pure gli attivisti che si divertono a offendere Gesù Cristo durante in Gay pride in nome di una distorta idea di libertà.E intanto Fatima resta lì, in carcere per una battutina ingenua sul Corano, colpevole di una offesa virtuale alla «religione di pace».